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La giusta telefonata della Cancellieri

Secondo me, Annamaria Cancellieri fa bene a telefonare alla sua vecchia amica Gabriella Fragni il pomeriggio del 17 luglio 2013. Quella mattina Gabriella si è vista arrestare il compagno Salvatore, ai domiciliari perché ultraottantenne, e portare in carcere le figlie Giulia e Jonella. Il terzo figlio, Paolo, è ricercato in Svizzera. Gabriella piange in continuazione.

Quella telefonata è la telefonata tra due amiche. Doverosa. Umana. Senza nulla che possa indicare un abuso da parte del ministro.

Che cosa dice la Cancellieri? “Guarda, qualsiasi cosa possa fare conta su di me, non lo so cosa possa fare però guarda sono veramente dispiaciuta”.

Qualsiasi cosa “possa” fare.

La Cancellieri è donna delle istituzioni, da sempre. E come donna delle istituzioni in più occasioni ha mostrato un volto umano (per esempio con le famiglie Cucchi e Aldrovandi) a costo di critiche interne. Conosce i suoi limiti, è tutt’altro che una sprovveduta, sa perfettamente che potrebbe essere intercettata. “Qualsiasi cosa possa fare”. Aggiunge di non sapere “cosa”, perché non tutto si può fare. E che cosa succede? Per un mese, nulla.

Dopo un mese la Cancellieri parla con Nino Ligresti, fratello di Salvatore. Non sappiamo cosa si dicano. Il risultato però è che il ministro chiama i due vice-capi dell’amministrazione penitenziaria e per usare le sue stesse parole (i magistrati la ascolteranno il 22 agosto) li “sensibilizza”.

Ok, la Cancellieri è amica dei Ligresti. Il figlio del ministro, Piergiorgio Peluso, è anche stato direttore generale di Fonsai, del gruppo Ligresti (non è stata un’esperienza felice, ci sono stati attriti forti, soprattutto con Giulia). In ogni caso, quando la Cancellieri parla con Nino i giornali hanno già scritto che Giulia ha perso 7 chili in un mese, rischia di ricadere nell’anoressia e uccidersi. Il meccanismo della scarcerazione è già stato avviato. Lo stesso Pm è favorevole, il Gip inizialmente no.

Il 28 agosto Giulia viene scarcerata, com’è giusto che sia. Il ministro non ha più parlato coi suoi dirigenti. Uno dei due, Francesco Cascini, già Pm a Locri e a Napoli, spiega oggi in un’intervista di essersi attivato nell’ultimo anno su 1200 casi di detenuti con disagi psichici o fisici. “Le informazioni ci arrivano in ogni modo, per cognizione diretta o su interessamento di qualcuno dall’esterno: familiari, garanti per i diritti, dal Quirinale, dai radicali. E dal ministro”. La differenza è che nel caso di Giulia Ligresti, comunque già incardinata, il ministro ne ha avuto notizia “per un rapporto privato di amicizia, su questo ognuno può avere le proprie opinioni…”.

La Cancellieri ricorda in un’intervista di aver compiuto 110 interventi analoghi in pochi mesi. Il caso di Giulia Ligresti sarebbe uno dei tanti, non l’unico. Il dubbio vero è se fra le tante segnalazioni al ministro ve ne sia qualcuna, analoga a quella per Giulia, che non abbia avuto seguito perché proveniente da qualcuno che non era un potente, un amico, un conoscente.

Un’ultima osservazione. C’è analogia tra la telefonata della Cancellieri ai suoi funzionari e quella di Silvio Berlusconi, da presidente del Consiglio, per anticipare il rilascio (non la scarcerazione) di Ruby? Be’, ha ragione il ministro a dire che lei è la responsabile diretta della vita dei detenuti (se Giulia poi si fosse uccisa?) e che quella di Berlusconi “è un’altra cosa”. Ma lo è, un’altra cosa, anche perché forse i magistrati, con Berlusconi al posto della Cancellieri, lo avrebbero intercettato nelle telefonate con Nino Ligresti (che intercettato non era) e chissà che cosa ne avrebbero tirato fuori...

E poi c’è il balletto della politica. Pensate davvero che negli attacchi al ministro Cancellieri dal mondo renziano e dal Movimento 5 Stelle non vi sia una strumentalizzazione politica più che una serena valutazione dei fatti? Per me, la Cancellieri è un buon ministro, resta una donna delle istituzioni e è un bene per il paese che resti al suo posto (che sia un bene per l’Italia la permanenza di questo governo è un altro paio di maniche). Chi la attacca farebbe meglio a preoccuparsi delle tragiche condizioni in cui versano i detenuti in Italia: una tortura quotidiana. Quella sì che è una grave e permanente violazione delle leggi e dei diritti umani. Amici o no.

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