Economia
August 22 2018
Dopo la flat tax, la Lega punta sulle aliquote agevolate per i risparmiatori che investono in Btp. Per ora è solo un'idea, ma tra un mese potrebbe diventare realtà, quando sarà iniziato quello che si annuncia come un autunno bollente per i nostri titoli di stato: tra fine agosto e i primi di ottobre Fitch e Moody's rivedranno infatti il loro di giudizio sul merito di credito dell'Italia. Il 24 ottobre tocca a S&P.
Ad annunciare la nuova soluzione per "promuovere l'acuisto dei titoli di Stato da parte delle famiglie italiane" è stato il senatore leghista Armando Siri, sottosegretario alle infrastrutture e autore del libro Flat tax che ha dato il la alla ricetta fiscale del Carroccio nella sua nuova veste sovranista.
In un'intervista apparsa sul Corriere della sera prima di Ferragosto, Siri ha detto che presenterà a fine settembre una proposta di legge per l'istituzione di nuovi contenitori fiscali molto simili ai PIR, ma che consentiranno di dirottare il risparmio degli italiani questa volta a sostegno del debito pubblico. Le agevolazioni fiscali dei PIR valgono invece per gli investimenti nel made in Italy (azioni e bond di società italiane o di società estere ma con una stabile organizzazione in Italia) e quindi verso l'economia reale.
Le nuove scatole fiscali avranno la forma di conti individuali di risparmio (CIR), in cui il risparmiatore potrà depositare somme che saranno poi investite dalla banca o dalla compagnia assicurativa solo in titoli di stato italiani. Siri ha detto al Corriere che il provvedimento prevede "un'agevolazione fiscale efficace, per poter rendere l'investimento ben remunerato".
Qualche dettaglio in più sul provvedimento lo ha dato Lettera43, che ha potuto visionare una bozza del testo: aste riservate per le famiglie; due cedole all'anno; indicizzazione all'inflazione e una rendita comunque superiore a quella di mercato; tassazione inferiore all'attuale 12,5 per cento (che è già meno della metà del 26 per cento applicato su quasi tutti gli altri sturmenti finanziari) e un premio per chi rinnova le sottoscrizioni.
Perché per calmare lospread la Lega chiama alle armi gli italiani, anzi i loro portafogli? Numeri in mano, il patrimonio finanziario in mano agli italiani potrebbe sembrare un'arma molto potente: parliamo di una cifra di 4.200 miliardi di euro, stando alle più recenti stime di Banca d'Italia, che si trova per oltre un terzo in depositi e conti correnti. Solo 100 miliardi di euro sono stati investiti dai risparmiatori in titoli di stato italiani (dati allo scorso maggio).
Ad oggi, infatti, le famiglie detengono solo il 6 per cento del nostro debito pubblico e la Lega vorrebbe aumentare questa quota: oltre la metà del nostro debito pubblico è in mano a banche, fondi e assicurazioni italiane (compresa Bnaca d'Italia), ma gli stranieri controllano ancora circa un terzo dei titoli in circolazione (circa 700 miliardi di euro) e possono ancora fare, quindi, il bello e cattivo tempo. Se vendono, lo spread schizza in alto, come è già accaduto i primi di agosto e a fine maggio.
Il problema però è la velocità dei mercati, che possono impiegare anche solo una settimana per portare il rendimento dei titoli italiani alle stelle, rispetto alla lentezza di un processo che potrebbe richiedere anni per traghettarele ingenti risorse finanziarie private degli italiani a sostegno del debito.
Immaginando un successo pari a quello dei PIR (circa 11 miliardi di euro raccolti nel 2017), la quota in mano alle famiglie italiane resterebbe entro un anno comunque all'incirca del 6 - 7 per cento. E replicando per i CIR le stime per i prossimi tre anni fatte da Intermonte SIM per i PIR (una raccolta di 60 miliardi entro il 2021), gli italiani potrebbero persino arrivare a quasi raddoppiare il loro peso tra i creditori dello Stato, superando il 10 per cento. Ma bisognerebbe aspettare tre anni.
Senza contare che un declassamento del nostro debito a un gradino sopra "spazzatura" (junk bond), potrebbe spingere persino le banche e le assicurazioni italiane ad alleggerirsi di tale peso per evitare perdite in bilancio. In questo caso, però, i CIR potrebbero essere l'uovo di Colombo, permettendo agli istituti di scaricare direttamente sui risparmiatori il rischio Btp.