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Casteldaccia, "spaccato" di un'Italia senza regole

Soffia il vento e spazza tutto a 180 chilometri l’ora, semina distruzione, morte e tanti begli editoriali, e tante articolesse sui giornali che scavano nelle scartoffie degli ultimi decenni e scovano le prove delle omissioni e dell’incuria. Se un fiume esonda e lungo il corso impetuoso travolge una casaabusiva, costruita troppo a ridosso del letto, non dev’essere la natura sul banco degli imputati e neanche l’Uomo. Ma questa Italia che non conosce la cultura della sicurezza, il rispetto delle regole, i principi basilari di una giustizia giusta (quindi rapida o quanto meno solerte), la certezza delle sanzioni e l’efficienza amministrativa, oltre che la scelta politica dell’investimento nel riassetto idrogeologico e urbanistico di una terra violentata da chi (spesso abusivamente) la occupa. Da noi italiani. Da troppi anni. La tragedia siciliana di Casteldaccia, quei 9 morti nella villetta invasa dai fanghi del Milicia, sono lo specchio di un Paese che attraversa le catastrofi senza vergogna, senza mai redimersi o correggersi, che quasi si compiace o si accontenta di ispirati e sterminati commenti alla tv, sulla carta stampata o sul web. Oh sì, tutte riflessioni giustissime, tutte denunce documentatissime. Che però lasciano il tempo, non solo meteorologico, che trovano.

Casteldaccia: 9 persone morte per l'esondazione del Milicia | vdieo

Era da quasi vent’anni che la pericolosità delle basse valli fluviali nel Palermitano era stata additata in documenti sul degrado ambientale causato dall’uomo, denunce che avrebbero dovuto imporre interventi urgenti. Che non ci sono stati. È assurto a simbolo, anni fa, il sindaco di Licata, Angelo Cambiano, promotore di una benemerita campagna di demolizione dei fabbricati abusivi. Risultato: il Consiglio comunale lo ha sfiduciato. In inglese è praticamente impossibile tradurre il concetto, non solo la parola, di “condono” degli abusivismi. Si può cancellare il debito, si può praticare una “remission”, ma non c’è modo di ”dire” che una casa abusiva resterà al suo posto a costo della vita di chi ci abita. Letteralmente: a costo della vita. Perché i 9 morti di Casteldaccia sono nient’altro che la prevedibile conseguenza della sregolatezza di un Paese dove tutto è possibile: anche violare la legge senza pagarne le conseguenze, e persistere nella violazione a dispetto di denunce nero su bianco. Perché accanto all’indifferenza (se non allo sprezzo) delle leggi e della comunità (locale e nazionale), c’è l’indicibile corollario che pochi hanno il coraggio di stigmatizzare: una giustizia amministrativa che ha tempi da elefante e non produce equità o correzione degli errori, ma oggettivo insabbiamento.
La lentezza della burocrazia e quella della magistratura possono avere effetti letali sui singoli e sulla comunità. Ci sarà una ragione per la quale su 720mila frane l’anno in tutta Europa, 600mila sono in Italia come ha ricordato qualcuno in questi giorni. Ci sarà un motivo per cui alla fine gli italiani sono quel Paese di eroi che è. Un ragazzo che cerca di salvare il fratellino, altri che si sacrificano nel tentativo di soccorrere chi rimane intrappolato dall’alluvione in un distributore di benzina, l’abnegazione mal retribuita del corpo nazionale dei vigili del fuoco, diventano la normalità in un paese che lentamente muore. Che muore della normalità disperante di un degrado a lungo tollerato. Poco si è detto di un’altra causa (oltre il vento) della strage di alberi al Nord: la scelta di monoculture che servono forse alla filiera del legno, ma non ad ancorare il paesaggio alle sue radici e fronteggiare i cataclismi. Per non dire la demolizione del corpo forestale (e un po’ anche della protezione civile). E così, l’intervento umano sulle foreste le ha trasformate indebolendole. E la fragilità del territorio riflette l’assenza non soltanto di uno Stato, ma dell’elementare (buon) senso di appartenenza a una comunità. 
Povera Patria, verrebbe da dire col titolo di una famosa canzone. O con Bertolt Brecht: “Sventurata è la terra che ha bisogno di eroi”. 

ANSA/Salvatore Monteverde
Pesanti disagi e allagamenti nel Catanzarese a causa di un forte nubifragio che si e' abbattuto nella notte sulla fascia ionica tra il capoluogo e Sellia Marina, 5 novembre 2018
ANSA /Solero
La strada franata per colpa del maltempo in vicinanza di un ponte in località San Martino in Carnia, Friuli, 29 ottobre 2018
ANSA/Promozione Belluno e Provincia /Comune Santo Stefano di Cadore
I danni causati dal forte maltempo dei giorni scorsi in Val Visdende (Belluno), 3 novembre 2018.
ANSA /Mike Palazzotto
Una veduta della casa travolta dal fiume in cui sono morte 9 persone a Casteldaccia (Palermo), 4 novembre 2018
ANSA /Matteo Bazzi
A causa delle forti piogge, salito di parecchio anhe il livello del Lago di Como, 30 ottobre 2018
ANSA/Promozione Belluno e Provincia /Comune Santo Stefano di Cadore
I danni causati dal maltempo nei pressi di Rocca Pietore e Colle Santa Lucia, 2 novembre 2018
ANSA/Andrea Merola
Due agenti nell'acqua alta a Piazza SAn MArco. Venezia, 29 ottobre 2018
ANSA/ Ruggero Farkas
La stradella che conduce alla villa della tragedia a Casteldaccia (Palermo), 4 novembre 2018.
ANSA /Luca Zennaro
Abitanti di Boccadasse recuperano i detriti dopo la fortissima mareggiata che ha colpito le coste liguri a Genova, 30 ottobre 2018
ANSA /Franco Bolzoni
Un ufficiale di polizia pattuglia il porto dopo la tempesta marina che ha colpito Rapallo, 30 ottobre 2018
ANSA /Claudio Peri
Un albero caduto al Circo Massimo a Roma a causa delle forti raffiche di vento che hanno investito la Capitale, 29 ottobre 2018
ANSA/Andrea Merola
Una negoziante svuota il suo negozio dall'acqua. Venezia, 29 ottobre 2018
ANSA/Moreno Geremetta
I danni causati dal forte maltempo dei giorni scorsi a San Tomaso, frazione di Colzarese (Belluno), 3 novembre 2018.

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