Tecnologia
November 11 2020
Non solo le città d'arte e i piccoli borghi, gli hotel e i ristoranti, stanno patendo il quasi azzeramento dei turisti stranieri nel Bel Paese a causa del coronavirus. Secondo le stime di Federmodaitalia-Confcommercio, gli artigiani subiranno una perdita complessiva valutata intorno a 6 miliardi di euro. Una cifra ingente, pesante, per piccole realtà di eccellenza che non hanno le spalle coperte della grande distribuzione. E che, per la loro sussistenza, contavano parecchio sullo shopping internazionale di chi voleva rimpatriare con una borsa, un paio di scarpe o altri articoli di nicchia fatti a mano, con qualità e passione, come una volta. Elementi tangibili di made in Italy.
In soccorso di queste realtà c'è l'elemento classico che ha smaterializzato i negozi e li ha proiettati sul mondo. Già, il solito eCommerce, dominatore incontrastato di questa epoca di acquisti a distanza. Tra le realtà più interessanti (anche graficamente, nel suo look così immediato e internazionale) c'è Mirta. Il suo scopo è supportare gli artigiani italiani e promuoverne il lavoro, facendoli conoscere in maniera diretta ai clienti in tutto il mondo. Meno prosaicamente, vendendo i frutti del loro ingegno, e delle loro mani, a chiunque desideri comprarli.
«Grazie al digitale, la piattaforma apre le porte delle botteghe artigiane italiane creando un collegamento diretto tra produttore e cliente finale, senza alcun intermediario, mettendo al centro le creazioni, il valore e la firma di ciascun artigiano. Con Mirta, clienti da tutto il mondo possono acquistare prodotti italiani autentici e conoscere la storia di chi li ha realizzati, secondo quali tecniche e con quali materiali» si presentano dalla piattaforma.
Mirta ha però deciso di andare oltre, di non ridursi a essere una vetrina di prodotto. Ha pensato di ricostruire in digitale le botteghe artigiane, «consentendo a chi vi accedere di scoprire il luogo dove il prodotto che si sta per acquistare è stato o verrà creato». Uno stratagemma, un porta d'ingresso laterale, immateriale, attraverso la quale gli stranieri (e noi curiosi) possono recuperare un po' di made in Italy. E chi lo genera, tentare di far quadrare i conti.
Lo strumento si chiama virtual tour e consente ciò che il nome suggerisce: «Permette di entrare più in contatto con il Made in Italy, ed averlo fatto in un momento così delicato ha una valenza maggiore per gli artigiani, per Mirta, e per i nostri clienti» spiega a Panorama.it Ciro Di Lanno, cofondatore di Mirta.
I visitatori possono quindi vedere online i volti degli artigiani, gli strumenti che vengono usati per lavorare la pelle, i disegni delle borse appesi alle pareti come se fossero nella bottega: «All'estero non viene apprezzato solo il prodotto in sé, ma anche ciò che vi è dietro. Abbiamo realizzato il virtual tour anche perché vediamo ogni giorno quanto i nostri clienti sono interessati a sapere di più riguardo gli artigiani. Addirittura, molti dei clienti ci chiedono di salutare e ringraziare l'artigiano che ha realizzato ciò che hanno comprato» commenta Martina Capriotti, l'altro co-founder di Mirta.
La prima bottega ad avere il proprio virtual tour è la Pelletteria Artigiana Viviani di Firenze (foto sopra, basta cliccare qui). È solo il primo dei tanti che saranno aggiunti alla piattaforma, sia per dare spazio a tutti gli artigiani, sia perché ogni bottega è diversa dalle altre. Vive di un'unicità da proteggere. Ed esibire, con ogni mezzo possibile.