(Photo by Edward Berthelot/Getty Images)
Tendenze

Il lusso discreto della canottiera

Dalla passerella di debutto di Matthieu Blazy per Bottega Veneta, passando a quella di Prada, per poi finire con Loewe e Saint Laurent. La canottiera è ovunque. Un tempo umile indumento intimo, destinato a essere nascosto dalla vista, oggi è protagonista in passerella e nella vita di tutti i giorni. Per lui e per lei.

Secondo il report della piattaforma Lyst, da aprile le ricerche di canottiere sono aumentate del 184%, continuando una tendenza in crescita dallo scorso trimestre. Il bianco è il colore predominante, mentre le parole chiave di ricerca più associate sono state "a costine", "a taglio" e "asimmetrica". Da marzo a giugno, il mercato di rivendita di moda Depop ha poi registrato un aumento del 33% delle ricerche di "canottiere a coste" e un aumento del 44% delle inserzioni per questo articolo, ha dichiarato un rappresentante dell'azienda.

La canottiera deve il suo nome a uno sport - il canottaggio - anche se una leggenda ne attribuisce l’invenzione a un eccentrico nobile francese che in un momento di collera avrebbe strappato le maniche e il colletto della sua camicia, dando così vita a un indumento tutto nuovo. In realtà, la canottiera non è che un’evoluzione del costume da bagno, come quello indossato dalla squadra di nuovo olimpica femminile nel 1912.

Storicamente però, questo indumento non è associato alla lunga storia dei diritti della donna, quanto a una estrema forma di machismo - quella mascolinità tossica tanto decantata in questa calda estate.

I grandi nomi della vecchia Hollywood - da Marlon Brando a Clarke Gable, senza dimenticare James Dean - la indossavano sul grande schermo interpretando ruoli di uomini rozzi e irascibili. Gli immigranti italiani, spesso poveri operai, arrivavano negli Stati Uniti con solo una maglietta smanicata addosso. La canottiera, insomma, veniva associata a un determinato tipo di uomo, ben poco nobile (economicamente e d’intenti). In realtà, indossarla era un modo intelligente per evitare di macchiare la “camicia buona” di sudore durante l’estate, il che significava che la maggior parte delle persone di classe inferiore era più propensa a seguire questa tendenza funzionale e di buon senso.

Con il passare degli anni, la canottiera cambia significato. L’iconico Freddie Mercury la indossa sul palco trasformandola a tutti gli effetti in un manifesto per la comunità omosessuale. Erano gli anni Settanta e, prima che l’AIDS dilagasse, la comunità gay di San Francisco aveva dato vita all’«Hanky Code».

Come racconta il volume Gay Semiotics (1977), il linguaggio visivo del tempo trovava le sue origini nell’antichità classica così come nel film del 1953 Il Selvaggio, che vedeva come protagonista Marlon Brando, e in Foglie d'Erba di Walt Whitman. «Il look gay ha adottato alcuni tratti mascolini distintivi» si legge nel volume che tra gli indumenti simbolo della comunità omosessuale indica: sciarpe di seta, canottiere senza maniche e pantaloni grigi di flanella.

«La gente che vedi per strada non sa nemmeno che l'origine di molti capi che indossano risiede nella cultura gay», ha sottolineato il suo autore Hal Fischer.

La canottiera è di seguito diventata uno dei simboli del movimento punk e di quello rap per poi fare il suo debutto in passerella nella collezione autunno inverno 1989 di Dolce&Gabbana. Dopo anni in cui la maglietta smanicata a coste veniva indossata solo dal ragionier Fantozzi davanti a una tv, eccola entrare nell’Olimpo della moda.

E così alla storia della canottiera si aggiunge un ennesimo capitolo. Kate Moss la indossa in giro per le strade di Londra, le Spice Girls nei loro video musicali, Jennifer Aniston - senza reggiseno - sul set di Friends. La canottiera era simbolo di libertà, di un approccio scanzonato alla moda, perfetto specchio di quegli anni di boom economico.

Arrivando a oggi, cosa rappresenta la canottiera per il mondo della moda e per chi la indossa? In parte riporta agli anni Novanta - fonte di ispirazione per le ultime collezioni - e al minimalismo sensuale di Calvin Klein e all'anti-moda distaccata di Helmut Lang. Dall’altra grazie alla sua versatilità, le giovani generazioni sono in grado di usare liberamente la canottiera a coste come una tela bianca su cui esprimersi. E infine, si sposa così bene con quell’ideale di «quiet luxury» che va tanto di moda.

C’è un certo snobismo nell’indossare una semplice canottiera che, a un’analisi più attenta, risulta firmata dalle più grandi maison del lusso mondiale. Un senso di eleganza sussurrata che non rinuncia completamente al logo ma lo trasforma in un’arma di comunicazione che chiunque può comprendere.

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