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August 03 2018
La Rai rischia di diventare il banco di prova per la tenuta dei rapporti tra Lega e Forza Italia.
La bocciatura di Marcello Foa della scorsa settimana ha mostrato quanto in casa centro destra le temperature siano bollenti e gli spiriti agitati. Lo si era capito già mercoledì 2 agosto la mattina, quando il vicepremier Salvini ha fatto visita al leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, ricoverato per alcuni accertamenti, per tentare un'ultima moral suasion. Ma lo stesso Berlusconi con una nota affidata alle agenzie annunciava, nel pomeriggio, il voto contrario di Forza Italia in commissione. Poi, Maurizio Gasparri in più occasioni ha spiegato che non si bocciava tanto la persona, ma il metodo: "neanche una telefonata".
Insomma, “c’eravamo tanto amati”, ma oggi i due ex alleati alle elezioni, sono uno al governo e l'altro all'opposizione, e il primo sembra ricordarsi del secondo solo nei momenti del bisogno. Il rifiuto a Foa è soprattutto una questione di principio, rivendicando un ruolo del partito all’interno del centro destra, anche oggi che i sondaggi vedono in netta ascesa la Lega dopo anni di sudditanza inversa. Insomma come a rivendicare maggiore rispetto per chi per circa vent'anni ha trainato il centrodestra, garantendo posti di potere a tutti gli alleati.
Anche l'atteggiamento blando di Forza Italia verso questo governo ha finito per indebolire il partito stesso, diviso tra l'antico legame elettorale e l'attualità politica. Un'ambiguità che nei sondaggi vede il partito calare e internamente molti esponenti pronti a fare armi e bagagli per essere accolti in casa Lega. Ma si sa che gli italiani, non solo i politici, sono campioni assoluti di "salto sul carro del vincitore" ed è chiaro che in casa Forza Italia oggi non tira proprio un’aria buona.
Alessandra Mussolini ha abbandonato pochi giorni fa gli azzurri per entrare nella Lega, anche in vista di un mero calcolo elettorale che nelle prossime elezioni europee del 2019 potrebbe tornare utile. Perché con un partito che si attesta intorno al 7 per cento è difficile credere a una rielezione.
E che la tendenza sia quella al trasloco massiccio l’ha fatta trasparire anche lo stesso Matteo Salvini che dopo aver incassato la sconfitta sulla nomina di Foa, ha risposto agli ex alleati che non arginerà più i transfughi azzurri, visto che Forza Italia ha scelto la linea del PD.
Insomma, il ministro muscolare a suo modo a trasformato una sconfitta in una vittoria di immagine con il solo fine di allargare ancora di più il bacino dei suoi elettori. Tant’è che in pochi mesi, dal 4 marzo, la Lega è passata dal 17 per cento al 31 per cento, erodendo consensi a Berlusconi. L’obiettivo del Carroccio è quello di diventare l’unico partito del centrodestra, magari annettendo Fratelli d’Italia in maniera organica.
Probabilmente andrà proprio così, ma per questo dentro Forza Italia si fa sempre più stringente l’esigenza di re – inventarsi anche in un ruolo politico che esca dall’ambiguità. Perché non si può votare la fiducia, criticare ogni giorno il Movimento 5 stelle e fare da stampella alla Lega quando c’è bisogno. Di fronte agli indecisi, gli elettori preferiscono sempre gli uomini muscolari e in questo Salvini è campione.