Dal Mondo
March 27 2022
È un vero e proprio terremoto quello provocato sabato scorso dalle parole di Joe Biden, quando – parlando da Varsavia – ha esplicitamente invocato la deposizione di Vladimir Putin. “Per l'amor di Dio, quest'uomo non può rimanere al potere”, ha dichiarato il presidente americano. Nel giro di pochissimo tempo, è arrivata una smentita della stessa Casa Bianca. “Il punto del presidente era che a Putin non si può permettere di esercitare il potere sui suoi vicini o sulla regione. Non stava discutendo del potere di Putin in Russia o del cambio di regime”, ha detto un funzionario degli Stati Uniti.
Anche il segretario di Stato americano, Tony Blinken, ha cercato di gettare acqua sul fuoco. “Penso che il presidente, la Casa Bianca, ieri sera abbia sottolineato che, semplicemente, al presidente Putin non può essere conferito il potere di fare una guerra o impegnarsi in un'aggressione contro l'Ucraina o chiunque altro”, ha affermato domenica da Gerusalemme. “Come sapete, e come ci avete sentito dire ripetutamente, non abbiamo una strategia di cambio di regime in Russia o altrove, se è per questo”, ha aggiunto. Una smentita è giunta, sempre domenica, anche dall’ambasciatrice statunitense presso la Nato, Julianne Smith, secondo cui gli Stati Uniti “non hanno una politica di regime change nei confronti della Russia”. Una presa di distanza è arrivata infine dal presidente francese, Emmanuel Macron, secondo cui le parole di Biden rischiano di alzare la tensione e di impedire il rapido raggiungimento di un cessate il fuoco.
Secondo indiscrezioni trapelate dalla stampa americana, pare che a Varsavia il presidente americano non si sia attenuto al discorso originariamente preparato. “Come molti dei suoi commenti non intenzionali, anche questi sono arrivati alla fine del suo discorso mentre improvvisava e si discostava dal testo accuratamente predisposto sul gobbo elettronico”, ha significativamente scritto il Washington Post. Lo stesso fatto che la Casa Bianca si sia affrettata a smentire, indica chiaramente che quelle parole non erano state preventivamente concordate. Non è tuttavia chiaro se si sia trattato di una mera gaffe o se Biden abbia invece inavvertitamente detto ciò che non avrebbe dovuto essere reso pubblico: e cioè che la strategia della Casa Bianca sarebbe quella di arrivare a un regime change in Russia. In entrambi i casi la situazione è preoccupante.
Chiariamolo subito: con l’invasione dell’Ucraina, Putin ha commesso una gravissima violazione del diritto internazionale. Non solo: su di lui ricade senza alcun dubbio la responsabilità della terribile crisi umanitaria che quella stessa invasione ha innescato. E proprio per questo bisognerebbe cercare di arrivare quanto prima a una risoluzione del conflitto. Un obiettivo da perseguire, non spingendo Kiev ad alzare ipso facto bandiera bianca, ma aiutando semmai gli ucraini a raggiungere le migliori condizioni possibili in sede di trattative diplomatiche (approfittando soprattutto delle difficoltà incontrate da Mosca per varie ragioni sul campo di battaglia). Ecco: parole come quelle di Biden non solo non aiutano i negoziati, ma non fanno che acuire la tensione, senza offrire soluzioni di alcun tipo né sul piano politico né su quello militare. Prendiamo i due scenari alternativi.
Il primo è che Biden si sia lasciato sfuggire qualcosa che non doveva essere detto e, cioè, che la sua amministrazione punta a un regime change. Siamo realmente sicuri che si tratterebbe di una soluzione auspicabile? Innanzitutto la storia recente ci mostra come i cambi di regime abbiano sovente prodotto situazioni di caos (si pensi soltanto all’Iraq e alla Libia). In secondo luogo, dobbiamo ricordare che la Russia è una potenza che detiene circa 6.000 testate nucleari. Siamo veramente certi che sia auspicabile generare una situazione di caos in un simile contesto?
Tra l’altro, ci sia permesso di mettere in luce un paradosso. Da una parte Biden invoca la deposizione di Putin, definendolo un “macellaio” e un “criminale di guerra”. Dall’altra, lo stesso Biden sta finalizzando il rilancio dell’accordo sul nucleare con l’Iran: quello stesso Iran che, oltre ad essere un’autocrazia, ha strettissimi legami proprio con la Russia. Anzi, l’attuale Casa Bianca ha fatto affidamento principalmente su Mosca, per riesumare quel controverso accordo, da cui Donald Trump si era ritirato nel 2018. E, dulcis in fundo, il Washington Free Beacon ha recentemente rivelato che, con questa nuova intesa, Washington offrirà di fatto a Mosca delle scappatoie alle sanzioni occidentali: sarebbe in particolare già blindato un contratto da 10 miliardi di dollari per permettere al colosso statale russo Rosatom di espandere la centrale nucleare iraniana di Bushehr. Qual è esattamente il senso della strategia di Biden in tutto questo? Tra l’altro, con le sue affermazioni a Varsavia, l’inquilino della Casa Bianca otterrà come immediato effetto un (ulteriore) consolidamento dell’asse tra Cina e Russia, indebolendo così la posizione degli Stati Uniti e dell'Occidente tutto.
In una delle crisi più pericolose che dovette affrontare, proprio con l’Iran, Trump esercitò ferreamente la deterrenza (si pensi solo al caso di Soleimani) e impose una durissima pressione in termini di sanzioni su Teheran, ma si rifiutò categoricamente di procedere a un cambio di regime, conscio di quanto accaduto in Iraq e in Libia. Ciononostante l’allora presidente repubblicano stava riuscendo a mettere in ginocchio gli ayatollah, per costringerli a rinegoziare pesantemente l’accordo sul nucleare da una posizione di estrema debolezza. Un vantaggio, questo, ormai interamente sfumato a causa dell’improvvisa distensione, avviata da Biden con la leadership iraniana nell’aprile dell’anno scorso.
Spostandoci al secondo eventuale scenario, si passerebbe dalla padella nella brace. Mettiamo infatti che le parole pronunciate a Varsavia siano il mero frutto di una gaffe o di una confusione mentale. Ci rendiamo conto di che cosa significherebbe un simile scenario? Non è del resto la prima volta che la Casa Bianca è costretta a intervenire in fretta e furia per smentire alcune affermazioni improvvide di Biden. Inoltre, già dai tempi delle ultime primarie democratiche, l’attuale presidente affronta il problema di una fibra fisica non particolarmente energica. In un momento di crisi come quello attuale, l’Occidente avrebbe bisogno di un leader risoluto e con una strategia coerentemente chiara: un pragmatico in grado di risolvere i problemi, non una figura contraddittoria che, riuscendo a concludere ben poco sul piano pratico della deterrenza, si limita ad effettuare sparate incendiarie. E pensare che ci avevano detto che, con Biden al potere, gli "adulti" sarebbero tornati alla Casa Bianca.