Brexit: come e perché potrebbe arrivare lo stop

Fra oggi e domani, la Camera dei Comuni prenderà in considerazione l'opportunità di accettare o meno gli emendamenti fondamentali formulati dalla Camera dei Pari sulla proposta di uscita dell’Unione Europea, il cosiddetto “Withdrawal Bill”. Secondo il Guardian, che dedica un articolo all’argomento, è possibile che il governo riuscirà a rovesciare gli emendamenti più radicali dei Lord, impegnando la Gran Bretagna a mantenere la Carta dei diritti fondamentali dell'UE dopo la Brexite a rimanere nello spazio economico europeo insieme alla Norvegia, Islanda e Liechtenstein. 

Come funziona l’emendamento di Lord Hailsham

Per contro, il governo potrebbe essere sconfitto sull'emendamento che lo obbliga a "informare il Parlamento delle misure adottate per negoziare la partecipazione britannica a un'unione doganale", un emendamento che, comunque, non vincola il governo a rimanere effettivamente nell’unione doganale. Tutto bene, dunque? Non proprio, perché nel conto entra anche l’emendamento 49 presentato alla fine di aprile da Douglas Hogg, conservatore noto come Lord Hailsham, approvato con 335 voti a favore e 244 contrari. L’emendamento richiede l’approvazione del Withdrawal Bill entro il 30 novembre da parte di entrambe le camere che, successivamente, dovranno approvare entro il 31 gennaio del 2019 un atto che prevede l’implementazione dell’accordo . 

Perché è importante la scadenza del 31 gennaio

Quello che sembra un emendamento innocuo, in realtà, darebbe alla Camera dei Lord (in cui circa l’80% dei membri ha votato a favore dell’opzione di rimanere nell’Unione Europea) un veto sulla Brexit. Il governo, infatti, non può dettare l’agenda dei Lord che hanno il potere di decidere quando prendere in considerazione una mozione per approvare il contratto di ritiro e questo, di conseguenza, potrebbero ritardare oltre il termine del 31 gennaio il passaggio del disegno di legge per l'attuazione. L'emendamento consentirebbe inoltre al Parlamento di rifiutare l'accettazione di un accordo. Di conseguenza, la Gran Bretagna rimarrebbe un membro dell'Unione Europea a dispetto dei risultati del referendum.

In che modo il Parlamento può ribaltare le decisioni

L’emendamento di Lord Hailsham avrebbe altre conseguenze, perché - di fatto -, sostituisce il parlamento al governo nel processo negoziale. Se il parlamento rifiutasse di approvare l'accordo, il governo dovrebbe tornare al tavolo dei negoziati per garantirne uno migliore. Da un lato, questa è un'assurdità costituzionale, perché il ruolo del Parlamento è di esaminare la legislazione e la politica e non di negoziare. Negli affari internazionali, la Gran Bretagna è rappresentata dal governo e non dai parlamentari. Infatti, solo chi è coinvolto direttamente nella negoziazione ha le conoscenze per valutarne l’attuabilità e, dunque, non è possibile effettuare valutazioni da parte di chi non ha l’autorità per decidere. La conseguenza è che nel momento in cui fosse noto che qualsiasi accordo concluso potrebbe essere rovesciato da un parlamento in cui predomina il partito del Remain, l’emendamento Hailsham indebolirebbe la capacità negoziale britannica.

Un governo Corbyn o nuove elezioni

Se l'accordo di ritiro venisse sconfitto dal parlamento, invece di rinegoziare, la Gran Bretagna uscirà dall'Unione europea il 29 marzo 2019 senza un accordo. A questo punto, però, il governo non potrà sopravvivere alla sconfitta e i Comuni, in una configurazione parlamentare come quella attuale priva di maggioranza assoluta in cui il Partito Conservatore ha dovuto cercare un’alleanza con il Partito Unionista Democratico, potranno far cadere il governo. Qui si aprirebbero due opzioni: un debole governo minoritario Corbyn o nuove elezioni.

La maggioranza del parlamento è contro l'uscita

L'emendamento Hailsham, inoltre, attira l'attenzione sul problema fondamentale che affronta il governo, che sta cercando di attuare la volontà espressa dai cittadini britannici nel referendum sulla Brexit a cui, però, la maggioranza dei parlamentari e dei pari si oppongono. Per la prima volta nella storia costituzionale britannica, dunque, il parlamento sta approvando una legislazione in cui non crede. Ma ciò che è stato deciso dal voto può essere annullato solo dalle persone e non dal parlamento che può soltanto fornire al popolo la possibilità di decidere sull’accordo. Parlando giovedì a Berlino, Sir Alan Duncan, Ministro degli Esteri, ha dichiarato: “E’ ipotizzabile chiedere in un referendum se i cittadini approvano o meno l’accordo di uscita dall’Unione”.

Per saperne di più:

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