Economia
May 28 2014
E' un biologo. Insegna scienza della pesca alla School of aquatic and fishery sciences di Seattle. Ed è da poco entrato in possesso di alcuni dei nuovi domini web più ambiti dal mondo della finanza (.tax, .fund, .finance, .financial, .cash, .creditcard, .gratis). Lui si chiama Daniel Schindler e l’Icann, l’ente americano che assegna gli indirizzi Ip, il mese scorso gli ha consegnato le estensioni. Banche, finanziarie, fondi pensioni e compagnie di assicurazione che vorranno associare il loro nome ai domini web sfornati dall’ente dovranno versare al biologo di Washington una quota da definire. Un affare potenzialmente milionario.
L’Icann (Internet corporation for assigned names and numbers) punta a rivoluzionare la Rete rilasciando entro dicembre circa 1.400 suffissi 2.0 di nuovo conio, da quelli di carattere geografico a quelli relativi a categorie merceologiche, destinati a sostituire i tradizionali .com e .net. Pensate ai domini come fossero quartieri, alcuni più prestigiosi di altri, e quindi più costosi, nei quali gli abitanti della Rete possono andare ad abitare. Diventare il guardiano di uno di questi quartieri equivale a mettere le mani su una piccola miniera.Schindler nel 2010 ha fondato con altri tre, Jonathon Nevett, Paul Stahura e Richard Tindal, la startup Donuts per farsi largo nel mercato dei nuovi gtld (generic top level domain). La compagnia, inserita dal Wall Street Journal nella classifica delle 50 start-up di maggior successo, inizialmente aveva messo gli occhi su 3 mila suffissi 2.0, e alla fine ne ha chiesti 304, investendo 56 milioni di dollari.
Solo per inoltrare la domanda di assegnazione vanno versati all’Icann circa 140 mila dollari, poi c’è un canone annuo, 40 mila dollari per ogni dominio gestito. Entrare in possesso di un gtld non è un’operazione semplice. E non solo per via della portata dell’investimento iniziale. Chi ne richiede uno deve superare una serie di test per dimostrare di possedere i requisiti necessari per averlo in custodia. Test brillantemente superati dal biologo di Seattle, che alla fine si è portato a casa anche .gratis, un’altra estensione che farà gola a molti.