Economia
December 22 2020
Uscire più ricchi dalla pandemia si può. Nell'anno in cui il Covid ha messo in ginocchio l'economia mondiale c'è un settore che, non solo ha retto l'onda d'urto generata dal terremoto Coronavirus, ma ne ha tratto vantaggio.
Si tratta dell'hi-tech le cui quotazioni di settore dei 25 maggiori gruppi mondiali (Amazon, Facebook, Google e Microsoft in primis) sono cresciute nei primi nove mesi dell'anno del 30,6%.
In pratica i big del comparto tra gennaio e ottobre capitalizzavano 8.800 miliardi di dollari: più del pil di Germania, Francia, Italia e Svizzera messi assieme.
Durante il lockdown – tra gennaio e giugno - gli utili dei giganti dell'hi-tech sono stati di circa 18 milioni di euro al giorno, due in più del 2019 e quasi il triplo del 2015. A luglio la liquidità in cassa era aumentata di sessanta miliardi da inizio anno con un totale di 589 miliardi di cassa.
Per fare un paragone basti pensare che l'industria manufatturiera nello stesso periodo chiudeva la cassa con 5 milioni di profitti al giorno.
A livello mondiale il comparto del digitale (il cui giro d'affari in 4 anni è cresciuto del 118%) ha visto il suo fatturato aggregato superare nel 2019 i mille miliardi di euro con conseguente crescita del valore di Borsa.
Amazon, ad esempio, negli ultimi 12 mesi ha visto il valore delle sue azioni aumentare del 78,56%. La crescita del colosso dell'e-commerce è stata costante e continua per tutti i 12 mesi con le azioni che si avviano a sfiorare una quotazione di tremila dollari. Secondo gli investitore Amazon sarà un cavallo affidabile e vincente anche per il.
Ad inizio anno, la prima seduta sul NASDAQ (2 Gennaio 2020) era stata chiusa a 1898,01 dollari per azione che era già un record assoluto.
Il 7 Aprile 2020, nel pieno della pandemia, Amazon ha, però, sfondato il muro dei 2000 dollari per azione e da lì la crescita è stata esponenziale.
Finale d'anno col botto anche per l'azienda di Cupertino. In un solo giorno Apple ha registrato un balzo superiore al 3%, aggiungendo circa 80 miliardi di dollari alla sua capitalizzazione di mercato in seguito a un rapporto secondo cui la produzione di iPhone aumenterà nella prima metà del 2021.
Nikkei Asia ha riferito, infatti, che Apple mira a produrre 96 milioni di iPhone nei primi sei mesi del prossimo anno e questo ha entusiasmato gli investitori. La previsione riflette un balzo del 30% rispetto allo stesso periodo di un anno fa. Rispetto ad Amazon la mela morsicata ha avuto un andamento più altalenante. L'annuncio dell'uscita del nuovo modello di IPhone con le previsioni di vendite e incassi ha riportato Apple a buone quotazioni.
Attualmente Apple capitalizza circa 2.156 miliardi di dollari e procede recuperando terreno sulle quotazioni azionarie puntando alla soglia dei 130 dollari.
Google si avvia a chiudere il 2020 con un +27,81% con le azioni valutate a più di 1000 dollari a titolo sebbene l'andamento dell'anno sia stato altalenante con una partenza in sordina e una crescita (+19,00%) degli ultimi 12 mesi. Secondo alcuni trader l'idillio tra hi-tech e investitori non sarà eterno e per questo il consiglio è quello di diversificare il portafogli azionario. Questa diversificazione potrebbe andare a scapito di aziende quali Google, ma anche Facebook ormai ritenuto "vecchio" come social network.
Nonostante Facebook sia ormai pronto a farsi superare da concorrenti più giovani e competitivi in termini social (primo tra tutti Tik Tok), in termini azionari ancora regge e chiude il 2020 con un + 34,06%.
Lo scenario di breve periodo di Facebook evidenzia, però, un declino dei corsi verso i 220,2 dollari ad azioni in discesa.
Facebook sta pagando le vicessitudini giudiziarie legate alla privacy e per questo gli investitori sono scettici e lo restano anche in vista del prossimo anno.
Nonostante gli anni passino Microsoft regge e continua a mettere a segno anni positivi con il 2020 che si chiude a + 38,87%. Il gioiellino di Bill Gates vanta un fatturato annuo che si aggira attorno ad 80 miliardi di dollari annui con utili elevati e azioni in buona salute. Ogni azione vale circa 200 dollari e la capitalizzazione dell'intero pacchetto vale 813 miliardi di dollari. Secondo gli investitori Microsoft, per chi punta all'azionariao hi-tech, è un buon investimento che offre margini di profitto e poco rischio.
Tesla è in assoluto il titolo rivelazione del 2020. In meno di 12 mesi il produttore di veicoli elettrici ha portato le sue azioni a superare quota 2000 dollari. Tesla chiude l'anno al + 71,36% dove aver vissuto picchi del + 300% a metà luglio.
Nel 2020 Tesla è stata la protagonista di un rally azionario selvaggio che ha attirato lattenzione degli investitori, con il prezzo delle azioni ora scambiato di quasi il 640% in più da inizio anno. E mentre alcuni analisti sono scettici sulla sua valutazione in rapida crescita, gli investitori che si sono presi il rischio all'inizio di quest'anno hanno goduto di notevoli profitti.
Secondo buona parte dei trader, però, la festa di Tesla ha i giorni contati e chi possiede azioni farebbe bene a venderle oggi prima che la bolla esploda e che l'investitore si trovi con in mano azioni del valore della carta straccia.
Le prestazioni passate, infatti, non danno alcuna garanzia di successo futuro.
Secondo gli investitori, comunque, il settore della tecnologia è ancora destinato a reggere a lungo seppure con variazioni rispetto ai titoli tradizionali e i trader consigliano di investire il listini quali Adobe System (+52,9% quest'anno) o Alibaba la cui crescita annua è stata del 21,2%.
Se l'accelerazione digitale vissuta dal pianeta come antidoto al confinamento globale (shopping online, DAD, smartworking etc) è stata una delle cause del boom del 2020 dei colossi dell'hi-tech altro fattore determinante degli incassi stellari del settore è stata la possibilità di sfruttare in maniera disinvolta il meccanismo della fiscalità agevolata ovvero quello che permette a mostri del calibro di Google, Amazon e Microsoft di far tassare i propri utili in Paesi dalla minore pressione fiscale (intorno al 16% a fronte della media del 22%) - come Irlanda o Singapore - con un risparmio fiscale che, nel periodo 2015 al 2019, è stato di oltre 46 miliardi di euro.
Microsoft, ad esempio, ha in 5 anni ha evitato di pagare 14,2 miliardi di imposte, Alphabet - casa madre di Google - 11,6 e Facebook 7,5 miliardi.
E questo a fronte di incassi astronomici: solo in Italia i 25 digital big nel 2019 hanno fatturato 7,8 miliari pagando, però, soltanto 158 milioni di tasse.