Economia
August 01 2023
Gli ultimi dati dell’Istat sul pil, il prodotto interno lordo, hanno evidenziato una flessione dello 0,3% nel secondo trimestre dell’anno. Se si legge il dato insieme alla forte crescita realizzata nei primi mesi dell’anno la contrazione del secondo trimestre non deve suscitare eccessive preoccupazione. Il primo semestre vede infatti una chiusura in positivo. Quello che invece desta sospetti è il secondo trimestre dell’anno. Come avevamo anticipato il mercato quotava una recessione dell’Italia nel breve periodo, dato che la curva dei rendimenti si è invertita. Dinamica che indica inevitabilmente come nel breve l’Italia subirà una recensione. Questo primo dato in negativo, dopo mesi di positività, potrebbe dunque essere l’inizio di una possibile recessione. Dinamica che tra l’altro era stata preannunciata anche dall’agenzia di rating Fitch che nel suo comunicato di giugno aveva messo in guardia il governo italiano, sottolineando come la “ripresa della crescita dopo la pandemia è stata favorita dagli investimenti stimolati dalle agevolazioni fiscali per l'edilizia residenziale e la ristrutturazione, che hanno aggiunto circa il 2% del Pil alla domanda dal terzo trimestre del 20esimo anno”. Gli investimenti nell’edilizia abitativa come il superbonus 110% erano “di gran lunga superiori ai livelli del quarto trimestre 2019 nel primo trimestre del 2023”. Dinamica che però si è interrotta, dato che il governo ha voluto dare un taglio a questi bonus che stavano di fatto drogando il mercato, a inizio anno. Attualmente la crescita degli investimenti nell'edilizia abitativa non è più così forte (0,7% trimestre su trimestre nel primo trimestre del 2023) e finirà per ridursi man mano che i sussidi diventeranno meno generosi. Secondo Fitch dunque la crescita a cui abbiamo assistito nella prima parte del 2023 era in parte legata ai vari bonus casa. Avendoli tolti, senza provvedere ad un controbilanciamento, si stanno dunque registrando conseguenze sulla crescita. Fitch prevede però che questo gap potrebbe essere compensato dagli investimenti pubblici finanziati dal NextGenerationEu, che se realizzati potrebbero far continuare a crescere gli investimenti, anche se a un ritmo molto più ridotto.
Buone notizie dunque, se non fosse che l’analisi dell’agenzia di rating è stata fatta prima delle attuali modifiche del Pnrr: “la stima fatta si basa sul vecchio Pnrr”, sottolinea Alessandro Plateroti, direttore di Notizie.it. Nelle ultime due settimane le carte in tavola sul Pnrr sono infatti cambiate dato che il governo ha modificato il Piano facendo uscire 9 misure per un valore di 15,9 miliardi di euro. Iniziativa, che dunque potrebbe modificare la previsione di Fitch.
I prossimi mesi potrebbero non essere così brillanti come i primi dell’anno. I punti critici, secondo Plateroti, sono quattro.
Il primo riguarda le banche. Molti istituti di credito, scommettendo sulla continua crescita dell'Italia, hanno fatto pochi accantonamenti nei fondi per rischi e “questo tonfo (caduta del Pil, ndr) colpisce loro” sottolinea Plateroti. A questo si aggiunge che l’attuale congiuntura non è delle migliori lato cessione del credito. Le imprese italiane stanno subendo un continuo aumento del costo del credito (4,81% a maggio). Le indagini Istat e Banca d’Italia mostrano infatti un vero e proprio irrigidimento dei criteri di offerta e una quota significativa di imprese che rinuncia a chiedere crediti a causa di condizioni troppo onerose (56,3%). Questo porta al secondo punto e cioè al sistema industria che non sta registrando numeri così brillanti. In Italia, come sottolinea il centro studi di Confindustria, i servizi sono trainati dal turismo, che ha un momento di picco estivo per poi contrarsi, l’industria è debole e le costruzioni sono in calo. Gli investimenti sono frenati, i consumi incerti, mentre l’export di beni è in riduzione. A questo si aggiungono le difficoltà metereologiche che hanno esasperato la situazione in settori come l'agricoltura.
Terzo aspetto: le tensioni internazionali. Plateroti sottolinea come “le sanzioni contro la Russia stanno penalizzando soprattutto l’Italia” ma anche le “tensioni con la Cina non stanno di certo aiutando l’economia italiana. “Lo scontro con il Dragone sulla questione Pirelli e la Via della Seta” stanno incrinando i rapporti con il Paese e di conseguenza il peso sulla bilancia commerciale. E infine, l’energia. Il tormentone dell’aumento dei prezzi potrebbe tornare nei prossimi mesi. Questi, nonostante le scorte accumulate dai vari paesi dell’Ue, potrebbero surriscaldarsi anche a causa della continua guerra tra Russia e Ucraina. In questo caso l’Ue mostrerebbe tutta la sua fragilità e poca lungimiranza: “il mercato unico sul gas così come gli acquisti congiunti sono progetti che non sono stati realizzati” evidenzia Plataroti. In caso di crescita dei prezzi dell’energia i paesi dell’Ue si ritroveranno dunque senza armi forti per poter contrastare queste dinamiche.