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April 29 2015
Di Enzo Beretta da Perugia
Il governo solleverà il conflitto di attribuzione contro il provvedimento dellaCassazione che lo scorso 13 novembre ha rigettato il proscioglimento per l’ex direttore del Sismi Nicolò Pollari e per il suo braccio destro Pio Pompa, imputati nella vicenda relativa alla presunta attività di dossieraggio su politici, magistrati e giornalisti svolta fino al 2006 nell’ufficio riservato di via Nazionale. La questione verrà affrontata nei prossimi giorni. Dalla Presidenza del Consiglio dei ministri è arrivata al gup di Perugia una lettera riservata, firmata dal direttore del Dis, Giampiero Massolo, nella quale è spiegato che su via Nazionale l’esecutivo conferma il segreto di Stato.
La sentenza di proscioglimento del gup Carla Giangamboni, che il 1° febbraio 2013 pronunciò il «non luogo a procedere», era stata impugnata dalla procura generale di Perugia, la quale ha vinto il braccio di ferro in Cassazione facendo tornare il fascicolo in Umbria sulla scrivania di un altro giudice, Andrea Claudiani. C’è di più: la Sesta sezione ha anche condannato a mille euro di ammenda e al pagamento delle spese processuali quattro «schedati»: si tratta di Cornelio Veltri (ex deputato dell’Idv, già socialista lombardiano e dipietrista della prima ora, autore di saggi su Bettino Craxi e Silvio Berlusconi), Libero Mancuso (giudice di Bologna), Andrea Cinquegrani e Rosa Rita Pennarola (giornalisti della Voce della Campania). Scrive il presidente Giovanni De Roberto: «I loro ricorsi sono inammissibili. Dicono di essere stati danneggiati dal reato di peculato, ma non rivestono la qualità di persone offese da quel reato (riservato alla pubblica amministrazione, ndr)».
Dopo aver rigettato l’istanza dell’avvocato Nicola Madia sull’incompetenza territoriale – la difesa avrebbe voluto trasferire il processo a Roma – il giudice Claudiani ha interrogato stamani il generale Pollari che, però, si è trincerato dietro il segreto di Stato. Per questo motivo il magistrato chiederà al presidente del Consiglio, Matteo Renzi le ragioni per cui permane il segreto.
L’ufficio riservato di via Nazionale, al civico 230, è stato scoperto nel 2006 dalla Digos di Milano, durante le indagini sul sequestro dell’imam egiziano Abu Omar. Le due vicende, collegate, hanno ricevuto negli anni il timbro del segreto di Stato da parte di cinque governi di colore diverso: Prodi, Berlusconi, Monti, Letta e, oggi, Renzi. Nei giorni scorsi il pm Massimo Casucci, durante la requisitoria del processo a Pio Pompa al quale vennero trovati a casa hard-disk e Dvd contenenti informazioni «sensibili» e contro il quale sono stati chiesti quattro anni e mezzo di reclusione, a proposito dei dossier ha spiegato che «alcune persone erano state attenzionate soltanto in quanto possessori di idee».