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October 25 2014
La piazza di San Giovanni torna a colorarsi di rosso. Un milione di persone hanno ripreso quello spazio che sembrava essere stato dimenticato dalla sinistra, dopo l'occupazione del popolo grillino. Il segretario del sindacato, Susanna Camusso incita i suoi a non retrocedere sui diritti e se serve dopo la manifestazione di oggi arriverà anche lo sciopero generale. È un sindacato che non fa sconti neppure a quel governo a trazione Pd con il quale dovrebbe avere più facilità a dialogare. Invece, Matteo Renzi sembra non badare troppo a questa piazza, alla sua base e la manifestazione di oggi in contemporanea alla Leopolda. A molti sembra quasi una sfida a viso aperto tra le due anime del Pd.
Renzi, siamo noi quel 41%
Lungo il corteo partito da Piazza della Repubblica sono molti i cartelli che ricordano che le persone che sono lì non sono diverse da quelle che lo scorso maggio hanno concorso a quel 41% che Renzi spesso ricorda nei suoi discorsi, mostrandolo come un lasciapassare per ogni iniziativa di governo. Qualcuno sembra quasi volergli ricordare che i voti vanno e vengono e che quel record potrebbe sgonfiarsi presto, o almeno perdere la sua base storica. Quella fatta dalla Cgil e dal mondo operaio. Oggi nel corteo tornano a farsi vedere numerose le bandiere di Rifondazione Comunista, tirate fuori dai cassetti da quei delusi dal Pd renziano. La Cgil e i suoi iscritti non fanno sconti a nessuno, soprattutto a chi "con una mano mette 80 euro in tasca e con l'altra ne toglie 160" racconta Annamaria da Cosenza che è partita stanotte in pullman per essere qui.
Ma poi c'è pure chi gli 80 euro non li ha proprio visti. "Sono un'archeologa e sono una lavoratrice fantasma, senza tutele e a casa da due anni" racconta Giulia, romana. L'ultimo cantiere per un restauro di una chiesa del centro storico, poi a casa. Eppure, sembra un paradosso che in Italia con tutto il patrimonio artistico esistente, gli archeologi stiano a casa disoccupati perchè non ci sono fondi. Giulia annuisce e racconta che in queste condizioni non si possono neppure fare figli, quindi anche il bonus bebè diventa una misura spot.
Ma c'è un'altra categoria di lavoratori oggi in piazza con la Cgil. Sono i 180 orchestrali del Teatro dell'Opera di Roma che sono stati licenziati poche settimane fa dalla giunta Marino. Saliti sul palco hanno eseguito "Nessun dorma" incantando quel milione di manifestanti che di fronte a tanta potenza e bravura è rimasto in silenzio salvo poi esplodere in un applauso.
C'è un problema generazionale. Oggi si vuol far credere che rinunciando a qualche diritto si possa creare lavoro. È una bugia
Giovani e anziani per il lavoro
Ci sono tanti anziani in corteo, molti indossano la pettorina rossa "largo ai giovani". Loro che sono diventati i veri ammortizzatori sociali delle famiglie italiane, oggi guardano con preoccupazione al futuro lavorativo di figli e nipoti che sempre più spesso tornano a casa per chiedere un aiuto. "C'è un problema generazionale. Oggi si vuol far credere che rinunciando a qualche diritto si possa creare lavoro. È una bugia. Il jobs act non deve trasformarsi in un'altra occasione sprecata. Servono investimenti seri in cantieri e ricerca. D'altronde anche con la legge Biagi dissero che stavano creando più lavoro e poi abbiamo visto come è finita" dice Giuseppe, marchigiano trapiantato a Roma in gioventù per lavoro.
I giovani lavoratori da tutelare come i vecchi
Ma anche i giovani sono tantissimi, gli universitari che hanno avuto il loro rappresentante sul palco. Nell'era della rottamazione, la Cgil ha voluto dare un segnale chiaro: il sindacato non è roba da vecchi. Non è il luogo dei vecchi lavoratori tutelati, da contrapporre, come spesso si è tentato, alle nuove generazioni. La Cgil rimanda al mittente simili insinuazioni e chiede che chi si affaccia oggi al mondo del lavoro possa godere delle stesse tutele di chi lo ha fatto qualche anno fa. Urla che l'art.18 non è un inutile orpello.
"McDonalds è il regno del precariato – racconta Isa di Milano che sfila insieme ad un gruppetto di ragazzi che lavorano nel fast food più famoso – e con il contratto a tutele crescenti si aggiunge solo un altra forma contrattuale alle quarantasei che ci sono già". Dello stesso avviso anche quelli della Nidil Cgil che raccoglie partita iva, contratti a progetto e tutti quelle forme di lavoratori atipici che spesso non sanno neppure cosa sia il sindacato.
Cristiano lavora per un istituto di sondaggi della Lombardia e racconta che vorrebbe da questo governo una maggiore attenzione a quell'infinito mondo che si nasconde dietro i call center. Un luogo che per questa piazza è diventato la culla della nuova classe operaia. Persone che per pochi euro e commesse sempre più al ribasso lotta ogni mese per portare a casa 600-700 euro, con il rischio che un giorno cambi l'appalto oppure che il datore di lavoro decida di delocalizzare in Albania dove il costo del lavoro è più basso.
I problemi del Paese sono altri e chissenefrega della Leopolda, delle minoranze di partito e tutto il resto. Abbiamo bisogno di lavoro e dignità
Le richieste degli elettori del Pd
Operai, pensionati, precari, studenti tutti uniti per chiedere a Renzi meno spot, regali, bonus e più attenzione per il mondo dei lavoratori, quelli che hanno votato Pd, ma senza tutele sono pronti a cambiare bandiera. Anche il comparto della sicurezza della Cgil è sceso massicciamente in piazza perchè spiega uno di loro "lo sblocco salariale concesso da Renzi sono solo pochi spiccioli rispetto al rinnovo contrattuale bloccato da anni". Sono in mutande anche perchè "si parla di tagliare i corpi di Polizia, ma nessuno sa dirci come. Non chiamano i sindacati a discutere e si limitano a fare annunci che non si sa bene cosa vogliano dire" spiega Andrea che nella vita indossa la divisa del Corpo Forestale dello Stato.
Quello che ha sfilato per Roma oggi è il popolo della Cgil, ma anche la base elettorale del partito di governo che chiede maggiore ascolto ai propri eletti. Che non avrebbe voluto che su questo corteo si giocasse lo scontro politico tra sindacato e governo, e la guerra fratricida interna al Pd. "I problemi del Paese sono altri e chissenefrega della Leopolda, delle minoranze di partito e tutto il resto. Abbiamo bisogno di lavoro e dignità" grida un napoletano al megafono cercando di farsi spazio con la voce in questo mare di bandiere rosse.