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Braccialetti elettronici: una protezione inefficace per le donne vittime di violenza

Negli ultimi mesi, l'Italia ha assistito a un allarmante incremento dei femminicidi, che ha rimesso in discussione l'efficacia del sistema di braccialetti elettronici, concepito per tutelare le vittime di violenza. I casi di Torino, San Severo e Civitavecchia sono solo alcuni esempi di come, nonostante l'implementazione di questi dispositivi, le donne non abbiano ricevuto la protezione necessaria come dimostrano le storie di Camelia Ion, Celeste Palmieri e Roua Nabi.

Camelia Ion, una giovane donna rumena che viveva a Torino, era stata vittima di violenza domestica per anni. Quando finalmente ha trovato il coraggio di denunciare il suo ex compagno, le autorità hanno installato un braccialetto elettronico per monitorare i suoi spostamenti. Nonostante questa misura, Camelia è stata uccisa a coltellate sotto gli occhi dei suoi figli perché il dispositivo non ha funzionato.

Il caso di Celeste Palmieri, a San Severo, è simile. Il suo ex marito era stato monitorato da un braccialetto elettronico dopo reiterate minacce di morte. Ma il sistema non ha impedito all’uomo di presentarsi di nuovo alla sua porta. Quel giorno, Celeste non ha avuto scampo. Il dispositivo non ha inviato l’allarme necessario, permettendo all’uomo di portare a termine il suo piano.

Non è andata meglio a Roua Nabi, una giovane donna di Civitavecchia, che viveva nel terrore del suo ex compagno. Anche per lei era stato predisposto un braccialetto elettronico, ma un guasto tecnico ha reso inutile il dispositivo. Roua è stata assassinata nella sua abitazione, senza che il sistema di sorveglianza potesse impedire la tragedia.

Ma purtroppo non sono casi isolati. Attualmente, il sistema di braccialetti elettronici in Italia genera oltre 20.000 falsi allarmi ogni giorno, un numero impressionante che sta mettendo in crisi le forze dell’ordine. Per ogni falso allarme, una pattuglia deve essere mobilitata, rallentando i tempi di risposta alle reali emergenze. Il contratto triennale da oltre 15 milioni di euro affidato a Fastweb nel 2023 dovrebbe garantire un monitoraggio sicuro ed efficiente, ma le segnalazioni di malfunzionamenti sono in aumento e non si limitano ai falsi allarmi. L’installazione e la manutenzione dei dispositivi sono spesso inadeguate come dimostrano alcuni casi del 2023 verificatesi a Roma, Venezia e Cagliari, dove la mancanza di copertura del segnale e i problemi di installazione hanno compromesso la sicurezza delle vittime.

Infatti dal punto di vista tecnico, il sistema dei braccialetti elettronici si basa su una rete di geolocalizzazione e monitoraggio, progettata per operare in sinergia tra le forze dell'ordine, i servizi di telecomunicazione. I braccialetti elettronici utilizzano la tecnologia GPS e la geolocalizzazione per tracciare la posizione degli individui monitorati, comunicando in tempo reale con le centrali operative delle forze dell'ordine. Un punto critico è rappresentato dalla copertura del segnale. In alcune aree, i braccialetti non ricevono un segnale GPS adeguato, impedendo una corretta geolocalizzazione. Questo problema può verificarsi in zone rurali o in edifici con strutture particolari, dove il segnale può risultare debole o assente. La conseguenza è che il braccialetto non riesce a registrare eventuali violazioni, lasciando le vittime esposte a rischi reali.

Le problematiche tecniche inoltre si amplificano ulteriormente quando si considerano i fattori umani. L'installazione dei braccialetti deve essere eseguita con precisione, ma spesso vengono riportati casi in cui l'apparecchio è stato installato in modo errato, compromettendo la sua funzionalità. Ad esempio, errori di calibratura o di posizionamento possono impedire la corretta attivazione dell'allarme in situazioni di pericolo.

Criticità che ci sono state confermate da un operatore delle forze dell’ordine che ha preferito restare anonimo: “Con i soggetti agli arresti domiciliari, riscontriamo numerosi problemi con i braccialetti elettronici, che spesso generano falsi allarmi quotidiani. Vengono assegnati con troppa facilità, risultando inefficaci nel garantire un controllo reale. Questi malfunzionamenti rallentano i tempi di intervento e complicano la gestione delle misure cautelari, mettendo a rischio la sicurezza. Nei casi di stalking, fino ad ora non abbiamo rilevato falsi allarmi, ma in caso di mancata copertura GPS, non c’è alcuna protezione per le vittime.”

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