Televisione
December 04 2017
Ammettiamolo: un po’ ci manca il Dr. House. Il suo modo di risolvere misteriosi disturbi neurologici in un’ora di tv, aveva un ché di ipnotico. E chissà se il dottore conserva ancora il suo tocco magico: lo scopriremo in Chance, la nuova serie in onda dal 6 dicembre su Infinity, dove Hugh Laurie interpreta un neuropsichiatra forense di San Francisco. Ma nessun medical drama all’orizzonte. Stavolta si tratta di un thriller in piena regola.
Nel bel mezzo di un divorzio, il neuropsichiatra forense di San Francisco Eldon Chance (Hugh Laurie) inizia una relazione con una ‘femme fatale’ che soffre di disturbo di personalità multipla (Gretchen Mol) che ha un ex marito che è un pericoloso detective della omicidi (Paul Adelstein).
Chance è prodotta da Brian Grazer, fondatore assieme a Ron Howard della Imagine Entertainment con la quale ha prodotto tra gli altri EdTV, A Beautiful Mind, Apollo 13 e Il codice da Vinci. La serie è ispirata all’omonimo romanzo di Kem Nunn (edito in Italia da Time Crime).
“Chance non si riteneva estraneo alle macchinazioni con cui le persone gettavano le basi strutturali della loro prigionia, cittadelle dalle cui finestre sotterranee si riusciva di tanto in tanto a sentire le urla. Come Houdini, costruiamo il congegno che ci intrappola e al quale alla fine dobbiamo soccombere o fuggire...”.
Perché sì: Laurie, un bel libro come ispirazione, un producer che sa il fatto suo.
Perché no: se siete habitué del genere thriller, potrebbe sembrarvi un po’ prevedibile.
“Chance è costruita estremamente bene, giocando con la tensione fin dall'inizio. Ti prende e poi ti sorprende”. (Jeff Korbelik, The Lincoln Journal Star)
“Una serie come Chance sembra nata per il binge watching, e questo rende la strategia di Hulu di rilasciare gli episodi settimana dopo settimana, proprio come in televisione, abbastanza frustrante. Gli appassionati di thriller psicologici, però, probabilmente riterranno che Chance merita l'attesa”. (Gail Pennington, St. Louis Post-Dispatch)
“Sebbene Chance sia divertente, di buon umore e ben recitata, si avveret una mancanza di urgenza e di apporto personale che fa sì che sia buona serie, ma non una grande serie”. (Chris Cabin, Collider)