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April 10 2018
Venerdì 23 marzo, in una delle giornate di quei convegni dei poteri che contano dal titolo emblematico "l'economia reale e i nuovi scenari politici...", tra rappresentanti del gotha della burocrazia di Stato e fiduciari dei fondi di investimento nazionali e internazionali, chi teneva banco, onorato e riverito secondo la tradizione del "climb on the bandwagon" (salire sul carro dei vincitori), era Davide Casaleggio, rampollo ed erede di Gianroberto, che, dopo la morte, ne ha preso il posto nel firmamento grillino.
E tutti gli astanti in quella convention esclusiva hanno capito che se davvero vuoi sapere ciò che faranno i 5 Stelle, devi parlare con lui. Luigi Di Maio, il candidato, è guidato passo dopo passo dai suoi consiglieri per la comunicazione, Vincenzo Spadafora e Pietro Dettori. Casaleggio è quello che impartisce ordini ai grillini, anche ai succitati Spadafora e Dettori, che poi li trasmettono a Di Maio.
Tant'è che quella sera, mentre a palazzo Grazioli il Cav e i suoi ancora rilanciavano la candidatura di Paolo Romani per la presidenza del Senato, il figlio del Profeta (Casaleggio padre tra i 5 Stelle è considerato come S. Giovanni Battista tra i cristiani) a un tavolo della convention, annunciava: "Domani mattina alle 10 sarà eletta presidente del Senato una donna di Forza Italia. Sicuro!". Un epilogo che, escluse le doti di veggente, il numero uno della Casaleggio associati non poteva non sapere, non fosse altro perché è lui il vero interlocutore dell'altro uomo forte di questa legislatura, Matteo Salvini.
Se Di Maio e il leader leghista hanno iniziato a fiutarsi dopo le elezioni del 4 marzo, Davide Casaleggio e Salvini hanno cominciato a frequentarsi da mesi, in previsione del probabile successo giallo-verde. Sono loro che hanno scritto il canovaccio delle trattative per la formazione di un possibile governo centrodestra-5 Stelle, semmai dovesse andare in porto. Non per nulla quella sera Casaleggio si è lasciato andare ad un'altra profezia, con i vari manager e grand commis, che pendevano dalle sue labbra. "Ci vorrà un po' di tempo" è stato il suo ragionamento "ma alla fine il governo tra grillini e centro-destra penso che si farà. Sui temi programmatici gli ostacoli non sono insormontabili. Sul rapporto con Berlusconi? Be', Forza Italia sarà presente solo con dei ministri d'area, non credo neppure con dei sottosegretari. Chi farà il premier? O si trova insieme una personalità condivisa, o noi terremo sul tavolo il nome di Di Maio".
Insomma, mostrando una buona dose di pragmatismo, Casaleggio è forse il più ottimista nell'immaginare un esito positivo della trattativa con il centrodestra. Tant'è che nella sua logica la candidatura di Maio a premier ha più un valore tattico che strategico: va usata più che altro per individuare un candidato terzo, tra Giggino e Salvini, che non dia l'impressione di un cedimento al centrodestra. Finirà così? Vedremo.
Certo è che l'influenza della Casaleggio Associati sul movimento 5 Stelle, il rapporto osmotico che li unisce, ripropone il conflitto di interessi che i grillini un giorno sì e un altro pure agitano contro Berlusconi. In questo caso, addirittura, l'interesse è quasi diretto, visto che tutti i parlamentari grillini sono tenuti a versare 300 euro al mese per i servizi della piattaforma tecnologica Rousseau, di cui Casaleggio è tesoriere e presidente. Non solo. La Casaleggio associati è una società di consulenze i cui clienti potenzialmente potrebbero avere benefici dal nuovo peso che i grillini avranno nell'amministrazione pubblica. Per cui d'ora in avanti, se esiste un problema di conflitto di interessi per il Cavaliere, questo varrà anche per la Casaleggio Associati.
(Articolo pubblicato sul n° 16 di Panorama, in edicola dal 5 aprile 2018, con il titolo "'L'accordo si farà': Casaleggio dixit")