Calciomercato
September 02 2019
E' stata un'estate calda e non solo dal punto di vista metereologico. La sessione di calciomercato che si è chiusa dopo tre mesi di trattative e voci, non tutte confermate poi dai fatti, ha visto la Serie A tornare a investire con forza. Il bilancio finale dice che i club italiani hanno riversato sul mercato oltre 1,15 miliardi di euro con un saldo negativo di oltre 300 (fonte Transfermarkt).
Merito della voglia di accorciare il gap europeo nel caso della Juventus o del progetto di Inter e Napoli di avvicinare i bianconeri in vetta al campionato. E merito del Decreto Crescita che ha consentito di attrarre dall'estero campioni con lo sconto fiscale (scatta dal 1° gennaio 2020 a patto che si fermino per due anni). La somma di questi due fattori è stata una sessione in cui un po' tutte le big hanno aperto il portafoglio per investire.
La Juventus ha strappato De Ligt alla concorrenza di Barcellona e Psg su cifre proibite fino a pochi mesi fa per il calcio italiano. L'Inter ha messo a segno con Lukaku (65 milioni) e Barella (45) due dei colpi più costosi della sua storia e lo stesso ha fatto il Napoli con Lozano e Manolas. Unita la rifondazione della Roma post-Monchi ne esce un quadro di grande fluidità in cui si inserscono la continuità della Lazio, che si è tenuta Milinkovic Savic, e le difficoltà del Milan alle prese con i rapporti con la Uefa e le questioni di bilancio.
Oltre ai numeri, però, ci sono le storie e quella che ha dominato lungo tutta l'estate è stata la storia del grande duello tra Paratici e Marotta, la coppia divisa da Agnelli e che si è trovata su fronti opposti per la prima volta in carriera. Un gioco sottile di veti e dispetti che ha incrociato anche la vicenda Icardi, l'altro grande tormentone che ha diviso il popolo nerazzurro.
La Juventus si prende 7 in pagella, ovvero la media aritmentica tra il 9 che meritano gli acquisti di De Ligt, Rabiot, Ramsey e Demiral e il 5 meritato per non essere riuscito ad allegerire la sovrabbondanza della rosa di Sarri. Il paradosso è che la squadra è ragionevolmente più forte di quella lasciata da Allegri, ma al tempo stesso le ultime settimane si sono risolte in un'affannosa e un po' confusa ricerca della cessione dell'esubero. Senza quasi esito. Nei prossimi mesi la Juventus dovrà intervenire per sistemare l'equilibrio tra costi e ricavi, mentre dal punto di vista tecnico i tagli di Sarri saranno dolorosi come lui stesso ha preannunciato.
Alle spalle della dominatrice ecco il Napoli (voto 7,5) che ha messo due titolari nel telaio di Ancelotti come Manolas e Di Lorenzo, preso Lozano che promette scintille ma, alla fine, si è accontentato di un vice Milik dopo aver inseguito per settimane un numero 9 titolare.
Mezzo voto in più (8 in pagella) prende la prima Inter di Marotta. Giudizio condizionato in positivo dall'aver convinto Conte (9) e dall'essere uscito dall'angolo soffiando Lukaku alla Juventus. E' stata la mossa chiave dell'estate nerazzurra che è stata complicata non poco dalla guerra con Icardi (mezzo punto in meno nonostante la soluzione in extremis) e dalla necessità di prestare chi era stato messo fuori dal progetto (altro mezzo punto in meno). Sensi, Barella, Sanchez in prestito sono buone mosse che valgono la promozione piena del mercato che si era aperto, non va dimenticato, con il capitolo plusvalenze sistemato senza sacrifici dolorosi.
Alle spalle del treno di testa (almeno sulla carta) merita un bel 7 in pagella la Lazio di Lotito e Tare che, zitti zitti, si sono tenuti il gioiello Milinkovic Savic anche nella sessione in cui tutti davano per scontata una sua partenza. Un sacrificio economico con benefici tecnici così come intriga l'investimento su Lazzari. La Roma (voto 6,5) era chiamata a una rifondazione dopo il fallimento dell'era Monchi; impresa complicata per Petrachi che, però, ha lavorato con coerenza rispetto al progetto di Fonseca. Qualcosa in più serviva in difesa, mentre davanti Mkhitaryan sarà un gran colpo se tornerà il giocatore di qualche anno fa.
L'Atalanta da Champions League ha fatto le cose per bene, vendendo meno del solito, tenendo Zapata e aggiungendo qualità e quantità: voto 7,5. Insufficiente il mercato del Milan (voto 5), penalizzato dalla necessità di stare in equilibrio tra entrate e uscite ma con qualche azzardo giovane e, soprattutto, l'incapacità di vendere. Sarebbe stata la chiave per potersi muovere con maggiore libertà, ma Maldini e Boban non sono riusciti a sciogliere i nodi Donnarumma e Suso e alla fine si sono trovati a gestire un mercato low cost. Lo scambio Rebic-Andre Silva ha colmato un vuoto lasciato dalla rincorsa senza esito a Correa.
Aver tenuto Chiesa e aver riacceso l'entusiasmo di Firenze con Ribery vale alla Fiorentina di Commisso la sufficienza piena (voto 6,5), stesso voto del Genoa. Al Torino non basta aver resistito su Izzo e Belotti, ma il colpo di coda con Verdi, pagato 25 milioni di euro, vale in extremis la sufficienza (voto 6). La Sampdoria (voto 4,5) ha consegnato a Di Francesco una squadra con diverse lacune in un'estate in cui le vicende societarie hanno influenzato i movimenti di mercato.
Un giudizio positivo (voto 7) merita il Cagliari di Cellino che ha vissuto un'estate di grandi colpi come Nainggolan e Nandez. Il Parma ha riscattato Inglese e si è tenuto Gervinho (voto 6,5), l'Udinese non ha ceduto il corteggiatissimo De Paul malgrado i tentativi di mezza Serie A (voto 6). Anche la Spal ha fatto qualche sacrificio per rinforzarsi senza cedere il meglio, come Petagna (voto 6) per provare a ripetere la salvezza della passata stagione.
Sul filo della sufficienza il Bologna (voto 6 meno) in un'estate complicata per Bigon. Il Sassuolo ha fatto mercato in uscita (Demiral e Sensi i due nomi più in vista) consegnando a De Zerbi una squadra da plasmare e che nelle operazioni della sessione merita un 5,5.
Le tre neo promosse non hanno convinto con un'eccezione che si stacca sulle altre e che è il Brescia (voto 5,5): Balotelli è la scommessa che assomiglia all'all in verso la salvezza, Matri l'usato sicuro, Tonali la conferma più attesa ma l'impianto è simile a quello dell'anno scorso in B. Lecce e Verona (voto 5 per entrambe) dovranno fare grande affidamento sull'entusiasmo di due piazze che vogliono viversi l'avventura nella massima divisione.