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January 10 2013
Vittoria netta di Berlusconi su Santoro e Travaglio e tutta la compagnia di “Servizio Pubblico”.
Va detto. Alla fine Travaglio è inesistente e Santoro esce sconfitto anche agli occhi del popolo “sinistro” di Twitter, che a metà del Berlusconi show a Servizio Pubblico lo deve proprio ammettere, uno per tutti: “Incredibile, lo sta massacrando, autogol di Santoro, rovina per l’Italia”.
Eppure nella seconda parte c’è l’arringa travagliesca e subito dopo Santoro fa vedere la famosa telefonata di Berlusconi con il premier turco Erdogan mentre la Merkel lo aspetta sul tapis rouge di un vertice Nato.
Travaglio legge, anzitutto. È serioso, freddo. Berlusconi ascolta, abbozza una sola interruzione, ma non insiste. Travaglio non lo ascolta e continua a leggere. Fa una sintesi stanca delle traversie giudiziarie del Cavaliere e cerca di ridicolizzare l’idea berlusconiana di una congiura contro di lui. Ma non è facile seguire Travaglio, si tratta delle solite cose.
Berlusconi vuol replicare: “Rispondo subito”. Santoro glielo impedisce: “Volevo dare il tempo a Travaglio di tornare al suo posto”. Il Cavaliere, prontissimo: “Ma no, lo lasci lì che lo guardo in faccia”. E attacca compiacente: “È anche vero quello che ha detto, avevamo solo due parlamentari in più di maggioranza”. Sulla Merkel, poi, Santoro fa cabaret, addirittura sceneggia e doppia la cancelliera tedesca attribuendole frasi che non ha pronunciato.
Berlusconi non cade nella provocazione, dice soltanto: “Santoro si sta scavando la fossa, dategli una vanga…”. Gli consiglia di frequentare
le ripetizioni serali. Ed è convincente quando lo apostrofa: “Sia serio!”. Con quella che Berlusconi definisce “una violenza alla dialettica”, Santoro non gli fa replicare subito a Travaglio. Il cavaliere protesta ma non si arrabbia: “Barate anche sui tempi”. Santoro ribatte: “Non bariamo, non abbiamo frequentazioni con i bari, lei tanti ne ha conosciuti”. Berlusconi lascia correre. E al tentativo di Santoro, subito dopo, di impiccarlo a uno sbaglio sui nomi delle banche, Berlusconi ammette: “Un lapsus, colpa dell’età”.
Un altro tweet scandisce il fallimento di Santoro: “(Berlusconi) ha già riconvinto mia nonna. O cambiate conduttore o fate cadere il segnale di La7”. Ogni frase di Berlusconi è un messaggio: “Io sono un uomo di trincea”. Perfino alle critiche risponde dando ragione.
Su Twitter Paolo Madron, che certo berlusconiano non è, cinguetta: “Lui è un panzer, e questi finora gli sparano addosso con la fionda”. Altro tweet, non di Madron. “Gli date del mafioso da 20 anni, è lì, e lo fate parlare di come si fanno i disegni di legge e fare precisazioni sul Pil?”.
Giuseppe Cruciani (La Zanzara): “Ripete, promette le stesse cose da 20 anni. E noi siamo sempre qui ad ascoltare e a ridere. Ha vinto lui”. Gli hashtag diventano: #delusione #seviziapubblica.
Clemente Mimun, direttore del Tg5, non si trattiene: “Se continua così, Santoro se ne va e Berlusconi mette le tende a servizio pubblico”.
Il paradosso è che interviene pure una economista contro l’Italia nell’Euro, forse per indurre Berlusconi ad applaudirla, ma Berlusconi non ci casca e se ne fa difensore (dell’euro)…
Alla fine, torna Travaglio e il Cavaliere può rispondergli sulle donazioni a Barbara Matera. Travaglio non contro-replica. Poi Travaglio ricomincia a leggere, ma prima Berlusconi dice: “Lei guadagna moltissimo, soprattutto su di me”. Vero.
Travaglio elenca tutte le frequentazioni controverse del Cavaliere, da Mangano e Gelli alla Minetti e a Lavitola. Berlusconi ride. Anzi, sorride. Tranquillo, deciso, sornione. Fa leggere a Travaglio la sua lettera, poi prende il suo posto e rivendica i meriti del governo Berlusconi nella lotta alla mafia. Infine legge la sua “letterina a Travaglio” (Twitter commenta: “Si scrivono lettere, come gli innamorati”).
Così Berlusconi può togliersi i sassolini e elencare tutte le cause nelle quali Travaglio ha perso. Ne segue un duello (non più un duetto) con Santoro che difende Travaglio attaccando Berlusconi, ma ne esce a pezzi dovendo ammettere che Travaglio commette errori e di non sapere quale condanna gravi sul Cavaliere (che infatti non ha condanne definitive). E Travaglio è costretto al silenzio.
Quando il Cavaliere torna al suo posto, si permette pure di scherzare spolverando la sedia sulla quale era seduto Travaglio. Si siede e rifila il colpo di grazia: “Non sapete neppure scherzare”.
Santoro sospetta alla fine di avere sbagliato qualcosa: “Fino a due terzi della trasmissione mi sono divertito, poi…”. Berlusconi, implacabile: “Io mi sto divertendo ancora”.
La conclusione in altri due tweet: “Berlusconi usa il format di Travaglio e Santoro s’inalbera. Chi ha perso?”. “Il dato positivo di stasera è che adesso a tutti è venuta una sana, salutare strizza”. Strizza che il Cavaliere vinca.
All'inizio era andata così...
Santoro e Berlusconi. Quasi un flirt su La7 tra i due campionissimi della scena televisiva, con battute divertenti, uno spalleggiarsi reciproco da attori naviga ti che ammiccano l’un l’altro. L’avvio dell’evento politico-televisivo dell’anno è lento e placido. Michele Santoro in piedi con le mani sul tavolo di “Servizio Pubblico” intervista l’eterno bersaglio Silvio Berlusconi seduto a distanza, che abilmente mette le mani avanti e si offre nella sua fragilità vicina alla gente: “Sento male, c’è un’acustica strana oppure sono vecchio e sono diventato sordo, sono anche nonno per la settima volta…”.
La scena è inondata da luci più azzurre-Forza Italia che rosse-Santoro. Bonaccia apparente. Santoro presenta il primo servizio su impren
ditori e operai di Lumezzane rovinati dalla crisi che rosicano contro Monti, più che contro Berlusconi, e infatti il Cavaliere lo definisce “impeccabile”.
Parte da lontano, Santoro, nell’assolo iniziale, parte dalle note di Granada. “Eravamo immersi in un grande reality. Ma non c’è bisogno di un torero che deve ammazzare il toro. Guardate attentamente questi tubi innocenti, vedrete una piazza creata da 100mila persone chiamata Servizio Pubblico, sì creata anche per Berlusconi… Non vedrete Granada più, né Vienna (riferimento all’austro-ungarica Lilli
Gruber che il giorno prima ha avuto ospite il Cavaliere a Otto e mezzo), ma un’altra città in costruzione, una città che ha in orrore le casette unifamiliari tutte uguali dov’è cresciuto il fenomeno di Hitler con la mamma che gli diceva: fai la cacca qui, attento a non sporcare”.
Granada, la piazza, la mamma di Hitler. Ci chiediamo: ma Santoro dove vuol andare a parare? Ce lo spiega lui stesso in napoletano: “Chist’è ‘o paese d’ ‘o sole, chist’è ‘o paese d’‘o mare, chist’è ‘o paese addo’ tutt’ ‘e pparole, so’ doce o so’ amare, so’ sempe parole d’ammore”.
Su Twitter Andrea Sarubbi, deputato del Pd, cinguetta: “Lo schema di stasera è che Santoro e Berlusconi vanno in sandwich su Monti”. Possibile. Anzi, probabile.
La prima domanda: “Lei ha costruito un impero. Poniamo che le sue aziende fossero ridotte come quelle a Lumezzane. Lei le affiderebbe al manager che le ha gestite negli ultimi dieci anni e che ne ha ben più di settanta?”. Pronta la risposta: “Se si chiama Silvio Berlusconi, sì. Non si può affidare un’azienda in crisi a chi non ha esperienza imprenditoriale”. Cioè a Monti, o a Bersani.
Le due intervistatrici di punta di “Servizio Pubblico”, sedute di fronte al Cavaliere, lo incalzano con più verve del conduttore-mediatore, ricordandogli il suo ottimismo a crisi conclamata e invitandolo a scusarsi con gli italiani. Ma Berlusconi non si scusa. Spiega le differenze tra la sua Ici e l’Imu di Monti, e distingue tra la situazione ancora sostenibile sotto il suo governo e quella attuale dopo un anno di austerità.
Santoro quasi lo spalleggia, non infierisce, non morde. Scherza, piuttosto, gigioneggia. Diventa un duetto. Berlusconi: “È lei che guadagna i dindi facendo quello che sta facendo, io sto qui gratis. Ho tanto bisogno di guadagnare per dare 200 milioni di lire al giorno a mia moglie”. Ancora, il Cavaliere: “Siamo da lei o siamo da Zelig?”. “Lei è molto più Zelig di me…”.
C’è addirittura un momento in cui Santoro appare alle spalle di Berlusconi dopo una pubblicità. Il cucù glielo fa lui. Fin qui la commedia. Zero a zero.
Poi, però, la parola passa a Marco Travaglio… E qui Berlusconi rischia di divertirsi un po’ meno.