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(Ansa)
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Quella «bomba sporca» pronta a scoppiare a Chernobyl

Un laboratorio di monitoraggio delle radiazioni, parte del sito nucleare di Chernobyl, è stato saccheggiato durante l’occupazione e il successivo ritiro delle truppe russe. Tra il materiale rubato figurano isotopi radioattivi usati per calibrare strumenti e rifiuti nucleari radioattivi risalenti al periodo dell’incidente nucleare del 1986.

Lo hanno riferito a diversi organi di stampa e alla rivista Science gli scienziati dell’Institute for Safety Problems of Nuclear Power Plants of National Academy of Sciences (ISPNPP) (Istituto dell’accademia nazionale delle scienze per i problemi della sicurezza degli impianti nucleari). Questo istituto ha iniziato la sua attività il 26 Aprile 1986 avvalendosi dell’apporto non solo di scienziati ucraini dell’accademia delle scienze ma anche di scienziati di diversi altri Paesi.

Nel suo rapporto, l’ISPNPP ha fatto notare che il materiale rubato (non si sa esattamente da chi, ma i russi sono gli indiziati numero uno) può potenzialmente essere usato per costruire una cosiddetta “bomba sporca (“dirty bomb”). Questo tipo di bombe non hanno il potenziale distruttivo di un’arma nucleare ma possono provocare vittime nel raggio di alcuni isolati o perfino chilometri e possono anche rendere impraticabili territori per periodi di decine di anni. Quanto gravi sono gli effetti di una bomba sporca dipende dal tipo di materiale radioattivo e dalle dimensioni dell’esplosione.

In questo caso, secondo gli scienziati dell’ISPNPP, è improbabile che le scorie rubate contengano plutonio e uranio necessari per un’arma nucleare vera e propria. Contengono però sicuramente varie quantità di altro materiale radioattivo che può essere facilmente disperso tramite un dispositivo convenzionale. Se fatto esplodere in una città ucraina sotto assedio, il materiale radioattivo potrebbe costringere l’evacuazione di un intero quartiere, oltre a costringere i soldati a sua difesa a indossare specifiche protezioni di cui non è nota la disponibilità. In questo senso, le scorie rubate presentano un genere di arma molto simile a quella chimica, quella dove per ora riposa l’enfasi dei mass media.

Si presume che le truppe russe, sempre nell’ipotesi che siano responsabili, abbiano pianificato per tempo e nel dettaglio il furto. Infatti, il trasporto del materiale radioattivo richiede pesanti sistemi di schermaggio per evitare danni ai trasportatori stessi, specialmente se la quantità è ingente. C’è però da aggiungere che le truppe russe non hanno finora mostrato consapevolezza dei danni delle scorie radioattive tanto che, nella conquista di Chernobyl, hanno attraversato la cosiddetta Foresta Rossa, la zona più contaminata di tutta l’area di Chernobyl. L’agenzia Reuters ha riferito che i soldati russi hanno perfino scavato trincee in questa zona e vi hanno soggiornato senza alcuna protezione.

La differenza tra una bomba sporca e una bomba nucleare è che la prima consiste in una dispersione di materiale radioattivo tramite esplosivo, la seconda si basa su una fissione nucleare a catena innescata da una massa critica di materiale fissile oppure dalla fusione di atomi leggeri. Inoltre, mentre la bomba sporca non provoca un grande numero di morti subito dopo l’esplosione, ma contamina pericolosamente la zona, la seconda crea un numero di perdite enorme.

Da questi elementi possiamo dedurre che, dal punto di vista della distruzione e delle morti nell’immediato, i bombardamenti di aree civili con armi convenzionali, quali quelli perpetrati dai russi, hanno un effetto maggiore di una bomba sporca. Ma dal punto di vista degli effetti sulla salute e la contaminazione delle acque quest’ultima ha conseguenze di più lunga durata. È comunque l’elemento di incertezza e di paura che una bomba soprca instillerebbe nella popolazione e nella discussione mass-mediatica a preoccupare maggiormente.

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