News
April 28 2016
“Nessuna cementificazione. Bonificheremo le terre e il mare: stiamo procedendo alla più grande opera di recupero ambientale della storia italiana. Elimineremo il più grande scandalo ambientale, bonificando 230 ettari e rimuovendo due milioni di metri cubi di rifiuti lasciati per anni in condizioni atroci”.
Sono le parole pronunciate dal Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, sul recupero del sito dell’Italsider di Bagnoli. Dichiarazioni che hanno scatenato, lo scorso 6 aprile, aspre contestazioni contro il premier e scontri tra manifestanti e forze dell’ordine.
“Verrà abbattuta la cosiddetta “colmata”, fatta in gran parte di scarti industriali- continua il premier- e per far questo sono già previsti i fondi: 162 milioni per i terreni, 48 per il litorale, 59 per il mare. Per un totale di 272 milioni”.
Ma è dal 1990, anno in cui si sono spente le ciminiere, che si sente parlare di bonifica e recupero di questi terreni. Ma fino ad oggi, questo spazio è rimasto abbandonato.
Insomma parole, parole ma nessun fatto.
Un esempio unico in Italia
C’è chi invece, nel silenzio ha recuperato un’intera area geografica quella dell’Alta Val di Cecina, grazie ad una perfetta sintonia tra Amministrazione Comunale, Associazione Italiana Esposti Amianto e l’azienda Enel.
Nessuna protesta, nessuna manifestazione, niente slogan ma solo fatti. Ed oggi, è un’area completamente bonificata, restituita “pulita” ai cittadini. Anzi, l’Azienda Enel ha contribuito allo sviluppo di alcune attività turiste, economiche e culturali.
Larderello, un luogo chiamato anticamente la 'Valle del Diavolo' per la presenza dei soffioni boraciferi, era destinato davvero a diventare un inferno se non ci fosse stata una ferma e seria volontà di recuperare un’area di decine e decine di chilometri contaminata dall’amianto. Era proprio l’amianto, la ‘materia prima’ che veniva utilizzata per la coibentazioni dei vapordotti, le tubazioni dove ancor oggi viene incanalato il vapore, che attraversavano per chilometri valli, terreni, cortili e boschi della Val di Cecina.
Durante le continue manutenzioni dei vapordotti, le coperture di amianto deteriorate venivano abbandonate sul terreno. All’epoca, infatti, era considerato “solo” un materiale “inerte”. E proprio con questa convinzione, le vecchie coibentazioni che con il calore si “spaccavano”, dopo essere state sostituite con altre “coppelle” realizzate sempre con un impasto di cemento e amianto, venivano frantumate e spesso interrate.
Non a caso, una pratica utilizzata quando ancora era sconosciuta la pericolosità dell’amianto, era proprio quella di utilizzare i residui delle vecchie coibentazioni per rendere i terreni collinari più stabili e per evitare le frane.
Insomma, un territorio che nel corso dei decenni si era lentamente “ricoperto” di amianto: sui vapordotti, sul terreno e sottoterra. Una parte di questa “miscela letale” era stata utilizzata persino per realizzare il basamento per pavimentazione di asili, scuole e strutture comunali
La sostituzione dell'amianto e le bonifiche
“Appena l’azienda è venuta a conoscenza della possibile incidenza anche dell’inalazione di minime dosi di amianto su malattie oncologiche, ha deciso di sospenderne l’uso – spiega a Panorama.itMassimo Montemaggi, responsabile della Geotermia di Enel Green Power - e questo è avvenuto con largo anticipo su altre aziende e circa 15 anni prima della legge che nel 1992 ne vietava espressamente l’utilizzo”
L’Enel sospende e non appena viene messo al bando, inizia la sostituzione delle vecchie coibentazioni con i nuovi materiali non più nocivi e la bonifica del territorio.
Un’operazione lunghissima, che è durata fino a pochi anni fa. “Abbiamo sostituito 53 chilometri di tubazioni che erano state coibentate con mate - continua Montemaggi – poi siamo passati a verificare le strutture industriali e civili di proprietà di Enel ed infine le aree interessate dalle tubazioni”.
Oltre 200 siti bonificati
Enel dal 1992 al 2010 ha investito oltre 30 milioni di euro per bonificare tutte le aree e i siti attraversati dai vapordotti.
“Abbiamo attivato una complessa e scrupolosa attività di verifica nell’area dell’impianto di Larderello, tesa a scongiurare che residuassero materiali di amianto- prosegue l’ingegnere – abbiamo proceduto anche con escavazioni e abbiamo rimosso strati di terreno per evitare che permanessero eventuali frammenti delle coibentazioni”.
Fino ad oggi sono stati bonificati oltre 200 siti contaminati. Nel frattempo sono stati effettuati anche ammodernamenti a vecchi impianti e investimenti in nuove strutture per 900 milioni di euro.
Intesa tra cittadinanza, politica e azienda
Certamente un lavoro di recupero estremamente complesso che si è protratto nel tempo e sul quale hanno giocato un ruolo fondamentale anche l’Amministrazione Comunale e l’Associazione ex esposti amianto. Un'intesa, in nome del rispetto dell'ambiente e della cittadinanza, che oggi fa di Larderello sicuramente un esempio unico in Italia.
“Ci sono voluti oltre 20 anni di attività meticolosa di recupero ma oggi il territorio dell’Alta Val di Cecina è stato bonificato- dichiara a Panorama.it, Loris Martignoni, sindaco del Comune di Pomarance di cui Larderello è una delle frazioni- anzi possiamo dire che è una delle aree d’Italia a più basso tasso di inquinamento. Le abitazioni private, le scuole, le strutture pubbliche, dal teatro alla piscina, sono tutte teleriscaldate e non ci sono immissioni nell’aria”.
Con il teleriscaldamento, infatti, vengono servite oltre 10 mila utenze private in altri cinque Comuni della zona oltre a Pomarance: Castelnuovo Val di Cecina, Monteverdi Marittimo, Montieri, Santa Fiora e Arcidosso.
“Inoltre con i filtri utilizzati dallo stabilimento Enel è anche scomparso l’odore dei vapori solfurei che prima caratterizzava il nostro territorio- continua il primo cittadino- che adesso sta tentando di aprirsi lentamente al turismo”.
Le bonifiche e la rinascita di un territorio
Ma a Larderello e dintorni “emissioni zero” anche per serre, aziende casearie e attività produttive slow food. Teleriscaldamento gratuito, infatti, per oltre 30 ettari di serre e termo-ambientazione per un gruppo di attività che costituiscono la nuova “Comunità del cibo ad energie rinnovabili”.
Una rinascita per un territorio che ha visto una scia di morti per l’amianto tra i lavoratori impegnati coibentazioni dei vapordotti. “Il territorio ha iniziato una nuova fase di crescita – continua Martignoni – ma questa è stata possibile anche grazie al silenzioso ma efficacie lavoro fatto negli anni dall’Associazione Italiana Esposti Amianto che ha fatto in modo di non far dimenticare la ‘piaga dell’amianto’ e ha contribuito in modo sostanziale ad un’attenta opera di bonifica del territorio".
Il Comune ha stanziato negli ultimi tre anni 60 mila euro per eliminare “gratuitamente” dalle abitazioni di privati piccole strutture realizzate ancora in amianto.
“Non c’è rimasto niente – conclude Martignoni- ma se qualcuno nel ristrutturare la casa ritrova vecchie tubazioni in amianto, il Comune provvederà allo smaltimento”. Stessa cosa per Enel che ha dato disponibilità incondizionata se dovessero riaffiorare dal terreno piccoli frammenti delle vecchie coibentazioni.