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EMMANUEL DUNAND/AFP/Getty Images
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Brexit: il punto sulla trattativa

La data è quella del 19 giugno 2017. Dopo un anno esatto dal referendum che ha cambiato il corso della storia europea è da lì che è partita la trattativa tra la Ue e la Gran Bretagna per la Brexit che dovrà concludersi entro marzo del 2019. In questo post seguiamo passo passo l'evoluzione di uno dei processi più sfidanti e sconvogenti che l'Unione Europea si trova ad affrontare dalla sua fondazione.

Per sintetizzare lo spirito con cui affronteranno il prossimo difficile negoziato, Michel Barnier, responsabile dei negoziati per la Brexit della Commissione Europea ha dichiarato: "Qualcuno ha chiesto a Jean Monnet se era ottimista o pessimista", riferendosi al politico francese che fu tra i padri dell'integrazione europea, "la sua risposta, che sottoscrivo con l'umiltà del caso, è stata "non sono ottimista nè pessimista, sono determinato". Il segretario di Stato del Regno Unito, David Davis, gli ha risposto citando Winston Churchill: "L'ottimista vede un'opportunità in ogni pericolo, il pessimista un pericolo in ogni opportunità".

Lo scenario

La trattativa inizia in un periodo politico completamente diverso da quello di un anno fa. I conservatori che stavano per stravincere le elezioni per guidare il Paese con Theresa May nel ruolo di primo ministro oggi sono stati fiaccati da una serie di attentati e di gravissimi incidenti che hanno stravolto il Regno Unito. Il tema della sicurezza ha messo a dura prova proprio il partito conservatore alle recenti elezioni anticipate in cui il partito laburista di Jeremy Corbin ha recuperato elettori e posizioni.

Le priorità per la Ue

Theresa May, ha accettato le priorità definite dalle istituzioni comunitarie: la protezione dei cittadini europei residenti in Gran Bretagna e di quelli britannici residenti in Ue, gli aspetti finanziari dell'uscita, il confine in Irlanda. E ha accettato anche la tempistica: prima i colloqui sul divorzio, e in un secondo momento quelli sulla nuova relazione bilaterale.

Le priorità per la Gran Bretagna

Al primo posto per i britannici c'è l'esigenza di garantire ai cittadini gli stessi diritti di cui godono ora. Si tratta di oltre tre milioni di europei nel Regno Unito e di circa un milione e mezzo di britannici nell'Unione europea. Più difficile la soluzione del problema sul confine irlandese.

I temi principali

Sono oltre 19mila le norme europee presenti nella legislazione britannica, dall'agricoltura al mercato interno, dalla sicurezza alla libera circolazione, su cui dovrà essere trovata un'intesa entro marzo 2019. Senza accordo, infatti, il rischio è che cessino di avere valore legale dall'oggi al domani lasciando il caos. Ecco quali sono i temi principali.

  • Diritti dei cittadini: deve essere garantita una continuità ai diritti sociali, economici e politici sia ai cittadini Ue che vivono in Gran Bretagna sia ai britannici che vivono in Ue.
  • Il conto da pagare: le stime vanno dai 60 ai 100 miliardi di euro. Sono quelli che Londra deve a Bruxelles in virtù degli impegni presi sul bilancio Ue e nelle sue istituzioni finanziarie.
  • Mercato unico: Bruxelles è stata chiara, nessun accesso al mercato interno europeo di beni e capitali senza la libera circolazione dei lavoratori Ue. I due aspetti sono inscindibili.
  • Agenzie Ue: con l'addio di Londra, l'Agenzia per il farmaco (Ema) e l'Authority delle banche (Eba) dovranno essere ricollocate altrove nell'Ue. Quasi tutti i 27 sono interessati. 
  • Irlanda del Nord: dovrà essere assicurata una frontiera leggera tra Dublino e Belfast per garantire la pace, nel rispetto dei cosiddetti Accordi del venerdì santo del 1998.

"Un accordo equo è possibile - ha spiegato Barnier - ed è meglio di nessun accordo".

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