Una testimonianza inguaia Biden (che ora rischia l'impeachment)

L’eventualità di un impeachment contro Joe Biden non è mai stata così concreta. Il presidente americano è infatti seriamente nei guai dopo la testimonianza rilasciata ieri alla commissione Sorveglianza della Camera da Devon Archer: ex amico ed ex socio di suo figlio Hunter.

“La testimonianza di Devon Archer oggi conferma che Joe Biden ha mentito al popolo americano quando ha affermato di non essere a conoscenza degli affari di suo figlio e di non essere coinvolto: Joe Biden era il ‘brand’ che suo figlio ha venduto in tutto il mondo per arricchire la famiglia Biden”, ha dichiarato il presidente della commissione Sorveglianza, il deputato repubblicano James Comer, in una nota. “Quando Joe Biden era vicepresidente degli Stati Uniti, si è unito alle cene di Hunter Biden con i suoi soci in affari stranieri di persona o in vivavoce più di 20 volte”, si legge ancora. Si tratta di rivelazioni particolarmente gravi, visto che, nel settembre 2019, quando era candidato alla nomination presidenziale democratica, Biden aveva dichiarato: “Non ho mai parlato con mio figlio dei suoi rapporti d'affari all'estero”.

I democratici, nelle scorse ore, hanno cercato di minimizzare questa rivelazione, sostenendo che, sì, ci sono stati circa 20 contatti tra i soci di Hunter e suo padre, ma che – in tutte queste occasioni – l’allora vicepresidente non avrebbe parlato degli affari del figlio, ma “del tempo”. Al di là del fatto che questa versione è stata contestata dai repubblicani (secondo cui si sarebbe invece parlato proprio degli affari internazionali di Hunter), bisogna rilevare un elemento: ammesso e non concesso che nelle conversazioni si parlasse realmente di meteorologia e di cose di poco conto, l’obiettivo di Hunter era quello di aumentare la propria influenza. Ne consegue che a lui sarebbe in caso bastato semplicemente mettere in contatto i suoi soci col padre per aumentare il proprio prestigio e il proprio potere contrattuale, indipendentemente dal contenuto concreto delle conversazioni. Possibile che Joe Biden non si rendesse conto di una cosa tanto ovvia?

Non solo. Dalla deposizione di Archer sono emerse anche informazioni inquietanti su Burisma: la controversa azienda ucraina nel cui board Hunter sedette dal 2014 al 2019. “Quando il proprietario di Burisma ha dovuto affrontare le pressioni del procuratore ucraino che indagava sulla società per corruzione, Archer ha testimoniato che i dirigenti di Burisma hanno chiesto a Hunter di ‘chiamare Washington’ dopo una riunione del consiglio di amministrazione di Burisma a Dubai”, si legge nella nota di Comer. “Nel dicembre 2015”, recita ancora il comunicato, “Mykola Zlochevsky, il proprietario di Burisma, e Vadym Pozharski, un dirigente di Burisma, hanno esercitato continue pressioni su Hunter Biden per ottenere aiuto da Washington riguardo al procuratore ucraino, Viktor Shokin. Shokin stava indagando su Burisma per corruzione. Hunter Biden, insieme a Zlochevsky e Pozharski, ‘ha chiamato Washington’ per discutere la questione. Biden, Zlochevsky e Pozharski si sono allontanati per chiamare. Ciò solleva preoccupazioni sul fatto che Hunter Biden abbia violato la legge sulla registrazione degli agenti stranieri”. Ricordiamo che il figlio del presidente è attualmente sotto indagine penale proprio per sospetta violazione di questa legge. E ricordiamo anche che Shokin fu licenziato a marzo 2016, a seguito di pressioni esercitate da Joe Biden sull'allora presidente ucraino, Petro Poroshenko.

Infine, secondo la nota di Comer, Archer ha raccontato che “nella primavera del 2014, l'allora vicepresidente Biden ha partecipato a una cena di lavoro con suo figlio Hunter e i suoi soci al Café Milano di Washington”. “Elena Baturina, una oligarca russa, vedova dell'ex sindaco di Mosca, ha partecipato alla cena”, prosegue il comunicato, notando che questa signora non è mai stata inclusa nella lista degli oligarchi russi sanzionati dopo l’invasione dell’Ucraina. Per quale ragione?

Insomma, la testimonianza di Archer rischia di rivelarsi particolarmente problematica per i Biden: ricordiamo che proprio Archer aveva fatto parte del board di Burisma con Hunter e che, sempre insieme a lui, aveva fondato la società Rosemont Seneca, la quale, nel 2013, avviò una joint venture con la compagnia di investimenti cinese Bohai Capital. Sembra proprio che le accuse da tempo gravitanti attorno all’attuale presidente americano si stiano rivelando particolarmente concrete. E dal Partito repubblicano intanto si fanno sempre più insistenti le richieste di un impeachment.

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