Dal Mondo
May 31 2022
Dopo un'intensa giornata di discussioni, dove si era anche temuta una rottura, il Consiglio europeo ha trovato un accordo sul sesto pacchetto di sanzioni nei confronti della Russia e soprattutto sull'embargo al petrolio di Mosca.
Le resistenze di Ungheria e degli altri paesi dell'area orientale come Ungheria, Repubblica ceca e Slovacchia, sono state superate dopo che di fatto l'Unione Europea ha scritto nero su bianco che in caso di ritorsioni del Cremlino verso questi paesi l'Unione si impegnerà a aiutare le nazioni in difficoltà.
L'intesa prevede un embargo immediato al petrolio che arriva dalla Russia all'Ue via mare mentre rinvia lo stop al greggio trasportato attraverso l'oleodotto Druzhba. Su questo punto si dovrà ancora trattare e si presume che la discussione non sia breve.
Un ramo dell'oleodotto passa da Polonia e Germania e sia Varsavia che Berlino si sono dette disposte a fare a meno della loro quota quando scatterà la tagliola, a fine anno. Se si somma tutto, si tratterebbe comunque di oltre il 90% del greggio importato dalla Russia. "Il Consiglio - si legge nelle bozze di conclusione - tornerà a discutere di queste eccezioni il prima possibile". Ecco dunque la seconda rata. La presidente della Commissione Ursula von der Leyen, che più di ogni altro leader ha spinto sul pacchetto, presentandolo urbi et orbi all'Eurocamera, in apertura del summit si era detta insolitamente scettica sulla chiusura dell'accordo. Un'anomalia. Ma è innegabile che sia proprio lei a uscire almeno parzialmente sconfitta da questa prova di forza.
Ad imporre un'accelerazione ai colloqui l'intervento in video conferenza di Zelensky che ha chiesto a gran voce ai leader europei di «restare uniti». Ed alla fine da Ursula Von der Leyen ai vari leader europei tuti hanno potuto raccontare la propria soddisfazione per il risultato raggiunto.
Il nuovo pacchetto di sanzioni prevede ulteriori restrizioni per banche russe ed un nuovo elenco di oligarchi ed amici di Putin che vengono colpiti dall'occidente, tra questi anche il Patriarca della chiesa ortodossa di Mosca, Kirill.
Bruxelles poi ha stabilito uno stanziamento di altri 9 miliardi di euro verso l'Ucraina per la ricostruzione e chiesto a gran voce a Mosca l'apertura di corridoi umanitari per poter mettere in salvo i civili rimasti intrappolati nelle zone di guerra, soprattutto nel Donbass.