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June 21 2018
Il Consiglio Superiore della Sanità (Css) si è espresso sulla vendita legalizzata della marijuana light, fenomeno che nell'ultimo anno ha registrato un boom in Italia. Interrogato lo scorso febbraio dal segretariato generale del ministero della Salute, il Css ha raccomandato che "siano attivate, nell'interesse della salute individuale e pubblica del principio di precauzione, misure atte a non consentire la libera vendita dei suddetti prodotti".
Un allarme che preoccupa le centinaia di imprese italiane che hanno investito sulla new canapa economy, un giro d'affari stimato da Coldiretti in oltre 40 milioni di euro l'anno. A tranquilizzare i nuovi imprenditori è però arrivato il ministro della Salute Giulia Grillo che ha dichiarato: "Il divieto non è in discussione, casomai sarà necessaria una regolamentazione del settore".
La nuova legge italiana sulla canapa industriale è entrata in vigore il 14 gennaio 2017 dopo la legge numero 242 del 2 dicembre 2016. La regolamentazione si può riassumere in tre punti principali: 1) non è più necessaria alcuna autorizzazione per la semina di varietà di canapa certificate con contenuto di THC (Delta-9-tetraidrocannabinolo, il principio attivo della cannabis che ha effetto psicotropo) al massimo dello 0,2%. 2) La percentuale di THC nelle piante analizzate potrà oscillare dallo 0,2% allo 0,6% senza comportare alcun problema per l’agricoltore. 3) Sono previsti finanziamenti nell’ordine massimo di 700mila euro l’anno "per favorire il miglioramento delle condizioni di produzione e trasformazione nel settore della canapa".
La nuova legge ha portato ad un vero e proprio boom che ha visto aumentare di dieci volte i terreni di canapa coltivati in Italia: dai 400 ettari del 2013 agli oltre 4000 del 2018. Il business ha coinvolto centinaia di aziende agricole italiane grazie anche ai numerosi utilizzi della pianta: biscotti, pasta, taralli, pane, farina, olio, tisane, bevande e molto altro. Nel mirino del Css ci sono però le infiorescenze che vengono acquistate ad "uso tecnico" ma che sono a tutti gli effetti "spinelli leggeri", con una quantità di THC molto bassa.
Tuttavia il Css "ritiene che la pericolosità dei prodotti contenenti o costituiti da infiorescenze di canapa, in cui viene indicata in etichetta la presenza di 'cannabis' o 'cannabis light' o 'cannabis leggera', non può essere esclusa". Per questo ha chiesto al ministero di fermarne la vendita: l'abuso di canapa light potrebbe essere infatti pericoloso alla stregua di quello della marijuana illegale.
Secondo il Css "La biodisponibilità di Thc anche a basse concentrazioninon è trascurabile, sulla base dei dati di letteratura; per le caratteristiche farmacocinetiche e chimico-fisiche, Thc e altri principi attivi inalati o assunti con le infiorescenze di cannabis sativa possono penetrare e accumularsi in alcuni tessuti, tra cui cervello e grasso, ben oltre le concentrazioni plasmatiche misurabili; tale consumo avviene al di fuori di ogni possibilità di monitoraggio e controllo della quantità effettivamente assunta e quindi degli effetti psicotropi che questa possa produrre, sia a breve che a lungo termine".
I tecnici del Css hanno il compito di preservare la salute pubblica e dai loro esami sono emersi possibili problemi per chi consuma cannabis light. "Non appare che sia stato valutato il rischio al consumo di tali prodotti in relazione a specifiche condizioni, quali ad esempio età, presenza di patologie concomitanti, stati di gravidanza/allattamento, interazioni con farmaci, effetti sullo stato di attenzione, così da evitare che l'assunzione inconsapevolmente percepita come 'sicura' e 'priva di effetti collaterali' si traduca in un danno per se stessi o per altri (feto, neonato, guida in stato di alterazione)".
I centinaia di imprenditori che negli ultimi mesi hanno aperto attività legate alla canapa sono preoccupati per il futuro delle loro aziende. Dopo il parere del Css spetterà a ridimensionare la vicenda ci ha pensato il ministro della Salute Giulia Grillo. "Quella del Css è stata una conclusione un po' forte, visto che si tratta di un principio di precauzione e comunque di una quantità di sostanza attiva molto bassa - ha spiegato il ministro - L'obiettivo non è la chiusura dei canapa shop, casomai una loro regolamentazione". Una scelta complessa che riguarda salute ma anche economia per una decisione che verrà presa dopo il parere dell’Avvocatura dello Stato.