Chris Ratcliffe/Getty Images
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Economia

Brexit: le grandi aziende (non tutte però) firmano per restare in Europa

Contro la Brexit scendono in campo anche i dirigenti delle grandi aziende britanniche quotate in borsa, anche se sono meno di quanto ci si aspettasse. Sono infatti “solo” 36 delle 100 dell’Index FTSE che hanno firmato una lettera pubblicata dal The Times in cui si sostiene che l'eventuale uscita del Regno Unito dall'Unione europeapuò costituire un "deterrente agli investimenti in Gran Bretagna".

I vertici di aziende come Bt, Marks&Spencer e Vodafone, Burberry, BAE Systems e EasyJet, aggiunge la Bbc, hanno inoltre rilevato come la Brexit - il referendum il prossimo 23 giugno - metta a rischio l'occupazione nel paese.

La lettera si rifà chiaramente a quanto suggerito anche dal premier conservatore, David Cameron, nel suo discorso lunedì al parlamento di Westminster, con il quale ha avvertito che "lasciare l'Unione potrebbe influire negativamente sui lavoratori per anni avvenire". Oltre ai 36 dirigenti delle quotate, altri 160 manager hanno aggiunto la loro firma all'appello.

Fra questi anche le autorità che gestiscono gli aeroporti di Heathrow e Gatwick, i due scali principali della capitale britannica. Nella lettera è scritto anche senza mezzi termini che "le imprese hanno bisogno di un accesso senza limiti a un mercato europeo di 500 milioni di persone, al fine di proseguire nella crescita, negli investimenti e nella creazione di lavoro".

Tuttavia, vale la pena di notare come quasi due terzi delle aziende quotate nel Regno Unito non abbiano firmato l'appello. Fra queste, alcune particolarmente significative, sottolinea la Bbc, come Tesco, Sainsburys, RBS e Barclays.

Effetto Boris Johnson

Intanto, i vari sondaggi effettuati nella serata di lunedì 22 febbraio hanno mostrato come la presa di posizione del sindaco di Londra, Boris Johnson abbia dato un forte impulso al dibattito, alle discussioni e all'interesse sul rapporto fra Gran Bretagna e Unione europea.

I quotidiani in edicola definiscono il contesto in cui si gioca la partita addirittura “elettrizzato” dal primo cittadino della metropoli inglese, che ha sciolto ogni riserva nella giornata di domenica decidendo di unirsi al fronte degli euroscettici a favore dell’uscita del Paese dal recinto comunitario.

Secondo un sondaggio Bmg, almeno il 9% dei britannici cambierà opinione rispetto alla questione seguendo quanto indicato da Johnson, conservatore che tuttavia più volte si è discostato dalla posizione ufficiale del partito dei Tory.

Altri analisti, come quelli della banca Citi, hanno invece sottolineato come la posizione del sindaco possa influire sull’esito anche per un 30 o 40%, contro il 20% di pochi giorni fa.

I sondaggisti spiegano tutto questo interesse per il primo cittadino con il fatto che finora le due campagne, quella pro e quella contro la Brexit, non hanno potuto contare su personaggi veramente carismatici. Fino all'arrivo del biondo e anticonformista sindaco.

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