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August 19 2016
"Non ho mai amato festeggiare i miei compleanni e anche questa volta sarà lo stesso: starò in famiglia, con i miei nipoti", ha spiegato Carla Fracci, che il 20 agosto compie 80 anni. Un genetliaco importante, per la grande signora italiana della danza classica, l'étoile divenuta icona, che ha inscindibilmente legato il suo nome alla storia e all'immagine internazionale del Teatro alla Scala di Milano.
Sempre moderna nel suo proporsi, senza mai arrendersi: incinta del figlio Francesco, Fracci danzò sino al quinto mese, e oggi, nonostante l'età, con un fisico ancora asciutto e elastico, sale ancora impavida in palcoscenico, come ha fatto anche a fine luglio scorso, alla Versiliana, col Balletto del Sud, nei panni della Regina del Mare in Sherazade e le Mille e una notte, su coreografia di Fredy Franzutti.
Beppe Menegatti, suo marito dal 1964 e compagno anche nella vita professionale, da anni crea regie e spettacoli che le si adattino, oltre ad aver lottato per una vita per far sì che avesse una sua compagnia, magari di ruolo nazionale, benché purtroppo senza riuscirvi, in un Paese dove la danza ha avuto sempre un ruolo da Cenerentola.
A 80 anni Carla Fracci confessa di avere alcuni rimpianti, tra cui la mancata direzione del balletto della Scala, ma anche innumerevoli soddisfazioni, acclamata trionfalmente sui palcoscenici più prestigiosi del mondo come davanti alla grande platea della TV, negli indimenticabili suoi divertiti e divertenti passi di can can con Heather Parisi o nel tip tap in trio con le gemelle Kessler (anche loro nate il 20 agosto di 80 anni fa).
Una vera e propria icona internazionale dell'arte, oggi celebrata dalle riviste più patinate come dalle pubblicazioni più popolari, benché lei abbia sempre difeso gelosamente la vita privata, sua, del marito e di figlio e nipoti, evitando di dare spazio ai gossip e al massimo facendo entrare i fotografi nella sua bellissima casa milanese, piena di ricordi di una vita dedicata alla danza e alla bellezza.
Un'esistenza di vero impegno, allenamenti indefessi, senza mai risparmiarsi alla sbarra. Una figura eterea, un volto teatrale dall'affascinante profilo neoclassico, oggi segnato da belle rughe, stirate da un sorriso elegante, che, tiene a dire, non ha mai voluto far ritoccare da nessuno.
Nata a Milano il 20 agosto del 1936, figlia di un tramviere, comincia a danzare a 10 anni alla scuola dell Teatro alla Scala - tra i suoi maestri Vera Volkova - diplomandosi nel 1954 e dopo aver seguiti alcuni stage internazionali, diventando prima ballerina solo tre anni dopo. Eppure l'inizio fu "per caso, su suggerimento di una coppia di amici dei genitori, che avevano un parente orchestrale alla Scala. All'inizio non capivo il senso degli esercizi ripetuti, del sacrificio, dell'impegno totale mentale e fisico sino al dito mignolo" come racconta, riferendosi al giorno in cui, affascinata dalla danza di Margot Fonteyn, vide in una pausa il coreografo avvicinarsi e correggerle la posizione appunto del dito mignolo.
Fino agli anni '70 danza con varie compagnie straniere, dal London Festival Ballet al Royal Ballet, dallo Stuttgart Ballet al Royal Swedish Ballet, essendo dal 1967 artista ospite dell'American Ballet Theatre. Dagli anni '80 dirige il corpo di ballo del Teatro San Carlo di Napoli, poi dell'Arena di Verona, infine dell'Opera di Roma, dove è rimasta sino al 2010, fedele anche all'amata attività didattica, di attenzione alle giovani leve.
La sua notorietà artistica si lega principalmente alle interpretazioni di ruoli romantici come Giulietta, Swanilda, Francesca da Rimini e soprattutto Giselle, cui ha dato una moderna impronta personale, con i capelli sciolti e un leggerissimo tutù, danzandola con compagni di gran fama, anche se è quella con Erik Bruhn a essere rimasta indimenticabile, tanto che nel 1969 ne venne realizzato un film.
Al suo fianco grandi partner sono stati Rudolf Nureyev, Vladimir Vasiliev, Henning Kronstam, Mikhail Baryshnikov, Amedeo Amodio, Paolo Bortoluzzi. Una fama sempre crescente, una grande popolarità sempre viva. Non è un caso che a lei dedicò una poesia Eugenio Montale, La danzatrice stanca, e ancora la fermano per strada, non più per un autografo, ma per un selfie, cui non si sottrae, sempre presente al suo tempo, piena di vitalità e spirito, tanto da andare a teatro ad applaudire Virginia Raffaele, autrice di una sua ironica imitazione all'ultimo festival di Sanremo. (ANSA)