Calcioscommesse: 28 partite truccate in LegaPro e serie D

Altro terremoto nel mondo del calcio. Nel corso della notte una maxioperazione, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro ed eseguita dagli agenti della squadra mobile cittadina in sinergia con gli uomini della Prima sezione del Servizio centrale operativo della Polizia di Stato diretti da Andrea Grassi, ha portato al fermo di una cinquantina di persone. Tra di loro diversi calciatori (ex o ancora in attività), dirigenti e allenatori di LegaPro e serie D. Non mancano i nomi noti, né gli indiziati che avrebbero tentato (in almeno un caso con successo) di riparare all’estero. E non manca l'ombra della 'ndrangheta dietro il nuovo scandalo.

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Per tutti, l’accusa – il provvedimento di fermo è firmato dal sostituto procuratore Elio Romano – è di associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva e alla truffa: nel mirino degli inquirenti ci sarebbero, al momento, almeno 28 partite, tutte della stagione calcistica in corso, tra LegaPro e serie D. Ma questa nuova “cupola”, nel corso della sua attività, avrebbe tentato truccare (senza riuscirci) anche incontri di categorie superiori e di altri sport. Per questo sono in corso altri accertamenti da parte degli investigatori. "Tramavano per estendere le combine al campionato di serie B e a gare più importanti" ha dichiarato il procuratore della Repubblica di Catanzaro Vincenzo Antonio Lombardo incontrando i giornalisti per illustrare i dettagli dell'operazione. Lombardo ha aggiunto che la Dda "non ha elementi per dire se la combine sia andata a buon fine".

Complessivamente sono 76 gli indagati nell'indagine. Le forze dell'ordine stanno operando in oltre 20 province in Calabria, Campania, Puglia, Emilia Romagna, Abruzzo, Marche, Toscana, Liguria, Veneto e Lombardia. L'operazione condotta "dimostra che l'attività delinquenziale legata al settore è sempre attiva e fiorente non solo in Italia" ha specificato il questore di Catanzaro Giuseppe Racca. "Abbiamo scoperto una stabile organizzazione criminale che grazie a calciatori, dirigenti e tesserati e non, ha messo in atto condotte finalizzate ad alterare i risultati di varie partite. Il problema è tutt'altro che risolto".


Il frontespizio del documento della Procura della Repubblica di Catanzaro

Le indagini” si legge ancora nel provvedimento di fermo “ruotano attorno all’opera di faccendieri, di direttori sportivi infedeli alla loro funzione i quali, facendo leva sul loro ruolo all’interno delle società e sulla rete di relazioni e conoscenze che ne segue, alterano le gare di campionato procurando e promettendo denaro o altre utilità ad allenatori e calciatori militanti nelle squadre partecipanti alle competizioni perché falsino le loro prestazioni alterando i risultati delle gare”.

Per alcuni degli indagati c’è anche l’accusa di estorsione aggravata, sequestro di persona e minacce: si tratta, nella maggior parte dei casi, di cittadini slavi indiziati di essere intermediari e cofinanziatori delle combine calcistiche.

Ai fermati viene contestata, diversamente da quanto accaduto con le precedenti inchieste sul calcioscommesse, anche l’aggravante del metodo mafioso, “per aver agito” si legge nell’ordinanza “con la consapevolezza della capacità di intimidazione e di assoggettamento derivante dall’appartenenza al gruppo criminale denominato cosca Iannazzo”. Si tratta di uno dei clan 'ndranghetisti più in vista degli ultimi vent’anni, attivo in particolare nella zona di Lamezia Terme e recentemente decapitato da un’altra retata che aveva colpito, la settimana scorsa, 43 presunti membri, prestanome o fiancheggiatori della ‘ndrina, tra i quali l’imprenditore Francesco Perri, dirigente di spicco della Vigor Lamezia.

LEGGI QUI: CHI È PIETRO IANNAZZO

Tutto parte dalla cosca Iannazzo e il Neapolis

È proprio intercettando alcuni colloqui di Iannazzo che gli investigatori hanno ricostruito il giro di calcioscommesse. Negli atti si legge: "Il primo gruppo criminale, si concentra sulle figure e le condotte di Mario MOXEDANO, Antonio CICCARONE, IANNAZZO Pietro, il primo Presidente, l’altro Direttore Sportivo del NEAPOLIS, compagine militante nel campionato Lega Nazionale Dilettanti, serie D - Girone I, il terzo personaggio di primo piano della ‘ndrangheta calabrese ed esponente di spicco della cosca Iannazzo di Lamezia Terme con interessi nel settore calcio; vale la pena evidenziare che proprio di recente la suddetta cosca è stata oggetto di attenzione giurisdizionale con emissione di ordinanza cautelare daparte del GIP di Catanzaro e che Iannazzo Pietro trovasi attualmente ristretto in carcere per il reato di cui all’art. 416 bis cp.

I tre soggetti sopra indicati, valendosi della collaborazione di dirigenti sportivi, calciatori delle altre squadre partecipanti al campionato di serie D (Lega Nazionale Dilettanti), affaristi senza scrupoli, organizzano frodi sportive il cui scopo primario è quello di procurare la vittoria del campionato al NEAPOLIS. Le frodi ordite dal gruppo investono tuttavia anche gironi diversi da quelli di appartenenza del NEAPOLIS, mosse dal fine di effettuare scommesse sulle gare falsate così da lucrare su facili vincite ovvero cedere l’informazione alla cerchia di accoliti, tra i quali non mancano i calciatori, per consentire loro di scommettere sulle partite alterate.

In tale contesto appare fondamentale la rete di informazioni che i protagonisti delle vicende delittuose scambiano tra loro. MOXEDANO e CICCARONE vengono così a conoscenza di altre società (ad esempio il BRINDISI calcio) che perseguono il medesimo scopo di vincere il campionato, in un girone diverso dal NEAPOLIS, ma con i medesimi mezzi e, cioè, attraverso ‘combine’ di partite. L’associazione così facendo si apre a nuovi sodali che partecipano ad un patto reciproco di mutua assistenza che verrà meglio delineato nelle pagine a seguire”. 

Il ruolo di Fabio Di Lauro

La seconda associazione criminale, “il cui campo di pertinenza è il campionato professionistico della Lega PRO”, continuano gli inquirenti, “si dipana attorno alla figura di Fabio DI LAURO, ex calciatore, faccendiere che approfitta della parte marcia dell’ambiente del calcio professionistico, che ben conosce, traendo cospicui guadagni dalle scommesse sulle partite oggetto di frode sportiva che lui stesso finanzia attraverso gli stretti rapporti che intrattiene con “signori” delle scommesse dell’Est Europa nonché con gli “addetti ai lavori” del calcio “nostrano”.

Soddisfazione e amarezza

L'operazione sul calcioscommesse condotta dalla polizia di Stato dimostra "come le ramificazioni della 'ndrangheta abbiano assunto un livello esorbitante non solo nei settori classici in cui operano le cosche ma anche nel mondo dello sport". Lo ha detto il direttore dello Sco Renato Cortese, che ha anche evidenziato come la polizia di Stato "di solito vicina al calcio con i servizi di ordine pubblico per garantire l'incolumità degli spettatori e prevenire i reati, oggi abbia mostrato la sua faccia repressiva". Proviamo sentimenti contrastanti e contrari di soddisfazione ed amarezza dopo l'operazione di oggi. La soddisfazione - ha aggiunto - deriva dall'arresto di soggetti che combinavano le partite e dell'avere contrastato la cosca Iannazzo. Resta tuttavia l'amarezza per i sentimenti che possono provare adesso intere generazioni di giovani e meno giovani che amano il calcio per come i protagonisti abbiano disatteso le illusioni e le speranze di chi ancora crede nel mondo dello sport".

Amarezza e rabbia anche da parte del Presidente della FIGC Carlo Tavecchio: "Ci dichiariamo parte lesa per quanto sta succedendo perchè continuiamo a subire tutte le situazioni del Paese. Il calcio non viene aiutato da questi scandali. Noi siamo un soggetto che vuole difendere il sistema da certe cose ma i nostri mezzi non sono all'altezza". E ha aggiunto: "Quando le scommesse sono state allargate alla serie D io dissi, pur non essendo consultato, che era un gravissimo errore e oggi i risultati li vedono tutti. Deluso da certi fatti? Guardate che l'uomo, la civiltà è sempre portata ad usare certi mezzi per delinquere. E questo è uno dei mezzi. Cinque-sei anni fa la scommessa era un reato. Il giorno in cui si è entrati nell'ottica che la scommessa non è reato ha portato a far sì che ognuno si debba prendere le proprie responsabilità", ha aggiunto.

Il presidente Carlo Tavecchio ha poi lanciato la proposta di creare un database generale che coinvolga tutti i dirigenti sportivi, perchè non riaccadano casi come quelli avvenuti recentemente con la vicenda del Parma Calcio. "Abbiamo più di 200mila dirigenti sportivi che in questo momento sono semplicemente censiti per società. In questi giorni mi è venuta l'idea di voler fare un database generale per capire le migrazioni dei soggetti che passano da una società all'altra - ribadisce il presidente federale -. Se ciò avviene senza problemi, siamo tutti contenti. Ma non si può far fallire una società e poi prenderne un'altra. Alla luce di tutti i maneggioni e faccendieri che fanno parte del nostro mondo, e che sono tanti, bisogna farlo".

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