Economia
August 22 2018
Con l’approssimarsi della Brexit, le aziende britanniche iniziano a fare i conti con la scarsità di personale. Lo certifica un’indagine condotta da The Chartered Institute of Personnel and Development e rilanciata dal Guardianche ha preso in considerazione i pareri di duemila datori di lavoro. Gli intervistati hanno dichiarato che il numero di candidature per posti di lavoro disponibili ha iniziato a calare a partire dalla scorsa estate. Il dato riguarda qualsiasi livello di specializzazione e obbliga le aziende ad aumentare gli stipendi per cercare di contrastare la tendenza e conquistare i lavoratori disponibili.
Il numero di europei trasferiti nel Regno Unito ha raggiunto il livello più basso dal 2013, con un totale di 101mila persone per il 2017. Le candidature per le posizioni meno qualificate sono passate dal 24 al 20%, mentre quelle medie sono calate dal 19 al 10%. Per le aziende diventa più difficile selezionare e mantenere talenti e questo vale, in particolare, per quelle realtà che tradizionalmente si affidano a lavoratori provenienti da altri paesi e che, dunque, si scoprono più esposte alle politiche di immigrazione del Regno Unito.
Secondo uno studio della società di consulenza Mercer citato dalla stessa testata, le dimensioni della forza lavoro nel mercato britannico dovrebbero crescere di 820mila unità entro il 2025, una forte frenata rispetto ai quasi due milioni di persone che sono entrate nella decade precedente. Nei sei anni successivi alla Brexit, la crescita stimata della forza lavoro passerà dal +9% al +2,4%. Il dato preoccupa anche il governo, perché finirà per coincidere con un incremento della necessità di risorse nel settore dell’assistenza e della sanità. Come altri paesi occidentali, il Regno Unito deve affrontare il problema dell’invecchiamento della popolazione: nel 2025, oltre due milioni di cittadini avranno superato i 65 anni.
Oltre alla salute, anche l’ospitalità, le vendite e l’agricoltura rischiano di essere penalizzati dal calo di ingressi di lavoratori stranieri, mentre le università, l’industria farmaceutica e le banche sono in prima fila fra le realtà che temono di non riuscire ad attirare talenti internazionali. Londra, in particolare, potrebbe risentire più fortemente di questa tendenza in quando la sua economia dipendente maggiormente da una forza di lavoro giovane e internazionale. Sempre secondo Mercer, la popolazione della capitale di età inferiore ai 30 anni potrebbe calare del 25% nei prossimi otto anni, mentre dovrebbe aumentare nella stessa misura quella degli over 50.
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