"La cannabis è dannosa, soprattutto per i più giovani"
Alla camera si discute sulla proposta di legge che riguarda la depenalizzazione della cannabis e che sta dividendo la politica con Lega e Fratelli d'Italia fortemente contrari. La proposta nello specifico ha come obbiettivo quello di modificare il Testo unico in materia di sostanze stupefacenti rimasto invariato da 30 anni. Tra i punti principali si fa soprattutto riferimento alla coltivazione domestica: ossia tutte le persone maggiorenni sarebbero libere di coltivare un massimo di quattro piante di cannabis per uso personale. La coltivazione sarà considerata come tale quando riguarderà uno scarso numero di piante e verrà effettuata con tecniche e strumenti rudimentali come quando si coltiva l’orto. Al di là di tutto si tratterebbe del primo via libera alle sostanze stupefacenti nel nostro paese.
Ma quali sono i benefici e i rischi legati all'uso di questa sostanza secondo la medicina?
«Anche se è considerata una droga “leggera”, la cannabis di fatto non lo è. Negli ultimi anni stiamo osservando un aumento della sua potenza che ha una percentuale di principio attivo sempre più elevata e che, specie nei giovani, in cui il cervello non è giunto al completo sviluppo, può provocare serie alterazioni sia morfologiche che funzionali, con danni anche irreversibili»-commenta a Panorama Sabina Strano Rossi, Prof. Tossicologia Forense e Medicina Legale, Università Cattolica del S. Cuore, Roma.
Su cosa influisce l’uso prolungato della cannabis nei più giovani?
«La maturazione del sistema nervoso centrale termina intorno ai 20 anni e quindi l’utilizzo cronico in adolescenza di una sostanza psicotropa come la cannabis può provocare un alterato sviluppo cerebrale che spesso non si manifesta in maniera evidente nell’immediato ma può evidenziarsi a lungo termine. L’uso continuativo di cannabis in adolescenza, come dimostrato da studi scientifici che utilizzano metodiche di neuroimaging, provoca una diminuzione dello spessore della corteccia cerebrale che è quella deputata a tutte le funzioni cognitive superiori, come l’apprendimento, la memoria, la capacità decisionale. Inoltre, la cannabis ad elevata potenza può provocare esordi psicotici in soggetti particolarmente predisposti. L’utilizzo della sostanza, specie se con elevata percentuale di tetraidrocannabinolo (THC) e con bassa percentuale di cannabidiolo (CBD), può infatti aggravare disturbi già presenti o farli emergere se ancora non si erano presentati. Sebbene non si ha la percezione che la cannabis possa far aumentare l’aggressività, si possono anche manifestare in soggetti particolarmente sensibili fenomeni di elevata aggressività, crisi di panico, allucinazioni. Per questo sconsiglio assolutamente l’uso della cannabis, in maniera particolare ai giovanissimi».
E il suo utilizzo terapeutico?
«Il THC, principio attivo della cannabis, ed il CBD, anch’esso contenuto nella pianta di cannabis, sono sostanze farmacologicamente attive che possono dare benefici in alcune malattie particolarmente gravi. Come per gli altri farmaci, anche per la cannabis bisogna considerare il rapporto beneficio/rischio del suo utilizzo farmacologico, che deve andare sempre verso il beneficio. Nel caso della cannabis, è attiva in alcune malattie come la sclerosi multipla, la sindrome di Tourette, per il trattamento dell’anoressia e nausea da chemioterapia, ecc., che talvolta non rispondono ad altre terapie. Per tali patologie l’uso della cannabis, a contenuto titolato di principi attivi, è approvata ed il beneficio è maggiore del rischio, al contrario dell’uso voluttuario, dove il rischio supera sempre il beneficio».
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