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January 23 2017
Il passaggio-chiave dell'intervista esclusiva che Beppe Grillo ha rilasciato al settimanale francese Journal du Dimanche è quando il comico, interrogato su Donald Trump, professa il suo moderato ottimismo e benedice di fatto l'alleanza tra il nuovo presidente americano e Vladimir Putin che definisce « un punto di partenza molto positivo che apre a scenari di pace e distensione nel mondo».
Non solo: Grillo, che giudica «un disastro» la politica dell'Amministrazione Obama, guarda con favore anche all'idea, sostenuta da Trump , del protezionismo, della «salvaguardia dei posti di lavoro americani », della fine (implicita e non annunciata) della globalizzazione economica iniziata a metà degli anni 90 sotto la presidenza Clinton e last but not least, in Europa, riecheggiando le parole d'ordine della Brexit sostenuta dal suo alleato Nick Farage, del rilancio di un referendum popolare per l'uscita dall'euro, dei dazi europei a tutela delle nostre merci, della messa in discussione delle regole di bilancio, degli eurobond e infine della necessaria svalutazione della moneta unica del 20% per i Paesi dell'area sud del Mediterraneo.
L'Europa è un apparato enorme, con due Parlamenti, a Bruxelles e a Strasburgo, per accontentare i francesi... Sono a favore di un'Europa diversa, in cui ciascuno Stato possa adottare il proprio sistema fiscale e monetario
C'è anche un piccolo giallo dietro un passaggio di questa intervista che Beppe Grillo ha provato a smentire sul blog - spacciandola come una fake news come spesso gli accade - ma che sarebbe confermato, secondo una delle autrici della rivista che ha intervistato Grillo, dalla rilettura e validazione effettuata prima di mandare in stampa dell'intervista dallo stesso Grillo. «Ci risiamo con i traduttori traditori. Non ho mai detto che servono uomini forti come Trump e Putin, piuttosto ho spiegato come la presenza di due leader politici di grandi Paesi come Usa e Russia predisposti al dialogo è un punto di partenza molto positivo». Eppure le parole pronunciate, e citate dallo stesso Grillo, sono abbastanza chiare.
Se Trump ha voglia di convergere con Putin, di rimettere le cose sulla giusta strada, non può che avere il nostro appoggio. Due giganti come loro che dialogano: è il sogno di tutto il mondo! La politica internazionale ha bisogno di statisti forti come loro. Considero questo un vantaggio per l'umanità. Putin è quello che dice le cose più sensate sulla politica estera. L’embargo verso la Russia ci costa sette miliardi di euro l'anno. Siamo a favore della revoca delle sanzioni contro Mosca. E se Donald Trump vuole uscire dalla NATO, che lo faccia!
Il trumpgrillismo putiniano di Beppe Grillo non si ferma qui. Trump, secondo il comico, sembra moderato, è l'informazione a suo riguardo che ha deviato il messaggio. La sua ricetta, fatta di dazi e azioni contro le delocalizzazioni delle imprese in Messico, è benedetta, è la via che dovrebbe seguire anche l'Italia a tutela del Made in Italy. L'emargo contro la Russia - che ci costa 7 miliardi all'anno - va revocato, «Putin è l'unico che dice cose sensate sulla politica estera». Se lui stesso si sente europeo? «Sì, ma non ritrovo più lo spirito dell'Europa. Il suo bilancio è un totale fallimento».
La metamorfosi del grillismo, che esordì anni fa con l'esaltazione delle Pussy Riot, nemiche giurate di Putin, è apparentemente completata. Oppure è solo l'apertura di un'altra fase per coprire il vuoto politico che si è aperto in Italia, e in Europa, dopo la vittoria del referendum sulla Brexit. Obiettivo: conquistare Palazzo Chigi, riproponendo le ricette nazionalpopuliste che stanno sfondando in Ue e in Usa.