La grande storia di Bruce Springsteen: «Elvis mi ha cambiato la vita»

"...Per la grande occasione, quella sera Doug e Adele acconsentirono a che Bruce restasse sveglio fino a tardi a guardare la televisione. Elvis, con una camicia di velluto e un gilet a strisce dorate, fu una vera e propria folgorazione: Springsteen in seguito racconterà più volte come gli si aprirono gli occhi per la prima volta, prefigurando quella che avrebbe scelto come futura strada.

“In un attimo di luce, accecante come un universo che dà vita a un miliardo di stelle, ecco materializzarsi la speranza, il sesso, il ritmo, l’entusiasmo, le possibilità, un diverso modo di guardare, di percepire, di pensare, di vedere il tuo corpo, di pettinarti i capelli, di vestirti, di muoverti e di vivere. Una nuova gioiosa rivendicazione, una sfida, una via di fuga da questo mondo di morti viventi, da questa cittadina-bara in cui ero sepolto insieme a tutti i miei cari.”

Il giorno dopo Bruce implorò la mamma di procurargli una chitarra con inconsueta insistenza, ben lungi tuttavia dall’essere un capriccio di un bimbo di sette anni. Non potendo permettersi l’acquisto, nel giro di pochi giorni Adele ne noleggiò una acustica semi-giocattolo da Diehl’s Music, in South Street a Freehold. Bruce la ricorda ancora nei dettagli, con il finto fodero di coccodrillo, il velluto verde all’interno e con il profumo di essenze di legno, un “mix di piacere e sogni”. Il manico così grande per le sue dita da bambino era un avversario troppo arduo da affrontare, sicché dopo due settimane di lezioni il suo oggetto del desiderio fu riconsegnato al negozio. La mattina prima di restituirla, tuttavia, Bruce ne sperimentò un altro potere: nel cortile di casa, davanti a un pubblico di sei ragazzini del vicinato, tenne il suo primo “concerto”, con pose alla Elvis, urla da rocker e movimenti ritmici delle gambe e del bacino. Non cantò nulla, ovviamente, non emise neanche una nota, ma ebbe la certezza che in quella“gioiosa, stupida pantomima” che aveva divertito i suoi piccoli fan occasionali c’era tutto quello che voleva: “Più vita, più amore, più sesso, più speranza, più verità, più potere, più azione, e soprattutto più rock and roll”.

«Vedere Elvis in tv allo show di Ed Sullivan mi ha cambiato la vita» - BRUCE SPRINGSTEEN

Dopo il fiasco con la chitarra, Bruce provò a rifarsi con il football e con il baseball, ma nulla da fare: il suo chiodo fisso era la musica. In ogni caso, ci vorranno cinque anni prima che imbracci un’altra chitarra: l’occasione si presentò nel settembre del 1962. A giugno di quell’anno, la madre aveva portato lui e Ginny allo Steel Pier di Atlantic City, NJ per assistere al loro primo concerto: una matinée pseudo live di Chubby Checker e il successivo show della cantante Anita Bryant. Bruce tornò a casa deciso più che mai a riprendere in mano il suo sogno. Per poter acquistare una chitarra nuova iniziò a fare lavoretti saltuari come il tagliaerba a casa di zia Dora per 50 cen- tesimi all’ora, o l’imbianchino e il catramista sui tetti dei vicini.

Così, dei suoi primi 20 dollari, ben 18 se ne andarono per l’acquisto dell’anelato strumento: un semi-rottame marrone scovato al Western Auto Appliance Store, un magazzino in centro che vendeva pezzi di ricambio per auto e chitarre economiche. Bruce riaffrontò il manico, mortale nemico di qualche anno prima, e le corde metalliche, ancora troppo dure per i suoi giovani polpastrelli, ma riuscì a comporre le sue prime canzoni con la chitarra ancora scordata. La prima svolta avvenne una domenica a casa di zia Eda, quando scoprì che suo cugino Frank, ottimo fisarmonicista, sapeva anche suonare la chitarra e che soprattutto, era disposto a dargli delle lezioni.

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