Lifestyle
August 17 2018
Non solo Cristiano Ronaldo. La Serie A rialza la testa e nell’estate che ha portato in Italia il giocatore più forte e mediatico del mondo, operazione griffata dalla Juventus che punta ad entrare stabilmente nel ristretto olimpo dei top club europei, il nostro campionato è tornato a spendere come non accadeva da tempo.
Oltre un miliardo di euro il conto della sessione estiva di calciomercato. Si mossi i campioni d’Italia, che da soli hanno messo sul tavolo oltre 250 milioni, ma alle spalle dei bianconeri ci sono tracce di vita. C’è il consolidamento del progetto Suning sull’Inter, ancora legata dai paletti delle sanzioni Uefa, c’è la prima vera estate romana di Monchi che ha ridisegnato la Roma semifinalista della scorsa Champions League (la più attiva sul mercato), la scommessa del Napoli con Ancelotti per il post-Sarri, la resistenza di Lotito nel tenere Milinkovic Savic alla Lazio e il nuovo corso del Milan di Elliott, passato dall’esclusione dall’Europa League al colpo Higuain.
Tutto in poco meno di due mesi, perché la formula del mercato accorciato (chiusura il 17 agosto alla vigilia del via del campionato) ha reso più frenetiche le trattative e costretto i club a disegnare in fretta le proprie strategie anche a costo di spendere qualcosa in più senza attendere i colpi last minute di fine agosto.
La Serie A ha speso in questa sessione di calciomercato 1,14 miliardi di euro con un saldo negativo di 322 milioni. Un record per il nostro calcio che nella passata stagione si era fermato a quota 907 milioni sfiorando solo il muro del miliardo nel conto complessivo con la sessione invernale. I numeri pubblicati dal database Transfermarktdisegnano il percorso di crescita degli investimenti dei nostri club: +25% alla voce ‘spese’, unico torneo a restare in scia alla ricchissima Premier League che ha fatto nuovamente la parte del padrone con 1,42 miliardi.
La Liga spagnola, orfana di Ronaldo e con un Real Madrid stranamente prudente, si è fermata a 787 milioni. Ancora meno hanno spostato in termini economici Bundesliga tedesca (451 milioni) e Ligue1 francese (451). Gli altri sono indietro, marginali in un mercato che vale miliardi di euro ma che di fatto si concentra quasi unicamente nelle cinque top leghe del Vecchio Continente. Basti pensare che la Championship inglese, la Serie B oltremanica, occupa la sesta posizione nella classifica per spese con 185 milioni e il Portogallo, per citare il campionato che ha espresso la nazionale campione d’Europa, si ferma a 72.
La novità del 2018 è stato lo sgonfiamento della bolla cinese. Niente colpi da sogno, investimenti ridotti e qualche campione di ritorno in Europa dopo aver preso i soldi della Cina. Il totale a metà agosto è di poco più di 50 milioni e non è stata necessariamente una buona notizia per i club europei che si erano abituati a sistemare i bilanci anche grazie ai ricchi assegni provenienti da Pechino e dintorni.
Il paradosso della sessione estiva 2018 è che, oltre alla bolla cinese, si è sgonfiata anche la corsa dei prezzi innescata dal passaggio di Neymar dal Barcellona al Psg nel 2017. Quei 222 milioni pagati cash dall’emiro Al Thani per l’attaccante brasiliano avevano trascinato al rialzo tutto il settore. I 117, oneri e commissioni compresi, con cui la Juventus si è garantita CR7 hanno segnato un nuovo limite che è rimasto insuperato a meno di colpi di coda dalla Spagna dove le trattative si concludono a fine agosto in controtendenza rispetto al resto d’Europa.
Chi aveva un top player da farsi strapagare è rimasto con il cerino in mano. Nella Top10 dei colpi più costosi solo Ronaldo si è mosso per una cifra superiore alla soglia (anche psicologica) dei 100 milioni di euro. Gli altri sono rimasti sotto anche se i trasferimenti di Kepa dall’Athletic Bilbao al Chelsea (80 milioni di euro) e Alisson dalla Roma al Liverpool (62,5 più bonus) hanno sgretolato i primati per il ruolo di portiere.
C’è chi si è sorpreso per l’atteggiamento del Real Madrid, che non ha sostituito Cristiano Ronaldo dopo aver perso anche Zidane e Kovacic, ma la vera anomalia dell’estate è stato il Tottenham che non ha mosso nessun giocatore: nulla in ingresso e nulla in uscita. Un record. Anche Mourinho si è lamentato per l’approccio timido del Manchester United e la Premier League in generale ha investito con maggio attenzione rispetto al recente passato con l’eccezione del Liverpool che ha gettato sul mercato quasi 200 milioni (189) costruendo una squadra che aspira a diventare l’anti Manchester City in Inghilterra e a confermarsi mina vagante della Champions chiusa con l’amara finale di Kiev a fine maggio.
La Juventus ha comandato il mercato italiano e non solo per il colpo Ronaldo. Agnelli e Marotta hanno speso complessivamente 256 milioni di euro (saldo -157) mettendo accanto a CR7 anche Cancelo (40,4), Douglas Costa (riscattato dal Bayern Monaco per 40), Bonucci (35), Perin (12) ed Emre Can (parametro zero costato 16 milioni in oneri accessori). A Torino sono rimasti i big resistendo alle offerte per Pjanic con l’eccezione di Higuain, sacrificato sull’altare di Cristiano a spedito a Milano con Caldara nell’ambito dell’operazione più interessante e ampia tra club italiani.
E dopo la Juventus? Ecco la Roma dell’attivissimo Monchi con 136 milioni spesi per 13 operazioni e un saldo quasi zero visto che le cessioni di Alisson e Nainggolan hanno consentito di finanziare il mercato in entrata. Sul podio il Milan di Elliott (122 milioni con saldo -381) e subito sotto Inter (77,5), Napoli (71,5) e Torino (48,9).
De Laurentiis è finito nel mirino della critica dei tifosi del Napoli per non aver rinnovato la rosa da consegnare ad Ancelotti che ha preso l’eredità di Sarri passato al Chelsea. Una scelta in continuità con quella fatta l’anno scorso ma con l’incognita del cambio di modulo; saranno capaci i partenopei di adattarsi alle idee del nuovo tecnico? I sogni sotto il Vesuvio sono rimasti nel cassetto con un pizzico di delusione. Che De Laurentiis abbia poi deciso di acquistare il Bari che deve ripartire dai dilettanti, dodici anni dopo la stessa operazione fatta proprio con il Napoli, ha fatto venire il sospetto di una volontà di guardare altrove. ADL smentisce, litiga, risponde ma per lui, come per tutti, sarà il responso del campo a determinare successo o fallimento.