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Salute

Il cancro al colon-retto: quello strano aumento nei giovani

Una crescita del 30% del tumore del colon-retto, negli ultimi 20 anni, ai danni dei pazienti giovani: cioè di età pari o inferiore ai 49 anni. Per sostenere la ricerca su questo ed altri ambiti oncologici è stata lanciata al Parlamento Europeo di Bruxelles la European Cancer Community Foundation, alla presenza delle leadership delle società oncologiche Europee tra cui il Prof. Spinelli in qualità di Segretario Generale e Presidente Eletto della European Society of Coloproctology nonché Direttore dell’UO Chirurgia del Colon & del Retto, IRCCS Istituto Clinico Humanitas.

Panorama l’ha intervistato.

L’aumento dei casi di cancro al colon-retto nei giovani è dovuto solo agli screening precoci o anche ad altre cause?

L’incidenza del tumore del colon retto nella popolazione di età superiore ai 50 anni è rimasta stabile o addirittura in molti paesi è diminuita grazie ai programmi di screening. La stessa cosa non si può dire per il tumore del colon-retto nella popolazione più giovane (“early-onset colorectal cancer”, età alla diagnosi <49 anni), per la quale - a meno che non vi sia una nota malattia genetica - non esistono al momento programmi di screening. Il progressivo aumento - circa il 30% nell’ultimo ventennio - del tumore del colon retto a insorgenza giovanile ha portato a cambiare la policy dello screening, gli Stati Uniti ad esempio hanno anticipato l’inizio ai 45 anni di età. I pazienti giovani vengono spesso diagnosticati ad uno stadio di malattia avanzato e noi tendiamo a pensare che ciò sia spesso dovuto ad una sottostima dei sintomi. Pochi pensano alla possibilità di avere un tumore da “giovani”. Questo dato può tuttavia solo in parte spiegare la peggiore prognosi nei pazienti giovani, rispetto ai senior, anche in stadi precoci

Uno degli studi sul cancro al colon-retto è supportata da Fondazione Humanitas per la Ricerca. Quali altri informazioni vi ha fornito?

I nostri studi hanno mostrato come l’aumento dei casi che si sta registrando nei giovani non sia correlato ad un aumento dei casi causati da sindromi genetiche, come la sindrome di Lynch, o a malattie predisponenti quali ad esempio le malattie infiammatorie croniche intestinali. Ovvero si tratta di casi sporadici, cioè senza fattori di rischio noti. Inoltre, sempre un nostro studio recentemente pubblicato mostrerebbe che i pazienti giovani rispondono peggio alle terapie multimodali nel cancro del retto”.

Quindi studiare le possibili cause è uno dei principali ambiti di ricerca?

Considerato che la maggior parte di questi nuovi tumori nei giovani sono sporadici – ovvero non associati a fattori genetici né familiari- grande interesse è stato inizialmente posto sullo stile di vita: sulla dieta (ricca di zuccheri e grassi animali) e sulla sedentarietà. Recenti studi sembrano però indicare che il tumore sporadico del colon-retto nei giovani abbia delle caratteristiche biologiche e molecolari differenti da quello che si sviluppa in pazienti più anziani, rendendolo più aggressivo anche in stadi più precoci. Questo sembra rendere ragione della diversa risposta ai trattamenti.

La comprensione del motivo e delle cause di questa aumentata incidenza del tumore del colon-retto nei giovani è oggi uno degli “hot topics” tra i ricercatori che si occupano di cancro del colon-retto. Il nostro gruppo di ricerca è attivamente impegnato da anni su questo fronte.

I giovani reagiscono alle cure in maniera migliore? Hanno un percorso di cura diverso? Indici di sopravvivenza migliori o peggiori?

Le attuali linee guida mondiali non differenziano il trattamento in base all’età, anche se i dati della letteratura ci dicono che i giovani tendono a ricevere trattamenti medici e chirurgici più aggressivi, purtroppo senza gli sperati vantaggi di sopravvivenza. Ciò sembra supportare l’ipotesi che il tumore del colon-retto che si sviluppa nei giovani differisca da quello che si sviluppa in più tarda età per fattori intrinseci -molecolari ed immunologici- che lo rendono anche meno responsivo alle terapie. In quest’ottica la caratterizzazione biologica del tumore per poter effettuare una “terapia bersaglio” assume un’importanza ancora più rilevante.

Le malattie infiammatorie intestinali -anch’esse in aumento tra i giovani- sono correlate all’insorgenza precoce del cancro al colon?

Le malattie infiammatorie croniche intestinali (malattia di Crohn o rettocolite ulcerosa) rappresentano un fattore di rischio per lo sviluppo di un tumore del colon retto, tanto più importante, quanto maggiore è la durata di malattia. I pazienti con esordio precoce (età pediatrica-adolescenziale) sono a maggior rischio e richiede una maggior attenzione nella sorveglianza. L’infiammazione cronica-recidivante che caratterizza le malattie infiammatorie croniche intestinali svolge un ruolo cruciale per lo sviluppo del tumore. Per questo motivo è molto importante che i pazienti affetti da malattie infiammatorie si sottopongano ad una regolare sorveglianza endoscopica. Esistono oggi tecniche diagnostiche molto avanzate quali l’alta risoluzione e la cromoendoscopia e l’utilizzo di algoritmi di intelligenza artificiale, che permettono di valutare e fare biopsie mirate su aree di mucosa alterate permettendo un trattamento precoce, ovvero prima che si sviluppi il tumore.

Quali sono, se ci sono, i nuovi approcci terapeutici?

La ricerca e le terapie per fortuna sono in evoluzione costante. abbiamo oggi a disposizione tecniche chirurgiche mininvasive sempre più volte ad una chirurgia conservativa dell’organo

L’approccio multidisciplinare è oggi fondamentale per poter definire l’iter terapeutico più appropriato per ogni paziente in un’era in cui si va sempre di più verso la così detta “target therapy” Questa prevede l’utilizzo di farmaci che sono stati definiti come “intelligenti”, a bersaglio molecolare. Per questo motivo l’analisi molecolare dei geni coinvolti nella patogenesi è diventata fondamentale per la scelta della terapia.

Molto recentemente sono stati ottenuti dei progressi fino a poco fa difficilmente ipotizzabili grazie all’immunoterapia -ovvero farmaci che potenziano le difese immunitarie dell’organismo contro il tumore. L’immunoterapia ha aperto una nuova frontiera nella cura dei tumori colorettali e ha dimostrato risultati iniziali davvero molto promettenti in alcuni pazienti (circa il 5% del totale), che presentano una particolare caratteristica definita come instabilità dei microsatelliti (MSI).

Per il tumore del retto, infine, esistono protocolli multimodali (radio-chemioterapici) che hanno aumentato considerevolmente il numero dei pazienti in cui il tumore risponde alle terapie così bene che scompare del tutto permettendo una preservazione d’organo.

Sono in corso sperimentazioni, a livello mondiale?

Le principali sperimentazioni, a livello internazionale, sono volte a studiare nuove tecniche chirurgiche e nuovi schemi oncologici e radioterapici, in particolare per il tumore del retto. Un aspetto innovativo linea di ricerca consiste nel testare il DNA delle cellule tumorali isolate da campioni di sangue per cercare specifiche mutazioni allo scopo di sviluppare nuovi trattamenti e terapie mirate. Sempre nell’ottica di una “terapia mirata” sono in fase iniziale di studio dei test che permettono di ottenere, da un campione di tessuto tumorale, informazioni sulle caratteristiche biologiche, molecolari e immunologiche di quel tumore. Questo permette di identificare i farmaci più efficaci limitando gli effetti collaterali.

È possibile una diagnosi precoce, basata magari su profili genetici o fattori di rischio familiari?

Sicuramente stiamo facendo molti progressi nella diagnosi. Identificare i pazienti più a rischio è fondamentale per questo: in particolare in pazienti con familiarità per tumore intestinale, malattie infiammatorie croniche dell’intestino o una nota sindrome genetica (es. poliposi o sindrome di Lynch) la sorveglianza endoscopica dovrebbe iniziare precocemente. Inoltre in Italia dobbiamo incrementare il ricorso alle consulenza genetiche per studiare pazienti con familiarità per tumore del colon retto e per altre neoplasie correlate a sindromi ereditarie. Sono in corso inoltre alcuni studi volti a identificare nuove mutazioni associate al tumore del colon retto. Questo avrebbe impatto non solo sullo screening e la conseguente diagnosi precoce, ma anche sullo sviluppo di nuove terapie e sulla strategia di controlli dopo il trattamento.

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