L'Europa che conoscevamo non esiste più. Dopo il referendum, la Gran Bretagna non farà più parte dell'Unione europea. "Deve essere fatto ogni sforzo possibile per costruire un nuovo rapporto con l'Europa" scrive Simon Jenkins, in un articolo sul Guardian.
"Altri leader europei, preoccupati adesso per le pressioni alla disgregazione dell'unità, devono capire che tutti hanno interesse a ridurre il danno. L'idea di "punire" La Gran Bretagna potrebbe solo aggravare il rischio per la stabilità europea".
Le conseguenze ideologiche del referendum sono chiare. Il risultato significherà un aumento al sostegno per i partiti di estrema destra, soprattutto in paesi, come ad esempio la Svezia, dove questi movimenti sono in crescita. Secondo il Guardian, i sondaggi ora dimostrano che da quarto a un terzo della popolazione europea disapprova l'Unione.
Geert Wilders, politico olandese contrario all'immigrazione, ha chiesto di indire subito un referendum sulla Ue: "Vogliamo essere responsabili del nostro paese, del nostro denaro, dei nostri confini e della nostra politica di immigrazione".
Il quotidiano greco Kathimerini sostiene che la Brexit potrebbe minacciare la permanenza in Europa della Grecia. "La preoccupazione principale di Atene dovrebbe essere che la vittoria della Brexit indebolirà l'Eurozona, e rafforzare la posizione della Grecia all'interno della moneta unica richiederebbe più strumenti e un maggiore livello di integrazione di quelli attuali".
Guardian e Washington Post, riflettono sul fatto che la Brexit potrebbe radicalizzare sentimenti già presenti di autodeterminazione e di conquista. La Scozia chiederà di lasciare la Gran Bretagna. La Spagna vuole la sovranità di Gibilterra.
Secondo il New York Times le multinazionali potrebbero spostare molti posti di lavoro dalla Gran Bretagna verso altri centri finanziari nell'Unione europea come Parigi, Francoforte, Dublino e Amsterdam. Londra, insomma, potrebbe non essere più il simbolo del successo del vivace cosmopolitismo europeo.