Musica
November 18 2015
Bob Dylan è il cantautore più influente della storia del rock, che da portavoce del movimento pacifista degli anni Sessanta, quasi suo malgrado, è diventato via via un’icona di straordinario carisma. Il bardo di Duluth ha raccolto l’ideale testimone dai suoi idoli giovanili Woody Guthrie e Pete Seeger e l’ha passato ad almeno due generazioni di cantautori, Bruce Springsteen in primis.
Ai suoi primi album si deve la rinascita del folk, in un periodo in cui le classifiche erano dominate dai ritmi sincopati del beat, per poi attirarsi, nella seconda metà degli anni Sessanta, le critiche degli integralisti del genere, che non accettavano l’uso della chitarra e dell’armonica amplificate.
I ruoli di portavoce di una nuova generazione, di paladino dei diritti civili e di "subconscio collettivo americano" gli sono sempre stati stretti, tanto che nel 2001, nel corso di una celebre intervista a Robert Hilburn del Los Angeles Times, Dylan dichiarò: “Io non sono un pacifista. Credo di non esserlo mai stato, sono profondamente convinto che sia diritto di tutti difendersi in tutti i modi necessari”.
Per questo non stupisce la richiesta, da parte del suo staff, di avere una maggiore protezione nei due concerti, oggi e domani, al Teatro Manzoni di Bologna dopo quello che è accaduto al Teatro Bataclan di Parigi.
Saranno schierati, a difesa dell’ incolumità sua e degli spettatori, una dozzina di vigilantes armati, alcuni in uniforme e altri in incognito.
"E' la prima volta che un’artista ci chiede di rafforzare in modo così consistente la sicurezza –ha dichiarato al Corriere il direttore artistico della sala Giorgio Zagnoni- Vista la situazione, dopo i fatti di Parigi, riteniamo che la richiesta di Dylan sia più che comprensibile".
Il cantautore americano, che non ha voluto cancellare il tour come hanno fatto i suoi colleghi U2, Foo Fighters e Prince, si esibirà anche il 21 e il 22 novembre al Teatro degli Arcimboldi di Milano.
Una necessaria premessa per chi dovesse vedere Dylan per la prima volta. A differenza di altri suoi colleghi come i Rolling Stones e gli Who, Dylan difficilmente suona le sue canzoni più conosciute degli anni Sessanta, e, nei rari casi in cui esse siano proposte, gli arrangiamenti sono così diversi dagli originali da renderne difficile l'identificazione.
Il cantautore americano attinge a piene mani dal repertorio cosiddetto minore, che è comunque di ottima qualità, e agli album più recenti, dal 1998 in poi.
Detto ciò, un concerto di Bob Dylan non è un semplice concerto, ma è una sorta di celebrazione laica officiata da una delle poche leggende viventi del rock.