News
July 31 2017
La libera circolazione dei cittadini Ue verso la Gran Bretagna terminerà nel marzo 2019, esattamente quando il Paese lascerà l'Unione. Lo ha fatto sapere l'ufficio della premier, Theresa May, chiarendo una questione su cui c'erano state dichiarazioni contraddittorie all'interno dell'esecutivo. Il portavoce ha aggiunto che le proposte per un nuovo sistema dopo la Brexit saranno fatte "il più rapidamente possibile" ma ha aggiunto che sarebbe sbagliato "speculare su come potrebbe essere o ipotizzare che la libera circolazione continuerà così come è ora".
Nei giorni scorsi il ministro degli Esteri, Philip Hammond, aveva detto che non ci sarebbe stato alcun cambiamento al sistema di ingressi quando la Gran Bretagna lascerà l'Unione Europea. Per quanto riguarda, invece, lo status dei cittadini Ue residenti in UK, May aveva parlato di una proposta generosa, ma essa è semplicemente lo specchio della sua attuale condizione; non a caso prima di illustrare le misure sugli stranieri residenti, ha annunciato la firma dell’accordo col partito unionista nord-irlandese del Dup per governare. Se il governo è di minoranza, le proposte sulla Brexit sono farraginose.
Nel dettaglio è emerso come i cittadini EU attualmente in Gran Bretagna sono circa 3 milioni, e tutti dovranno avere un "settled status". Il dettaglio finisce qui, segue una serie di punti che fanno emergere domande immediate.
La prima è: da quando? Insomma il cut off date, la data dal quale Brexit avrà davvero inizio per i cittadini non UK quale sarà? 29 marzo d’accordo, ma di quale anno: 2017, 2018, 2019? Da questa data dipendono molte cose: i 5 anni già maturati, o chi deve ancora maturarli, per aver diritto alla cittadinanza.
Ma di certo per tutti ci sarà un nuovo ID, non si capisce se una tessera o un codice in un database, e questo annullerà gli iter di chi negli ultimi anni aveva intrapreso la domanda di cittadinanza secondo le leggi vigenti, parliamo di almeno 150 mila individui. Tempo speso per nulla, soldi spesi per nulla.
Money talks! Un altro passaggio ambiguo è quello relativo ai guadagni minimi richiesti per poter raggiungere il "settled status", si parla di 18.600 sterline l’anno: non proprio chiaro se a persona o a nucleo familiare e questo introduce ulteriori dubbi sul tema dei ricongiungimenti familiari appunto.
E quale reciprocità col milione di cittadini UK che vivono nella EU? Si capisce, ad esempio, che la Corte di Giustizia Europea non sarà più fonte di diritto a Londra, e quindi il "settled status" si configura come un potenziale regresso sul fronte delle garanzie civili.
Insomma, più che generosa la proposta di Theresa May sembra davvero abbozzata. Questo ha portato Michel Barnier, il negoziatore capo per conto di Bruxelles, a stigmatizzare la proposta May chiedendo "lo stesso livello di protezione" per i cittadini di ambo le parti. Lo ha fatto con un tweet. Tempi moderni: gli inglesi spacciano bozze per proposte e i paludati tecnocrati di Bruxelles rispondono con tweet. Insomma, la cosa è grave ma non seria, al momento.
La Brexit, come sanno bene alla Bce o i tedeschi, ad esempio, si gioca su un piano finanziario ed economico di clamorosa rilevanza. Ci riferiamo ai 600 miliardi di dollari che Londra intermedia per il mercato Ue sui derivati, o alla politica dei dazi che investe la stessa disciplina della Wto. Insomma Brexit non è la fine dell’idraulico polacco - figura mitologica - che distorceva l’economia britannica, ma un complesso sistema giuridico di rapporti di forza economici (leggasi divorzio d’interesse) che al momento non si annuncia consensuale.