Economia
August 29 2017
Sembra un vero e proprio paradosso quello a cui potrebbero andare incontro centinaia di miglia di lavoratori del settore pubblico: come conseguenza di un adeguamento salariale, atteso tra l’altro da circa otto anni e che porterà nelle tasche dei dipendenti pubblici circa 85 euro al mese in più, potrebbero vedersi annullare il bonus Irpef di 80 euro.
Secondo le stime presentate infatti dall’Aran, l’agenzia che per conto dello Stato gestisce le contrattazioni nel settore pubblico, circa 400mila statali, in ragione proprio dei nuovi parametri salariali aggiornati anche in base alla recente riforma della pubblica amministrazione, potrebbero superare il limite di reddito da lavoro oltre il quale il bonus degli 80 euro non viene più elargito.
Secondo quelle che sono le rilevazioni fatte dall’Aran, i lavoratori più a rischio sono quelli che percepiscono uno stipendio che si situa nella fascia che va dai 23mila ai 26mila euro. Ben definiti anche i comparti operativi che potrebbero essere più soggetti al paradossale taglio del bonus di 80 euro, a causa del citato aumento dello stipendio: si tratterebbe dei dipendenti delle autonomie locali e di quelli attivi nel settore sanitario. Per loro il rischio è che l’incremento di salario, valutato come detto mediamente in circa 85 euro, possa essere del tutto annullato dalla perdita del bonus di 80 euro.
Immediata è scattata l’allerta da parte dei sindacati, che ovviamente chiedono che un beneficio, come quello del tanto atteso adeguamento salariale, che tra l’altro, come accennato, non risulterebbe mediamente di entità così rilevante, non porti all’esclusione di un altro, quello appunto del bonus degli 80 euro.
A questo proposito la stessa Aran ha effettuato delle stime che valutano in circa 125 milioni di euro lo stanziamento “extra” che il governo dovrebbe mettere in campo per poter garantire a tutti i lavoratoti che finora hanno percepito il bonus di 80 euro di continuare a farlo nonostante i ricordati adeguamenti salariali.
Il problema fondamentale però a questo punto è dove trovare le risorse. Una delle ipotesi circolate in queste ore potrebbe risultare però peggiore del male: qualcuno ha pensato infatti di stralciare dai fondi stanziati proprio per il rinnovo dei contratti una quota da destinare al mantenimento per tutti del bonus da 80 euro.
Una proposta che ovviamente è stata subito rigettata dai sindacati, che chiedono invece al ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia di trovare nelle pieghe del bilancio statale risorse aggiuntive. La terza via, quella forse più convincente, potrebbe essere quella proposta dall’Aran, che prevede una sorta di mini-tassazione degli stipendi più alti, che vada a finanziare il recupero delle risorse per garantire a tutti il mantenimento del bonus degli 80 euro. In fondo, calcoli alla mano, si potrebbe trattare di uno sforzo valutabile in 3-4 euro a testa al mese, una cifra ritenuta sopportabile. Staremo a vedere.