L'assurdità del carcere di Busto Arsizio

A Strasburgo la Corte europea dei diritti dell’uomo condanna l’Italia per le condizioni incivili delle sue prigioni. Ma proprio nel carcere di Busto Arsizio, che con Piacenza è uno dei due istituti di pena finiti nel mirino della Corte, esiste un reparto modello, ideato e realizzato per ospitare detenuti disabili: è pronto ormai da cinque anni, però non è mai entrato in funzione. Il materiale giace ancora imballato nelle stanze.

Avete letto bene: a Busto, su 167 posti disponibili, i detenuti sono 435 e spesso non c’è l’acqua per fare la doccia. Eppure nella stessa struttura esiste un reparto disabili nuovo di zecca, ma inutilizzato per “carenza di personale”. A denunciare l’assurdo è l’associazione Antigone, attiva in difesa dei diritti dei detenuti. Antigone ha visitato la casa circondariale di Busto il 18 ottobre 2012 e non risulta che da allora la situazione sia cambiata.

Il reparto disabili dispone di 13 ampie stanze a due letti, con servizi igienici adatti all’uso. La sezione dispone anche di una grande stanza da bagno con vasca e di supporti per particolari condizioni d’invalidità; ha una palestra con attrezzatura (da rifinire) per le attività riabilitative, e dispone di una sala di circa 100 metri quadrati con al centro una piscina.

Antigone denuncia l’esistenza di una saletta-magazzino dove sono giacenti materiali di vario genere ancora imballati: bancali con scatole incellophanate e scatoloni accatastati. Letti, attrezzature, armadietti: tutto è lì, intatto. E assurdamente abbandonato alla polvere. Nelle carceri italiane risultavano reclusi, al 15 ottobre 2012, ben 78 persone con disabilità (76 uomini e 2 donne). Quella di Busto Arsizio potrebbe essere una struttura modello, e invece, per ora, è solamente uno spreco. Vergognoso.

Le quattro sezioni detentive “normali” di Busto, secondo Antigone, hanno 26 celle singole, ora tutte a 3 posti, anche con letti a castello a 3 piani. Carente anche il personale della polizia penitenziaria, inferiore di 74 unità rispetto alla pianta organica. Solo il 25% dei detenuti lavora. Si registrano frequenti carenze d’acqua e spesso, ai pasti, il carrello termina il cibo prima di arrivare alle ultime celle.

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