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October 26 2015
Bloccare una particolare famiglia di enzimi nei follicoli del cuoio capelluto fa ricrescere velocemente i capelli. L’hanno scoperto ricercatori del Columbia University Medical Center testando alcuni farmaci sui topi. “Ci sono veramente pochissimi composti in grado di stimolare l’attività dei follicoli così rapidamente: alcuni prodotti ad uso topico fanno ricrescere ciuffi di capelli dopo alcune settimane, ma nessuno si è mostrato tanto potente e veloce come quelli che abbiamo sperimentato”.
Con queste parole la ricercatrice Angela M. Cristiano ha definito l’azione di due farmaci che si sono mostrati, per ora solo su cavie, sorprendentemente efficaci nel far ricrescere i capelli. L’effetto dei farmaci è stato scoperto fortuitamente, proprio come è successo a suo tempo con il Viagra: uno infatti è stato sviluppato per le malattie del sangue (ruxolitinib il nome del principio attivo) mentre l’altro (tofacitinib) per l’artrite reumatoide.
Mentre i ricercatori li somministravano ai topi hanno notato che se applicati sulla pelle producevano un notevole incremento dell’attività dei follicoli piliferi. Hanno quindi approfondito gli studi testando i farmaci su follicoli umani cresciuti in coltura e su altri trapiantati nella pelle dei topi. Con successo: dopo un’applicazione di cinque giorni si è verificata crescita di nuovi capelli in soli dieci giorni.
Cosa è accaduto? Le ricerche hanno messo in luce che i due farmaci hanno il potere di “risvegliare” i follicoli che sono inattivi e di accelerare il processo della loro funzione principale, che è quella di produrre capelli. Anche se creati per combattere patologie che apparentemente non hanno niente da spartire, i due farmaci hanno una cosa in comune: sono entrambi inibitori di una famiglia di enzimi, chiamata Janus kinase (JAK). Grazie allo studio effettuato dalla dottoressa Cristiano e colleghi, pubblicato il 24 ottobre su Science Advances, si è così scoperto che gli inibitori di JAK hanno una potente azione nel ripristinare l’attività dei follicoli umani. Queste strutture cellulari infatti non generano capelli in modo costante, ma alternano periodi di “riposo” a fasi di crescita.
L’idea è quindi quella di usare gli inibitori di JAK per combattere le più comuni forme di perdita di capelli, come la calvizie maschile. Sono così patiti trials clinici per testarne l’efficacia nei casi di psoriasi a placche e alopecia areata, patologia autoimmune che causa veloce caduta di capelli a chiazze sul cuoio capelluto. “Finora i risultati sono promettenti” dice la Cristiano “anche se per ora non sappiamo ancora quale sia l’effettiva azione sulla calvizie dell’uomo”. Rimane infatti da verificare se gli inibitori di JAK possono ripristinare l’attività dei follicoli che sono inattivi a causa dell’alopecia androgenetica (la forma più comune di calvizie). Gli esperimenti riportati nello studio sono stati infatti condotti su topi sui quali sono stati trapiantati normali follicoli umani: ora sono al via nuovi test con follicoli soggetti a perdita di capelli.