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Economia

Se il Bot va sotto zero

Poco più dello 0,3%. E’ il rendimento garantito dai Bot (Buoni Ordinari del Tesoro) con scadenza semestrale, che sono andati in asta nella giornata di oggi, registrando il pieno di domande: il quantitativo di titoli offerti valeva infatti 7,5 miliardi di euro e le richieste hanno sfiorato la soglia dei 13 miliardi. Per lo stato italiano si tratta indubbiamente di una buona notizia, visto che oggi il governo deve pagare sempre meno interessi sul debito pubblico (nella precedente asta, i Bot semestrali sono stati infatti collocati con un rendimento ben maggiore, attorno allo 0,5%).

RENDIMENTI AL LUMICINO

Hanno ben poco da festeggiare, invece, quei risparmiatori (probabilmente pochi) che investono ancora nei Buoni del Tesoro per far fruttare la propria liquidità nel breve periodo. Comprando i Bot, infatti, oggi si ottiene un rendimento ridotto all’osso. Anzi, se si calcola pure il peso delle tasse, si scopre che l’acquisto dei titoli di stato di breve scadenza è addirittura un investimento in perdita e che i rendimenti sono finiti sotto zero.

 Ecco due semplici calcoli, che aiutano a chiarirsi le idee. I Bot, come tutte le altre obbligazioni del debito pubblico, godono ancora di un trattamento fiscale di favore, poiché sono soggetti a una tassazione sui rendimenti del 12,5%, contro l’aliquota del 26% che colpirà dal primo luglio quasi tutti i prodotti finanziari venduti in Italia, dai fondi comuni ai conti di deposito fino alle azioni e obbligazioni. Dunque, se l’interesse lordo del Bot semestrale è lo 0,3% su base annua, il rendimento al netto della tassazione del 12,5% sarà pari allo 0,26% o poco più. A rosicchiare i guadagni dei risparmiatori, però, c’è purtroppo, anche un’altra tassa piuttosto indigesta. Si tratta dell’imposta di bollo, cioè la mini-patrimoniale introdotta dal governo Monti che è pari allo 0,2% del capitale investito.

INVESTIMENTO IN PERDITA

Una volta sottratta l’imposta di bollo, dunque, il guadagno effettivo incassato dall’investitore scende allo 0,06%. Come se non bastasse, però, vanno messe in conto anche le commissioni di acquisto dei titoli applicate dalle banche che, per la sottoscrizione dei Buoni del Tesoro durante le aste, variano di solito tra lo 0,05% e lo 0,3% (0,2% per i Bot semestrali). Ecco dunque il risultato: tenendo conto di tutte le voci di costo, tra tasse e commissioni, chi compra i Bot semestrali incassa in realtà una perdita di quasi lo 0,15%, invece che un guadagno.

LE ALTERNATIVE

Per far fruttare la liquidità nel breve periodo, meglio allora spostarsi su altri prodotti finanziari come i Buoni Fruttiferi Postali (Bfp) o i conti di deposito. Quest’ultimi, oggi assicurano un rendimento lordo del 2,5% se l’investitore è disposto a tenere vincolate le giacenze per almeno 12 mesi. Al netto di tutte le tasse, gli interessi dei conti di deposito più remunerativi scendono all’1,6% (o all’1,8% circa, se la banca si fa carico dell’imposta di bollo). Più variegato è lo spettro dei rendimenti offerti dai buoni postali che variano a seconda della tipologia di Bfp sottoscritti e partono da un minimo dello 0,25% lordo, corrispondente allo 0,21% netto. Il rendimento è basso ma non va dimenticato un particolare importante: chi investe nei buoni postali non paga commissioni di sottoscrizione e non deve versare neppure l’imposta di bollo se il capitale investito è inferiore a 5mila euro.

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