Sciopero dei benzinai: tutto quello che c’è da sapere
Nemmeno la mediazione in extremis del Governo è riuscita a scongiurare lo sciopero dei benzinai: serrata di 48 ore con prevedibili disagi per automobilisti e autotrasportatori. Rifornire la propria vettura di benzina o diesel tra le ore 19 di martedì 24 gennaio fino alle 19 di giovedì 26 sulla rete ordinaria e dalle ore 22 del 24 alle ore 22 del 26 gennaio sulla rete autostradale sarà difficile, ma non impossibile. Il carburante viene considerato bene essenziale e almeno il 10% dei 22.654 impianti di distribuzione di carburante dovrà essere funzionante.
Come e dove fare benzina
Ad aderire alla protesta sono praticamente tutte le maggiori associazioni di settore da Faib Confesercenti, passando per Fegica per arrivare a Figisc Anisa Confcommercio. Solo gli impianti gestiti direttamente dalle compagnie petrolifere dovrebbero rimanere a disposizione dei consumatori perlomeno nella modalità self service, ma spesso non è facile riconoscerli visto che, sebbene il marchio appartenga alla società, il più delle volte la gestione è affidata al soggetto privato che può aderire o meno allo sciopero.
Inoltre, per legge, nelle aree urbane ed extraurbane dovrà essere attivo un numero di impianti pari al 50% di quelli attivi nei giorni festivi e saranno le prefetture a individuare quali e a fornire le indicazioni inerenti sulle rispettive pagine web. Sulla rete autostradale, invece, le singole regioni sono chiamate a individuare quali distributori dovranno rimanere aperti (perlomeno 1 ogni 100 km). Pertanto sarà possibile rifornirsi in 175 su 477 distributori lungo la rete autostradale e la Conferenza delle regioni ha fornito il link per sapere quali sono i distributori aperti.
Non sarà quindi impossibile muoversi in macchina in questi giorni nonostante la levata di scudi da parte dei gestori sia molto forte.
Le ragioni della protesta
Come si legge nella nota sindacale i benzinai protestano contro «la vergognosa campagna diffamatoria nei confronti della categoria e gli inefficaci provvedimenti del governo che continuano a penalizzare solo i gestori senza tutelare i consumatori».
Si legge inoltre: «Non vogliamo più passare per speculatori e furbetti, quando i nostri prezzi alla pompa non vengono certo decisi a piacere del gestore. Speculatori e furbetti da controllare da parte del governo con assurdi cartelli, gli ennesimi, e sanzioni spropositate per aumenti che sono chiaramente legati solo al ritorno delle accise. Forse sarà bene anche ricordare di quali mirabolanti guadagni stiamo parlando per i gestori. Su un rifornimento di 20 euro, 11,72 euro, pari al 59%, vanno allo Stato, 7,9, pari al 39%, vanno alle compagnie petrolifere ed infine 0,38 lordi, pari al 2%, al gestore».
Come si è arrivati alla rottura
Alla rottura col governo si è arrivati dopo giorni di serrati faccia a faccia e la posizione di Palazzo Chigi è riassunta dalle parole del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni che, a proposito dei rappresentati del settore ha dichiarato: «Li abbiamo convocati già due volte, il governo non ha mai immaginato provvedimenti per additare la categoria dei benzinai, ma per riconoscere il valore dei tanti onesti. Poi la media del prezzo non diceva che erano alle stelle. Sono state molto poche le speculazioni. Ma non potevamo tornare indietro su provvedimento che è giusto: pubblicare il prezzo medio è di buon senso. Su altro siamo andati incontro. Nessuno vuole colpire la categoria».
Cos’è il cartello del prezzo medio
Al centro della querelle l’introduzione del cartello del cosiddetto prezzo medio a seguito delle polemiche dovuta alla reintroduzione delle accise che i gestori ritengono essere un adempimento aggiuntivo ai tanti altri che già ci sono. Dai sindacati fanno sapere che «il gestore ha una decina di adempimenti fiscali e amministrativi, dalla comunicazione prezzi alla trasmissione telematica dei corrispettivi, dalla bollatura degli erogatori all’esposizione dei prezzi sulle carreggiate sugli impianti fino all’esposizione dei differenziali, alla fattura elettronica. Dunque, nessuna contrarietà alla trasparenza, a patto che questa non si trasformi in nuovi appesantimenti gestionali a carico dei benzinai e conseguenti nuove sanzioni».
Il ruolo delle società petrolifere
Terzo polo dell’attuale tensione è poi quello costituito dai consumatori che, a loro volta, tramite le associazioni di settore, minacciano contromisure e denunce e accusano le compagnie petrolifere ritenute le vere responsabili dell’attuale situazione come riferito da Assoutenti: «Più che uno sciopero dei benzinai, quello che partirà oggi è uno sciopero voluto e ordinato dalle compagnie petrolifere, vere protagoniste della battaglia contro la trasparenza sui prezzi dei carburanti». Il presidente Furio Truzzi aggiunge che «i gestori hanno già visto accolte le proprie richieste, con il governo che ha modificato il decreto trasparenza rendendolo compatibile con le esigenze dei benzinai, circostanza che già di per se fa venire meno le ragioni della protesta. Ad alimentare il sospetto che dietro la serrata dei distributori ci siano le compagnie petrolifere, è anche il fatto che migliaia di pompe presenti in Italia sono di proprietà delle società petrolifere, con i vari marchi che impongono il prezzo al pubblico lasciando un margine ridottissimo ai benzinai».
La nuova fiammata dei prezzi
Intanto il prezzo della benzina continua a salire spinto da società petrolifere come Eni che ha deciso di aumentare diesel e benzina di 2 centesimi al litro, Q8 che la segue con lo stesso rincaro e IP che aumenta il prezzo del carburante di 1 centesimo di euro al litro.
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