Bologna, 200mila in piazza contro la mafia. Le foto
Redazione Panorama
Una lunga lista di nomi, che sembra non finire mai. Libera, la rete di associazioni fondata da don Luigi Ciotti, è tornata a scandirli, lentamente, uno per uno: un sacrario delle vittime della criminalità organizzata e della mafia. E sono risuonati, con le voci di rappresentanti delle istituzioni, intellettuali, sindaci, magistrati, imprenditori e giovani, in piazza a Bologna dopo la marcia silenziosa di 200mila persone per le vie della città, contro la mafia e per la verità.
Per fare della lotta alla criminalità organizzata l'oggetto di una nuova Resistenza, a 70 anni da quella che ha liberato l'Italia. Quelle persone ammazzate dalla mafia, ma anche dal terrorismo e dalle stragi per le quali la città di Bologna ha pagato un prezzo altissimo, in moltissimi casi sono, a distanza di anni, morte senza un perché. E non può esserci lotta alla mafia, il messaggio partito da Bologna, senza "la verità che illumina la giustizia". Nel corteo che, per usare le parole del sindaco Virginio Merola, ha trasformato per un giorno Bologna nella capitale dell'antimafia, insieme a Libera, c'erano il presidente del Senato Pietro Grasso, il ministro del lavoro Giuliano Poletti, sindacalisti come Susanna Camusso, Maurizio Landini e Carmelo Barbagallo, ma soprattutto tanti giovani, senza simboli e senza bandiere, se non quelli di Libera.
La mafia si combatte con la verità, ma si combatte anche senza abbassare la guardia nei confronti della corruzione: è stato questo il messaggio che don Ciotti ha voluto rivolgere alla politica, anche alla luce dei fatti di piu' stretta attualità. Magari partendo dal progetto di legge che porta il nome proprio di Pietro Grasso. "Chi non vuole una legge sulla corruzione - ha detto don Ciotti dal palco - fa un favore ai mafiosi, la corruzione è la più grave minaccia per la democrazia. Purtroppo sento parlare di assurde prudenze e di un valzer di pressioni e ipocrisie. Ma la corruzione è l'avamposto delle mafie, sono due facce della stessa medaglia".
Un impegno subito raccolto dal presidente del Senato Grasso ("Cercheremo di andare avanti e cercheremo anche che queste norme non vengano poi annacquate per renderle poi assolutamente non efficaci") e dal ministro del lavoro Giuliano Poletti. "Il Governo - ha detto - deve continuare a fare il lavoro che ha fatto sul piano della lotta alla corruzione, fare il proprio mestiere sul piano dell'assunzione delle responsabilita' e delle decisioni che deve prendere". Don Ciotti, dal palco bolognese, non ha fatto sconti alla politica e al governo. "Nella lotta alla mafia - ha detto - la politica deve avere più coraggio. Il processo di liberazione non è terminato. Ci vuole un'altra liberazione dalla presenza criminale. C'e' bisogno di una nuova Resistenza etica, sociale e politica. In un momento in cui si parla tanto di riforme ricordiamoci che la riforma piu' importante è quella delle coscienze".
Libera mette così in archivio una delle manifestazioni più partecipate della sua storia. Come ha detto anche l'ex premier Romano Prodi, in corteo con la moglie, una manifestazione così partecipata forse non si è mai vista nemmeno a Bologna. Ed era, d'altronde, anche la risposta che l'Emilia-Romagna si attendeva dopo che l'inchiesta 'Aemilia', emersa due mesi fa con numerosi arresti, ha confermato a tutti che nemmeno questa terra puo' ritenersi immune dalle infiltrazioni della mafia. Duecentomila persone che sfilano in strada sono, tuttavia, una risposta forse ancora piu' forte delle indagini della magistratura. (ANSA).