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Caos Turchia: le responsabilità dell'Europa

C’è stato un momento in cui la Turchia sarebbe potuta entrare in Europa per rafforzarla, e integrandosi nell’Unione, volgersi decisamente verso il campo occidentale. Quel momento ha preceduto di qualche anno la presa del potere per via democratica di Recep Tayyip Erdogan. Successo frutto anche della delusione dei turchi per le porte tenute sbarrate in Europa da paesi come la Francia, che non ne azzeccano una in politica estera.

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Il tentato golpe

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Vestiti, armi e caschi dei soldati dopo la resa nel tentato golpe militare - Istanbul, 16 luglio 2016

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Un ragazzo turco in piedi su un carroarmato - 16 luglio 2016

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Un uomo prende a frustate i militari turchi dopo il tentato golpe a Istanbul - 16 luglio 2016

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Militari turchi nel momento della resa su uno dei ponti sul Bosforo a Istanbul - 16 luglio 2016

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Alcune persone urlano contro i militari terrorizzati dopo il fallimento del tentato golpe - Istanbul, 16 luglio 2016

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Soldati turchi alla resa sul ponte sul Bosforo a Istanbul - 16 luglio 2016

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Due donne sul ponte sul Bosforo davanti alla devastazione della notte del tentato golpe - 16 luglio 2016

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Cannoni d'acqua per disperdere la folla sul ponte sul Bosforo a Istanbul - 16 luglio 2016

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Sostenitori del presidente Erdogan festeggiano il fallimento del golpe dei militari sul ponte sul Bosforo a Istanbul - 16 luglio 2016

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Un poliziotto parla con un militare terrorizzato dopo il fallimento del tentato golpe - Istanbul, 16 luglio 2016

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Alcuni corpi di militari uccisi sul ponte sul Bosforo a Istanbul - 16 luglio 2016

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Militari turchi a mani alzate in segno di resa su uno dei ponti sul Bosforo a Istanbul - 16 luglio 2016

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Sostenitori del presidente Erdogan nelle strade di Istanbul contro il golpe dei militari - 15 luglio 2016

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Sostenitori del presidente Erdogan nelle strade di Istanbul contro il golpe dei militari - 15 luglio 2016

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Un sostenitore del presidente Erdogan tiene tra le mani un elmetto di un soldato turco nella notte del tentato golpe militare - 15 luglio 2016

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Un uomo turco parla con un soldato in piedi su un carroarmato all'aeroporto Ataturk di Istanbul - 15 luglio 2016

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Alcune persone sovrastano un carroarmato all'aeroporto di Ataturk durante il tentato golpe da parte dei militari - 15 luglio 2016

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Un dialogo tra un soldato e un turco all'aeroporto di Ataturk durante il tentato golpe - 15 luglio 2016

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Alcune persone sovrastano un carroarmato all'aeroporto di Ataturk durante il tentato golpe da parte dei militari - 15 luglio 2016

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Carroarmati dei militari turchi entrano all'aeroporto di Ataturk - 15 luglio 2016

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Un militare su un carroarmato durante il tentato golpe militare in Turchia del 15 luglio 2016

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Un ferito a terra durante gli scontri con i militari su uno dei ponti sul Bosforo a Istanbul - 16 luglio 2016

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Sostenitori del presidente Erdogan nelle strade di Istanbul contro il golpe dei militari - 16 luglio 2016

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Sostenitori del presidente Erdogan nelle strade di Istanbul contro il golpe dei militari - 15 luglio 2016

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Alcune persone sovrastano un carroarmato durante il tentato golpe da parte dei militari - 15 luglio 2016

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Sostenitori del presidente Erdogan nelle strade di Istanbul contro il golpe dei militari - 15 luglio 2016

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Persone intorno a un'auto distrutta ad Ankara - 16 luglio 2016

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Istanbul, 16 luglio 2016: un poliziotto al telefono durante le ore del tentativo di colpo di Stato

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Istanbul, 16 luglio 2016: l'esultanza della folla dopo la fine del tentativo di colpo di Stato

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Istanbul, 16 luglio 2016, la bandiera turca in piazza Taksim, durante il tentativo di golpe da parte di una fazione dell'esercito

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Istanbul, 16 giugno 2016: faccia a faccia tra militari golpisti e popolazione in piazza Taksim

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IStanbul, 16 luglio 2016: uno dei carri armati utilizzati dai militari per il tentativo di colpo di Stato

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Istanbul, 16 luglio 2016: l'esultanza della folla dopo la fine del tentativo di colpo di Stato

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Turchia, 16 luglio 2016, un carro armato per le vie di Ankara

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Una foto postata su Instagram del blocco dei ponti sul Bosforo da parte dei militari in Turchia - 15 luglio 2016

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15 luglio 2016. Militari entrano sul ponte Fatih Sultan Mehmet durante il tentativo di colpo di Stato.

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Il fermo immagine tratto da Sky Tg24 mostra l'esercito nell'aeroporto di Istanbul, 15 luglio 2016

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L'esercito per le strade di Istanbul dopo il golpe militare del 15 luglio

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Il presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan ha parlato in diretta ad uno smartphone di una giornalista della Cnn Turk, 15 luglio 2016

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Il fermo immagine tratto da Sky Tg24 mostra le file di veicoli dopo che l'esercito turco ha chiuso l'accesso a due ponti sul Bosforo a Istanbul, 15 luglio 2016.

La proposta di rottura di Erdogan ha generato consenso e conquistato il Parlamento, rivoluzionando il moderno Stato turco fondato nel 1923 dal laico Kemal Ataturk. Non solo la Costituzione, ma esercito e magistratura incaricati di custodirla avevano per decenni arginato le derive islamiste e asiatiche. Erdogan, presentandosi al pubblico nel 2002 con l’aureola del reduce dalle prigioni turche per islamismo, accompagnato a una famiglia numerosa nella quale spiccava l’immagine rivoluzionaria per la Turchia di allora della moglie velata, ha ribaltato la storia e avviato una riforma al contrario.

Per imporsi ha dovuto reprimere la stampa e attraverso purghe mirate e progressive bonificare le forze armate (i cui vertici più alti non a caso hanno disertato il tentativo di golpe) e la magistratura, in particolare i giudici costituzionali e delle Corti d’appello. Le cifre del repulisti sono impressionanti, oltre 7-8mila rimossi dagli incarichi.

Ma naturalmente, una figura di leader qual è Erdogan riscuote successo nel popolo. E il capo, nella notte del golpe, ha chiamato il popolo alla difesa della “democrazia”.

Il fallimento dei golpisti è derivato dall’incapacità di neutralizzare il leader, ritenendo sufficiente che si trovasse lontano dalle stanze dei bottoni. Erdogan invece si è affidato a un messaggio FaceTime, all’aborrita e da lui censurata Rete. E ha trionfato, presentandosi al popolo e al mondo come il campione della difesa della democrazia che attraverso il “referendum” del golpe liquida i sussulti minoritari dei militari.

Militari che non sono più “quelli di una volta”, che mettono sempre a segno i loro colpi (di Stato). E così Erdogan, ancorché indebolito da risultati elettorali non pieni dopo tanti anni alla guida del Paese, può rilanciare con forza dal suo palazzo dalle mille stanze il progetto di Repubblica presidenziale che non avrebbe i numeri per passare in Parlamento. E può completare il suo disegno di sultanato a immagine e somiglianza di se stesso, strappando le ultime radici di aderenza ai princìpi europei.

La Turchia di Erdogan ha già subito una forte restaurazione islamica nei costumi e nell’educazione. Diventa sempre più asiatica e islamica, mentre sarebbe sempre più importante per l’Europa poter contare su un pilastro affidabile della Nato ai confini con i territori dell’Isis, e sulla sintonia culturale con un paese che detiene le chiavi di accesso all’Unione per milioni di migranti.

Esattamente come in Siria e Iraq, poi in Libia e in Egitto, seppure in modo diverso, la politica estera europea è stata suicida. Da un lato ha sbarrato l’accesso della Turchia in Europa, respingendola verso l’Islam e l’Asia, dall’altro è stata una politica-kamikaze di gelide, false primavere che hanno solo scoperchiato il ribollente vaso di Pandora dell’estremismo e del radicalismo islamico.

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