Lifestyle
May 31 2019
La metamorfosi è compiuta: da icona assoluta del brindisi, da mattatore fluido della festa, lo champagne si sta affermando come vino da aperitivo, compagnia da dopo cena, piacere frizzante a tutto pasto. Un sottofondo liquido per tutte le occasioni. La ragione sta nella sua struttura costitutiva, quella fusione di uve rosse e bianche: «Le prime prevalgono in caso di abbinamenti strutturati, che lo fanno assomigliare a un rosato o a un rosso leggero. Le seconde s’accentuano con piatti più delicati come il pesce. E poi si sposa a meraviglia con i dolci. Nessuna bevanda alcolica o quasi, è in grado di coprire quest’arco, d’intraprendere il medesimo percorso completo» spiega Andrea Gori, esperto sommelier e scrittore, già vincitore del titolo di «Ambassadeur du champagne» per l’Italia. Paese in cui si sta prendendo consapevolezza di tanta versatilità. In cui lo champagne sta invadendo le carte dei vini, colonizzando le proposte di moltitudini di locali e ristoranti, mentre nella sua terra d’origine, la Francia, avviene da tempo: «Ai limiti della polemica, perché lo si trova ormai davvero ovunque, accanto a tutto. Persino con i sottaceti o con preparazioni amarognole».
Lo champagne come il prezzemolo, ecco: ubiquo, onnipresente. Campione di poliedricità e, addirittura, di benessere. Vari studi scientifici dimostrano che alcune sue proteine aiutano la memoria a breve termine, che fa bene al cuore grazie alla presenza del resveratrolo (ci deve però essere il pinot noir come ingrediente, non vale per i Blanc de Blancs), inoltre pare che un suo consumo regolare e moderato incrementi la memoria spaziale, ci faccia addirittura muovere meglio nell’ambiente che ci circonda. Scettici? Su altri puntelli non si discute: «Di sicuro ha un contenuto ridotto di calorie. Circa 40 in meno a bicchiere rispetto a un rosso corposo» rileva Gori. E poi è effervescente, dunque lo si sorseggia con maggiore lentezza, a sorsi misurati. E i flûte in cui è servito ne contengono meno di un calice di vino: dunque, a conti fatti, di norma se ne consuma una quantità inferiore. Da tempo è scolpito nell’immaginario collettivo, grazie a generosi riferimenti cinematografici – i film di 007, Leonardo DiCaprio che lo esibisce a favore di telecamera nel Grande Gatsby, Richard Gere e Julia Roberts che lo ordinano in camera in hotel in Pretty Woman – ma il suo sdoganamento definitivo coincide con un’intrusione sempre più massiccia nella cultura pop: a cimentarsi con la produzione di loro bottiglie si sono messi rapper musicali di fama mondiale come Drake, 50 Cent e Jay-Z, mentre la rockstar Lenny Kravitz ha deciso di collaborare con Dom Pérignon.
Da chic, lo champagne è diventato cool. E oltre alle solite fragole e alle ovvie ostriche, brilla per la sua trasversalità gastronomica: «Sta bene per esempio con il foie gras, con certe carni delicate come la faraona, con un risotto con il piccione e il tartufo giacché ne sottolinea l’aromaticità» dice Luca Gardini, che nel lungo curriculum vanta anche il titolo di miglior sommelier del mondo. Gardini ribadisce la tendenza in corso: «Lo champagne ha saputo sgessarsi. È un vino elegante che si è tolto la cravatta». E funziona in qualsiasi momento della giornata: «Da metà pomeriggio, specie tra la primavera e l’estate, per la sua freschezza. Da lì accompagna la cena e la nottata. Da solo o in un cocktail, purché gli ingredienti siano di qualità». Un esempio: l’intramontabile Kir Royal, con la crème de cassis. «Così, si è consolidato come vino della quotidianità» conclude Gardini.
«Lo champagne è la bevanda che dà più attenzione al consumatore. Nasce per piacere alle persone, ed evolve per continuare a piacere» conferma Gori. A sancirlo, oltre alle sensazioni degli esperti, è l’evidenza dei numeri: «Di 310 milioni di bottiglie prodotte nel mondo, circa 8 milioni vengono vendute in Italia. Siamo il settimo mercato per volumi, il quinto come valore generato» fa i conti Gori. Significa che se ne vende tanto, ma di livello. Che beviamo champagne di pregio, non da discount. Per noi lo champagne sarà anche diventato come il prezzemolo, ma prezzemolo di qualità.