Boeing e la Marina Usa validano i rifornimenti in volo con i droni
Venerdì scorso nel cielo dell'Illinois, per la prima volta nella storia dell'aviazione un drone ha effettuato una missione di rifornimento in volo nel ruolo di aerocisterna. Era già capitato tra due sistemi a pilotaggio remoto, ma mai che uno Uav fungesse da rifornitore per un velivolo militare pilotato in modo tradizionale, in questo caso un Boeing F/A 18 Super Hornet della Marina Usa.
Il drone, uno dei prototipi di MQ-25 Stingray con a bordo 15.000 libbre di carburante (pari a 6,8 tonnellate), è decollato dall'aeroporto di Mascoutah e si è fatto raggiungere dal suo "cliente" sulla rotta prevista, dove ha esteso la sonda per il rifornimento che è stata agganciata dal pilota del caccia con una manovra completamente manuale a più quote e differenti velocità e assetti (anche in virata) per validare appieno il sistema che stabilizzava lo Stingray. Dal punto di vista tecnologico, il video mostra la grande stabilità di mantenimento della quota da parte del drone, i cui computer di volo "ragionano" due ordini di grandezza più velocemente di quanto possa fare un essere umano, benché addestrato, per mantenere un aeroplano in posizione. Il contrammiraglio Brian Corey, che sovrintende al programma, ha dichiarato: "Quanto validato oggi con lo MQ-25 aumenterà notevolmente la portata e la robustezza delle future forze aeree, a cominciare da quelle imbarcate".
Di fatto lo Stingray sarà il primo drone operativo al mondo basato su portaerei. Si prevede che non solo fornirà ulteriori capacità di intelligence, sorveglianza e ricognizione alle portaerei della Marina Usa, ma estenderà anche in modo significativo la portata dei velivoli da combattimento imbarcati, ormai una necessità, almeno considerando le ormai ampliate capacità dei potenziali avversari cinesi e russi, in particolare per il crescente arsenale di missili antinave a disposizione di Pechino che ha costretto la UsNavy a riflettere attentamente su come potrebbe impiegare il suo potenziale in un ipotetico conflitto tra grandi potenze. Con l'utilizzo di droni come lo Stingray si evita l'esposizione degli equipaggi dei rifornitori in prossimità degli scenari "caldi" e si sviluppa la capacità dei droni, anche armati (Ucav), di operare insieme con velivoli tradizionali costituendo stormi misti.
Il capitano Chad Reed, responsabile del programma Unmanned Carrier Aviation (Pma-268) della Marina usa, ha affermato che il recente test è stato "un momento significativo ed emozionante per la forza armata che mostra progressi concreti verso la realizzazione delle piene capacità dello MQ-25 per la flotta." Cominciata nel 2006, la progettazione di questo drone ha visto la sperimentazione di diverse configurazioni e quindi la scelta di quella attuale, lunga 16 metri e con un'apertura alare di 23 metri che si riduce a 9,5 quando le estremità sono ripiegate, in modo da occupare meno spazio sulle portaerei. L'altezza è di quasi 5 metri e il motore che lo spinge è una turboventola Rolls-Royce AE-3007N da quasi 4,5 tonnellate di spinta, mentre il raggio operativo è di poco superiore ai 900 chilometri.
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