Politica
August 10 2022
E’ partita la corsa alle candidature eccellenti, pescate fuori dal palazzo per ovviare alla totale mancanza di fiducia dei cittadini nei confronti della classe politica. Poco fa è stata ufficializzato da Sinistra Italiana e Verdi (la componente radicale che ha appena stretto il patto col Pd) l’inserimento nelle liste di Ilaria Cucchi, che ha condotto una battaglia per la verità sulla morte del fratello Stefano. Si aggiunge anche l’attivista sindacale Aboubakar Soumahoro.
Non sono i primi, e non saranno gli ultimi testimonial gettati nella campagna elettorale, un po’ come specchietti per le allodole, con lo scopo di oscurare la pochezza programmatica dei marchi politici in lizza.In particolare, il paradosso delle candidature “mediatiche” presentate oggi è che mentre la gamba sinistra del Pd candida due volti fortemente ideologici e quasi “rivoluzionari”, Enrico Letta nello stesso tempo annuncia la discesa in campo di Carlo Cottarelli, ex fondo monetario internazionale, nelle file del Pd. Sarà interessante capire come le dottrine economiche di Cottarelli potranno incastrarsi con le frange antidraghiane di chi è contrario ai rigassificatori, alla Nato e alle regole europee.
Per il resto, è interessante notare come quasi tutti i tecnici descritti come super-partes si arruolino nelle file del partito democratico con una facilità estrema. Cottarelli, per chi non lo ricorda, era il tecnico che dopo la vittoria elettorale di 5stelle e Lega, venne chiamato a sorpresa al Quirinale con l’incarico di formare un nuovo governo post-elezioni. Anzi, fu la prima scelta di Mattarella, come se l’uomo col trolley potesse federare un grande rassemblent in grado di uscire dal pantano di un voto senza veri vincitori. Quello di Cottarelli doveva essere un governo “neutrale”, senza colore politico. Oggi scopriamo che Cottarelli il colore politico lo ha scelto senza pensarci troppo: candidarsi con il Pd è semplicemente “un grande onore” – parole sue – questo a conferma del fatto che le personalità autorevoli intorno alle quali assemblare largo consenso, in realtà non sono esattamente così bipartisan.
Assisteremo nelle prossime settimane a un maldestro tentativo di incasellare Cottarelli tra le figure superpartes, quando il sospetto che abbia bazzicato sempre da quella parte politica è oggi più forte che mai.In definitiva, soprattutto nel centrosinistra preda di una profonda crisi di identità e di una totale mancanza di progetto politico, la linea da seguire, in assenza di alternative, non può essere che questa: lasciar perdere i programmi, e puntare sulle facce. Lasciar perdere le proposte concrete, e cercare due o tre sponsor che possano far dimenticare gli sfaceli dei partiti che li sostengono. Mossa disperata? Probabile. Ma al momento non ci sono altre strade.