Economia
July 17 2018
A meno di nove mesi dal divorzio dall’Unione Europea, la Camera di Commercio Britannica ha pubblicato una raccolta di 24 domande che gli imprenditori si pongono senza aver avuto un riscontro soddisfacente da parte delle istituzioni. Le aziende, infatti, non sanno se dovranno fare i conti con nuovi regolamenti, nuove tariffe e nuovi controlli ai confini. Ma fra le questioni irrisolte, ricorda Cnn, entrano anche la possibilità di spostare i dipendenti e il sistema delle imposte.
Stando al Libro Biancopresentato da Theresa May nei giorni scorsi, Londra mira a conservare la libera circolazione delle merci grazie a un’intesa per l’unione doganale con l’Europa. La libera circolazione delle persone, inoltre, dovrebbe essere garantita per alcune categorie, come turisti, studenti e lavoratori qualificati e temporanei. All’indomani della presentazione della linea morbida impostata da Downing Street, la Camera di Commercio Britannica sottolinea che il punto di domanda sulla maggior parte delle questioni rimane. Ecco, dunque, quali sono i sottogruppi di variabili con cui gli imprenditori britannici devono fare i conti, senza sapere come.
Le aziende non sanno se potranno assumere e a quali condizioni i dipendenti dei paesi europei. I viaggi di lavoro fra il Regno Unito e l’Unione Europea, inoltre, potrebbero richiedere costi, pratiche e visti. Analogamente, non è chiaro se i dipendenti potranno essere spostati fra il Regno Unito e i paesi Ue.
Gli imprenditori non hanno informazioni sulla possibilità di partecipare ai progetti di ricerca dopo il 2020 e sul supporto finanziario dalla Banca Europea di Investimento. Inoltre, non è chiaro in che modo il Regno Unito potrebbe sostituire questi concorsi e sovvenzionare la ricerca.
Sarà necessario pagare l’Iva al momento dell’importazione oppure sarà possibile rimandare l’addebito? E ancora, le imprese si chiedono se bisognerà registrarsi per ottenere una posizione iva per ogni singolo mercato europeo in cui si hanno clienti.
Mancano ancora informazioni sulle procedure di controllo e sui regolamenti a cui le aziende britanniche e i loro prodotti saranno soggetti. Inoltre, restano dubbi sul fatto se la dichiarazione di conformità siglata da un organismo britannico sarà valida e sufficiente per l’Unione Europea e lo stesso si applicherà alla definizione di standard industriali in futuro.
Mentre la questione delle tariffe resta aperta, le aziende non hanno informazioni su quali regolamenti entreranno in vigore per la definizione dell’origine dei prodotti e per la possibilità di trasferire prodotti e persone dopo marzo 2019.
Anche i controlli, le procedure e le ispezioni per i prodotti Made in Uk potrebbero cambiare e questo potrebbe segnare un aumento delle procedure amministrative per l’esportazione nell’Unione Europea. Le aziende non hanno ancora indicazioni sul fatto se saranno istituite corsie preferenziali per alcuni business. Infine, resta il punto di domanda per le procedure commerciali fra l’Irlanda e l’Irlanda del Nord.
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