Bot e Btp, quanto rendono con i tassi a zero

Poco più dell'1% per i titoli con scadenza a dieci anni. E' il rendimento assai magro garantito oggi dai Btp, i Buoni del Tesoro Poliennali, che risentono ovviamente della riduzione del costo del denaro in Europa. A ben guardare, già da diversi mesi i titoli di stato italiani sono diventati molto avari di interessi. Ora che la Bce di Mario Draghi ha portato a zero i tassi ufficiali nel Vecchio Continente, il trend imboccato dai Btp (e anche dai Buoni del Tesoro di più breve scadenza come i Bot) sembra destinato ad accentuarsi ulteriormente.


Manovra Bce: cosa vuol dire vivere con i tassi a zero


Per gli investitori cassettisti, abituati ad acquistare i titoli di stato e a tenerseli nel portafoglio fino alla data di rimborso, il crollo dei rendimenti non è certamente una buona notizia. Chi compra il Btp con scadenza a 10 anni, per esempio, oggi porta a casa un interesse annuo lordo dell'1,3% circa, corrispondente a poco più dell'1,1% netto. Il che significa, tradotto in soldoni, che 10mila euro investiti in questi titoli fanno guadagnare poco più di 100 euro al netto di tutte le tasse. Se il capitale iniziale è di ben 100mila euro, invece, gli interessi ammontano 1.100 euro circa. Si tratta davvero di cifre ridotte al lumicino, ottenute per giunta con Buoni del Tesoro di scadenza medio-lunga che, se non vi fosse sui mercati l'azione calmieratrice della Banca Centrale Europea con il suo quantitative easing, sarebbero pure piuttosto rischiosi. Più lunga è la durata residua di un bond, infatti, maggiore è la probabilità che i suoi prezzi si muovano verso l'alto o verso il basso, in caso di turbolenze delle piazze finanziarie internazionali.


Il Bot sotto zero

Chi vuole andare sul sicuro e comprare i Buoni del Tesoro di più breve scadenza, invece, incassa addirittura dei rendimenti negativi. Nell'ultima asta del 10 marzo scorso, per esempio, i Bot con durata a 1 anno sono stati piazzati sul mercato a un tasso di -0,068%. Chi investe in questi titoli una somma di mille euro, per esempio, dopo 12 mesi si vede rimborsata una cifra  inferiore a quella iniziale: circa 994 euro, da cui va poi sottratta l' imposta di bollo (0,2% del capitale) oltre a qualche decina di euro di spese per la gestione del conto-titoli. Eppure, nonostante questi rendimenti con il segno meno, i Bot continuano a fare il pieno di richieste. Nell'ultima asta, infatti, il Tesoro è riuscito a piazzare senza problemi i 6 miliardi di euro di titoli collocati. Come mai? La ragione è che i bond governativi italiani in circolazione sono tantissimi e hanno sempre un mercato molto liquido, dove è facilissimo rivendere un titolo che si ha nel portafoglio.


La Bce e i tassi a zero: perché danneggiano i risparmiatori


Per questo, i gestori de fondi obbligazionari fanno sempre scorta di Bot e Btp, anche perché in Europa non ci sono molte alternative. I titoli di stato dei paesi meno rischiosi come i Bund tedeschi, infatti, sono ancor più avari di rendimenti e da tempo danno un interesse negativo o pressoché nullo. Queste considerazioni vanno però bene per gli investitori professionisti come appunto i gestori dei fondi. I piccoli risparmiatori privati, invece, di solito si muovono con logiche radicalmente diverse. Chi vuole incassare interessi cospicui comprando i Buoni del Tesoro, dunque, oggi si deve rassegnare. Siamo nell'era dei tassi a zero e la rendita facile è una chimera.


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