Bugie e miti: rovinano le persone e limitano l'innovazione

Alda Merini mi spiegò anni fa la differenza tra la bugia ed il mito.

La prima è circostanziata, relativa ad un fatto preciso, ad un comportamento negativo di una persona, di cui si parla per metterla in cattiva luce.

Se questa persona viene tacciata di aver commesso una cattiva azione, potrà sempre difendersi, dimostrando che quel comportamento non è avvenuto, che il fatto non si è verificato o si è svolto diversamente da come viene descritto.

La bugia non è subdola: permette di difendersi da essa, con la forza di una verità che sbugiarda l’autore e si ritorce contro di lui.

Il mito invece è pericoloso! Il mito è un generale discredito che si associa ad una persona, senza che venga addotto un fatto o un comportamento preciso, che dia fondamento al cattivo giudizio espresso su di essa.

Si sente dire, di Tizio o di Caio: “è inesperto”, “è una testa calda”, “è troppo buono”, “non è concreto”, “non è creativo”, “non è un buon leader”, “ha un brutto carattere”, “è difficile da gestire”, “non ha voglia di lavorare”.

Un mito spesso nasce per scherzo: in un corridoio, in un bar, su una spiaggia, ma può diventare un’etichetta che segna una persona, limitandone la carriera.

Il mito non può essere confutato facilmente, perché si basa sulla sottile nuvola della maldicenza, non su fatti concreti, e quella nuvola sfugge, è ineffabile, senza rimedi, a meno di alimentare un mito di segno opposto, ma è molto difficile riuscirci.

Se il mito si è diffuso troppo, meglio per la persona cambiare luogo di lavoro, area di attività o addirittura azienda, se è possibile farlo. 

Attenti a non giudicare i colleghi, gli amici, i conoscenti, sulla base di miti fondati sulla maldicenza. Quest’ultima è un vocabolo sdentato che, anche se parte per gioco, quando arriva a destinazione mette mandibole di ferro.

I miti sono i nemici per eccellenza dell’innovazione, perché evitano di discutere veramente di persone, regole, comportamenti, innovazioni, e creano una cultura dominante, che rende ogni idea innovativa e spesso anche gli innovatori in apparenza prima ridicoli, poi pericolosi.

Ripartiamo dunque dalla libertà di discutere i miti, che nel business chiamo “paradigmi”: quelle regole del gioco che tutti danno per scontate, senza che alcun fatto li renda necessari.

Miti e paradigmi che gli innovatori amano rovesciare.




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