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April 23 2018
Si susseguono con una cadenza spaventosa. Da Nord a Sud Italia, le aggressioni verbali e fisiche ai danni di professori diventano sempre più efferate grazie alla diffusione virale dei video sui social network. "Professore te faccio scioglie in mezzo all'acido", la minaccia di un ragazzino di Velletri, in provincia di Roma,contro l'insegnante che lo sta rimproverando.
"Ma chi sei tu per dirmi che devo stare zitto. Ma voi volete proprio finire all'ospedale. Ti faccio squaglià in mezzo all'acido, ti faccio squaglià", ripete il ragazzo che resta seduto al suo posto mentre gli amici ridono davanti allo smartphone. "Mò ti alzo tutto il banco ti alzo, vuoi vedé?".
Nell'aula nessuno batte ciglio, qualcuno ride, altri fanno la linguaccia e altri ancora immortalano quel momento. Che poi finirà sul web.
Ma non sono solo gli insegnanti gli obiettivi. Tra i banchi di scuola si registra anche un altro fenomeno: il “sexting”, ovvero, la diffusione di foto intime, spesso scattate nei bagni degli istituti durante l’intervallo oppure nelle ore di lezione.
Il caso di Lecce è il più recente: aggressioni e umiliazioni in classe per un 17enne. I "compagni" gli toglievano la maglietta per usarla come cancellino della lavagna. I genitori hanno presentato una denuncia, allegando un video fatto da un amico del giovane e ricevuto dalla madre in chat.
Un caso che si aggiunge a quello della scuola media in provincia di Genova e all’altro, molto simile, di Milano: le immagini di una minorenne, che sarebbero dovute restare private, hanno fatto il giro, in tempi record, dei telefonini degli studenti. Il preside, ormai a violazione consumata, ha allertato la polizia postale.
Violenza fisica, violenza verbale e via web. Un atteggiamento che i bulli manifestano in classe ma che, invece, sembra nascere tra le mura domestiche.
“Assistiamo certamente ad una crisi di autorevolezza della famiglia. I genitori hanno oggi poco tempo da dedicare ai propri figli e spesso per compensare questo deficit, tendono ad accontentarli nelle loro richieste – spiega a Panorama.it, la professoressa Laura Volpini, docente di Psicologia Sociale Forense presso Università degli Studi di Roma "Unitelma-Sapienza"- Talvolta i genitori pensano che assumere un ruolo paritario aiuti la relazione con i figli. Ma non è così”.
“Servono regole chiare e confini chiari di ruoli per costruire una relazione autorevole - continua Volpini - La famiglia ha anche un ruolo fondamentale nel trasmettere il senso di rispetto verso la scuola e gli insegnanti. Se la scuola sanziona un ragazzo, è dovere dei suoi familiari capire che cosa sia successo e confrontarsi con gli insegnanti. Assistiamo, invece, oggi ad una colpevolizzazione della scuola”.
Un atteggiamento che, spiega l’esperta, non fa altro che deresponsabilizzare i ragazzi rispetto al proprio comportamento e svalutare il sistema scolastico, innescando così un circo vizioso, che va certamente a scapito della crescita e dello sviluppo dei giovani.
Eppure, gli insegnanti e i genitori hanno rivestito, da sempre, il ruolo di autorità nella vita e soprattutto nella formazione dei più giovani.
“Possiamo affermare che anche il sistema scolastico stia attraversando una fase critica, che rischia di far fallire il compito fondamentale della scuola che è quello di contribuire alla promozione e allo sviluppo della personalità e dell’identità degli studenti - prosegue la psicologa - ciò anche perché la scuola fa fatica a seguire la trasformazione sociale e l’evoluzione dei problemi che riguardano i ragazzi”.
La scuola pur in un apparente rinnovamento, non riesce a fronteggiare i bisogni delle nuove generazioni. Uno fra tutti, il bisogno di avere spazi di identità reali e non solo virtuali. Il bisogno di avere alti esempi di adulti, da seguire come modello per le proprie aspirazioni.
"Il bisogno di confrontarsi con le conseguenze delle loro azioni e dei loro comportamenti" spiega Volpini. "Dall’uso di sostanze stupefacenti cosiddette leggere, ma che invece hanno un impatto psichico rilevante, all’uso ingannevole dei social, attraverso cui si fanno e si dicono cose che possono essere molto dannose e lesive per chi le riceve. Non ultimo, la scuola dovrebbe avere oggi l’obiettivo prioritario di ricucire il rapporto con la famiglia, attraverso momenti costanti di confronto e di coinvolgimento nella vita e nei problemi, in funzione del benessere e della crescita dei ragazzi”.
Molti degli atteggiamenti dei bulli che vediamo in classe così come per strada, sono emulazioni anche di videogiochi o video postati sul web.
“È ormai scientificamente dimostrato che l’uso massiccio di videogiochi violenti desensibilizza i giovani rispetto alla violenza e alle sue conseguenze - conclude Volpini - L’uso dei videogiochi violenti altera lo stato umorale ed induce irritabilità, intaccando i meccanismi di autoregolazione del comportamento ed alterando il rapporto con la realtà nel caso di dipendenza patologica”.